Paralimpiadi, se Villaggio imparasse da Zanardi e dagli altri Eroi

di Xavier Jacobelli
Chissà dov’è finito Paolo Villaggio, l’ultimo tragico Fantozzi dopo le insopportabili parole che ha speso sulle Paralimpiadi e sugli atleti che vi partecipano.
«Le Paralimpiadi di Londra fanno molta tristezza, non sono entusiasmanti, sono la rappresentazione di alcune disgrazie e non si dovrebbero fare perché sembra una specie di riconoscenza o di esaltazione della disgrazia. Non fa ridere una partita di pallacanestro di gente seduta in sedia a rotelle – dice ancora Villaggio a Radio 24 – io non le guardo, fa tristezza vedere gente che si trascina sulla sedia con arti artificiali. Mi sembra un pò fastidioso, non è divertente».
E ancora: «Ce n’è una, cieca, che fa i duecento metri in pista. Dicevano che si allena con due persone a fianco che le dicono dove andare. Tanto vale allora correre col bastone».
Un giorno o l’altro, sarebbe bello e, soprattutto, sarebbe utile a Villaggio , scambiare quattro chiacchiere con Alex Zanardi, 46 anni, oggi medaglia d’oro nella prova a cronometro di handbike, categoria H4, quinto trionfo della spedizione azzurra ai Giochi di Londra.
«Senza sport non so vivere. Mi considero una persona che ha avuto tantissimo nella vita e continuo ad aggiungere. Di questo non posso che ringraziare la Dea bendata».
La gara si è disputata a Brands Hatch, dove, ventuno anni fa, l’ex pilota conquistò la prima pole position della sua carriera in Formula 3000: «All’epoca avevo fatto il primo tempo, ma ero arrivato secondo in gara. Mi mancava il gradino più alto e l’ho portato a casa».
Sentito, Villaggio che cosa ha detto Zanardi? “Mi considero una persona che ha avuto tantissimo nella vita e continuo ad aggiungere”.
La conosce, Villaggio la storia di Zanardi? Se non ha tempo, clicchi su wikipedia e legga:
“Il 15 settembre 2001 l’incidente avvenne durante il finale della gara in Germania, sull’EuroSpeedway Lausitz (già teatro dell’incidente mortale di Michele Alboreto), vicino a Brandeburgo, quando Zanardi era in prima posizione. A tredici giri dal termine, Zanardi rientrò ai box per un rabbocco precauzionale di benzina; al rientro in pista, dopo aver tolto il limitatore di giri che limita la velocità ai box, Zanardi perse improvvisamente il controllo della vettura (pare per la presenza di acqua e olio sulla traiettoria di uscita) che, dopo un testacoda, sia pur a bassa velocità, praticamente si posizionò di traverso sulla pista, mentre sulla stessa linea sopraggiungeva ad alta velocità il pilota italo-canadese Alex Tagliani. L’impatto fu violentissimo: la vettura di Tagliani colpì perpendicolarmente la vettura di Zanardi all’altezza delle gambe, spezzando in due la Reynard Honda del pilota bolognese.
Prontamente raggiunto dai soccorsi, Zanardi apparve subito in condizioni disperate: lo schianto aveva provocato, di fatto, l’istantanea amputazione di entrambi gli arti inferiori, uno (il sinistro) al di sopra del ginocchio, l’altro (il destro) al di sotto, con il pilota che stava praticamente per morire dissanguato. Per salvargli la vita, Steve Olvey, capo dello staff medico della CART, “tappò” le arterie femorali del pilota per tentare in qualche modo di fermare la massiccia emorragia. Dopo aver ricevuto l’estrema unzione dal cappellano della serie automobilistica, venne caricato sull’elicottero e condotto all’ospedale di Berlino, dove rimase in coma farmacologico per circa due settimane e gli venne rimosso chirurgicamente il ginocchio destro, irrimediabilmente compromesso. Dato ormai per spacciato, Alex incredibilmente si riprese”.
Grazie a Dio, in qusto meraviglioso Paese, non ci sono solo dei Fantozzi.