
«Smettiamola di farci prendere in giro da questi tecnici che contrastano la crisi tagliando la sanità e aumentando la tasse. Noi ci impegneremo perché le cose cambino. Vorremmo che l’Italia fosse Repubblica di lavoratori che abbiano in mano il loro destino, lo dobbiamo fare noi, non lo faranno altri». Così il fondatore di Emergency, Gino Strada, ieri sera nella prima della tre giornate dell’incontro nazionale che la Onlus italiana ha voluto svolgere a L’Aquila. Strada ha fatto intendere un più forte impegno di Emergency a sostegno dell’antipolitica «ne parleremo in questi giorni a L’Aquila».
«In questo paese c’é una emergenza drammatica – ha detto ieri sera Gino Strada a L’Aquila – l’assenza di democrazia. Un governo democratico ha come priorità l’interesse per i cittadini più poveri e deboli. Non si può più tollerare di vivere un paese nel quale chi ha bisogno viene umiliato e chi ha potere osannato. Lasciamo ad altri le primarie, le secondarie e le terziarie, siamo orgogliosi di non avere avuto a che fare con i governi che ho conosciuto da quando ho la ragione – ha continuato Strada – non ci basta più aver curato 5 milioni di persone, lo continueremo a fare ma non vogliamo avere un paese che non cura chi soffre e calpesta i più poveri».
CRISI: LANDINI, RISCHIO SALTI IN ARIA SISTEMA INDUSTRIALE
– «Siamo di fronte ad un rischio concreto, che il sistema industriale salti per aria e con esso il sistema lavoro». Lo ha detto il segretario nazionale della Fiom – Cgil, Maurizio Landini, a margine della prima delle tre giornate dell’incontro nazionale promosso da Emergency a L’Aquila, in piazza Duomo nel cuore del centro storico ancora gravemente ferito dal terremoto del 6 aprile 2009. «Senza un intervento collettivo pubblico – ha spiegato il sindacalista – che rimetta al centro gli interessi e le scelte strategiche di un paese per creare lavoro, per ridistribuire ricchezza il rischio è che possano prevalere non gli interessi del paese ma delle imprese. La Fiat ad esempio, al di là degli annunci, non sta facendo investimenti. Tutto questo avviene nel silenzio della politica dei governi».
«Non vedo l’ora che il governo Monti vada via e che i partiti tornino a discutere seriamente dei problemi che la gente ha e non tagliare lo stato sociale. L’Aquila potrebbe rappresentare in tal senso un palco importante per lanciare questo allarme, un punto di partenza con cui fare i conti. Non considero Monti tecnico ma politico – ha rimarcato Landini – e lo dimostra da scelte ben precise, ha operato di fatto dei tagli per rispondere alla Banca centrale europea. Continuo a sostenere Emergency anche per questo – ha concluso – perché si batte per cancellare la guerra vista come concezione di rapporti. E per rimettere al centro la persona, la democrazia. Questo messaggio ci invita seriamente a pensare più all’uomo, alle ragioni di interesse collettivo».
A L’AQUILA,RISCATTO PER CITTA’ MARTORIATA – Tra le tante le lettere dell’alfabeto dei diritti e delle priorità che Emergency ha voluto dedicare ieri sera a L’Aquila scelta per l’incontro nazionale che si svolge nella tensostruttura allestita in piazza Duomo nel cuore del centro storico ancora ferito dal terremoto del 6 aprile 2009, è tornata più volte d’attualità la erre. Erre come riscatto, rischio di rassegnazione, ma anche erre come rivoluzione. Le altre parole risuonate nell’evento annuale che segna un impegno di 18 anni con circa 5 milioni coinvolti in fatti di guerra, sono A come armi, B come bellezza, C come costituzione, D come diritti. E poi M come Medicina, P come pace, U come uguaglianza, P come volontari. «Erre? Io per la verità preferirei la ‘elle’ – ha commentato il presidente di Emergency, Cecilia Strada, – e penserei alla parola lezione, quella che L’Aquila potrebbe dare all’Italia se solo il nostro paese avesse la voglia di ascoltarla». Anche Gino Strada, fondatore storico di Emergency, ha voluto usare la stessa lettera, ma con un maggiore slancio di ottimismo: «la erre mi fa pensare a ricostruzione, a ricchezza umana. Mi sembra di capire che ci sia questa voglia a L’Aquila, per questo abbiamo fatto la scelta di venire nuovamente qui in questa città. Ci sono intelligenze giovani che non vanno disperse e anche grazie a loro ci saranno buone speranze per ripartire». «Le lettere le sceglierei tutte per L’Aquila ma penso sia la R la più indicata – ha dichiarato il vignettista Vauro – e che fa pensare a ‘rivoluzione’, l’esatto contrario di rassegnazione. Bisognerebbe ribellarsi a questo stato di immobilità, che vede oggi L’Aquila come tre anni fa. Nulla sembra essere cambiato. Io vedo solo tubi, gabbie, impalcature. Esiste – ha proseguito – un conflitto tra le parole e lo sguardo. Forse ci stiamo assuefacendo all’emergenza, che oggi più che mai è emergenza democratica».
