
Ufficiali giudiziari anche per Equitalia per 1.600 euro. Condannata dal Giudice di Pace di Sulmona a pagare le spese legali, dopo il ricorso vinto da un imprenditore abruzzese per una cartella esattoriale relativa a infrazioni stradali, Equitalia ha ignorato la disposizione e ha evitato l’ufficiale giudiziario sostenendo, secondo il legale dell’imprenditore, di essere un ente pubblico, quindi con beni non pignorabili. Ora, la pratica è sul tavolo del giudice dell’esecuzione del Tribunale dell’Aquila.
«In un momento così delicato in cui si tartassano i contribuenti con richieste di pagamento eccessive e spesso ingiustificate per le quali non dà tregua né sconti – afferma il legale napoletano dell’imprenditore, Carlo Ponticiello – Equitalia si arroga il diritto non solo di non fare opposizione al precetto, che potrebbe e dovrebbe essere legalmente proposta in caso di contestazioni, ma anche di limitarsi a non pagare attendendo che il sottoscritto faccia ogni volta 600 chilometri per il recupero di quanto dovuto. Mi meraviglia poi – prosegue il legale – l’affermazione di Equitalia quando sostiene di essere un ente pubblico e, quindi, non soggetto a pignoramento: Equitalia è una società per azioni a partecipazione pubblica, il che è cosa ben diversa dall’ente pubblico, come sono per esempio il Comune dell’Aquila o la Prefettura. Ma la cosa più grave è costituita dal fatto che la pretestuosa affermazione di essere ente pubblico è stata utilizzata per bloccare un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni, al posto, come per noi comuni mortali, dell’opposizione all’esecuzione davanti a un giudice dello Stato».
LA REPLICA DI EQUITALIA – Nei giorni scorsi il funzionario del Tribunale dell’Aquila si era presentato nella sede del capoluogo regionale della società di riscossione per pignorare i beni, dopo un atto di precetto per il pagamento di 1.600 euro notificato a giugno a Equitalia e da quest’ultima ignorato.
In merito alla vicenda del pignoramento subito da Equitalia per un presunto mancato pagamento di 1.600 euro per spese processuali e legali – disposto dal Giudice di Pace di Sulmona – va precisato che Equitalia Centro ha provveduto, con raccomandata del 28 agosto 2012, a spedire all’avvocato Carlo Ponticiello, del foro di Napoli, un assegno di importo pari alle spese liquidate in sentenza (euro 618,68), più quelle dovute per il precetto (euro 142,89), al netto della ritenuta d’acconto.
Equitalia ha reputato di non dover pagare gli ulteriori 920 euro per spese ingiustificate, relative alle trasferte, che il professionista ha arbitrariamente preteso senza che vi fosse alcuna pronuncia del Giudice in tal senso. Tutto per una controversia, si badi bene, del valore complessivo di 900 euro.
In merito alle illazioni sull’impedimento dell’esercizio delle funzioni dell’ufficiale giudiziario, Equitalia si è limitata a far presente che le somme giacenti in cassa sono di pertinenza degli enti creditori e pertanto impignorabili per legge, così come i computer contenenti dati sensibili.
In ogni caso Equitalia procederà a difendersi in sede giudiziaria contro le infondate pretese del professionista.
BOTTA E RISPOSTA, AVVOCATO REPLICA A ENTE – «Equitalia come al solito sta facendo valere la legge del più forte». Lo afferma l’avvocato Carlo Ponticiello in merito alla vicenda che lo vede creditore verso la società di riscossione di 1600 euro culminata con l’intervento dell’ufficiale giudiziario nella sede aquilana di Equitalia. «Ad oggi non ho ricevuto alcun assegno – sostiene il legale napoletano – e senza mettere in dubbio che c’è una spedizione del 28 agosto, dico che Equitalia fa autogol perché il 28 agosto è una data successiva di 4 giorni alla mia onerosa trasferta Napoli-L’Aquila per dare l’incarico all’ufficiale giudiziario. Nelle cartelle esattoriali che notifica ai contribuenti, Equitalia dà 60 giorni di tempo, dopo di che aumenta a dismisura gli importi e blocca le auto. Io ho aspettato quasi tre mesi. Prendo atto con molto stupore che Equitalia non ha beni propri – aggiunge il legale – e che non ha una cassa propria. Si vede, ma sto ironizzando, che non percepisce alcun reddito dalla propria attività di riscossione. La somma che Equitalia non mi riconosce sono le indennità di trasferta fuori circondario, per l’esattezza, le trasferte successive alla sentenza del giudice, alle quali sono stato costretto in seguito alla loro inadempienza nei confronti della stessa sentenza. E la cosa gravissima – incalza l’avvocato – è che in merito alle trasferte che sono previste dalla normativa deontologica, non possono essere previste dal giudice in quanto successive alla sua sentenza. Equitalia ha praticamente e candidamente riconosciuto di aver autoridotto l’importo dovuto, cosa assolutamente non legittima. Tanto per essere chiari è come se un utente si recasse agli sportelli per dire: Ti pago solo la metà della somma della cartella esattoriale. Sono sicuro Equitalia non sarebbe d’accordo».
UFFICIALE GIUDIZIARIO DA EQUITALIA: SENTENZA IL 17/9 – Si saprà il 17 settembre se l’ufficiale giudiziario può procedere nella riscossione forzata nei confronti di Equitalia. Per quella data infatti è prevista la pronuncia del giudice per l’esecuzioni dell’Aquila, Annarita Giuliani, sulla vicenda. «Al di là del pronunciamento del giudice che dovrebbe avvenire lunedì 17 settembre – spiega l’avvocato Ponticiello – Equitalia deve avere un istituto tesoriero delle proprie risorse economiche. E davanti alla richiesta dell’ufficiale giudiziario aveva l’obbligo di dichiarare quale era l’istituto bancario preposto all’uopo. Perché non lo ha fatto?. Ribadisco – conclude il legale napoletano – che è quanto meno singolare l’autoriduzione effettuata da Equitalia sul pignoramento dovuto. Se fosse legale questo comportamento, la stessa società di riscossione dovrebbe consentire ad ogni contribuente di pagare solo ciò che si ritiene giusto di ogni cartella esattoriale».