GIUSTIZIA: CASELLI, SE NON FUNZIONA, NON FUNZIONA DEMOCRAZIA
– «Gli italiani hanno ancora in mente l’orribile telefonata tra i due imprenditori che gioivano per il terremoto, visto come un’occasione per fare affari, affari non trasparenti, mentre la città tremava ancora». Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Torino, Giancarlo Caselli, ieri sera a margine dell’evento inaugurale dell’ incontro nazionale promosso da Emergency a L’Aquila. «C’é una forte tendenza nel nostro Paese all’amnesia. E’ successo per il terrorismo, per le mafie, e anche per le disgrazie che lo colpiscono, nonostante sia un Paese che sa dare molto e che è capace di fare cose straordinarie» – ha spiegato ancora il magistrato il quale ha ancora una volta denunciato che «la giustizia non funziona» e che questo è un segnale di una democrazia che non funziona. E per Caselli la responsabilità non è dei magistrati e dei giudici.
PEZZOPANE, ‘UNA GRANDE EMOZIONE – «Una grande emozione l’incontro con i volontari di Emergency, a L’Aquila in occasione del raduno nazionale».
Così l’assessore Stefania Pezzopane che ha partecipato a tutte le iniziative proposte dalla associazione fondata da Gino Strada, attualmente presieduta dalla figlia Cecilia e che, da diciotto anni costruisce, nei luoghi straziati dalla guerra, ospedali per le vittime dei conflitti. «Il calore, la sensibilità, la grande vicinanza espressa da tutti coloro che in questi giorni sono venuti a trovarci, ha portato una ventata di coraggio e speranza alla nostra Città. Mi hanno colpito soprattutto – ha dichiarato l’assessore – le espressioni di incredulità e preoccupazione di tutti coloro che ho potuto accompagnare in zona rossa, a cominciare da Gino e Cecilia Strada, Erri De Luca, Lella Costa, Ascanio Celestini. Tantissime le domande che mi hanno rivolto, unanime lo stupore nel percepire lo strazio che ancora stiamo vivendo e nell’attraversare una Città ancora dilaniata di cui non si parla più. Gli amici di Emergency, con noi già dalle prime ore del dopo terremoto, così come mi hanno riferito, si faranno portavoce in tutto il mondo della nostra situazione, del nostro lutto, perché non si dimentichi che il terremoto dell’Aquila è stato un esperimento dell’allora governo in carica per gestire in modo scelerato e sbrigativo, le tragedie naturali».
L’Assessore ha poi sollecitato tutti i “big” presenti agli incontri a sottoscrivere un appello per sostenere la candidatura dell’Aquila a Città europea della cultura 2019 perché, anche grazie al loro sostegno, il Capoluogo d’Abruzzo possa vincere una sfida tanto importante e di prestigio.
«Sono stati premiati l’intuizione ed il grande sforzo organizzativo del gruppo aquilano di Emergency, coordinato da Francesca Tinari – ha concluso Pezzopane- ma anche l’ottimo lavoro di sostegno degli uffici comunali Cultura, Lavori Pubblici e di Polizia Municipale».