
È una scommessa non facile da vincere, l’applicazione di [url”Facebook stories”]http://www.facebookstories.com/[/url], lanciata un mesetto fa. L’idea potrebbe essere interessante da un punto di vista sociologico: raccontare una storia in cui Fb ha il ruolo chiave. Ovvero: senza Fb non sarebbe stato possibile. . . “[i]We’re looking for extraordinary, touching or surprising stories on any kind of topic – from memory, to love, to childhood. To get an idea of what we’re after, take a look at our past Stories. If your story is chosen, it will appear in our next installment[/i]”.
In sintesi: ogni mese c’è un tema. Il primo è stato Ricordi, settembre è invece il mese dei “Sei gradi di separazione”. C’è anche una [url”mappa interattiva”]http://www.facebookstories.com/stories/1574/interactive-mapping-the-world-s-friendships#color=continent&story=1&country=IT[/url] sulle relazioni tra i paesi del mondo.
Il sentore di “affari” c’è sempre quando si parla di social network (considerando la massa di social market che si muovono nel mondo network) e in effetti tra le storie già pubblicate ci sono già quelle di nuovi eccitanti artisti o imprenditori che racconato chi sono e ti vogliono vendere la mercanzia. Ma, nello stesso spazio, trovi anche la storia di Papatsie, madre di cinque figlia a Iqaluit, Nunavut, Canada.
«[i]In early June, Papatsie created the “Feeding My Family [/i]” [i]Facebook group to bring attention to the high cost of keeping food on family tables across Nunavut. It’s since attracted more than 20,000 members who have organized protests outside of local stores, promoted a return to traditional diets and generated a global press cycle. “I’m worried about the kids that go to bed hungry,” Papatsie says. “I worry about the elders going hungry. I’m going to keep going until the people start to stand up[/i]».
Come vedete siamo nel mondo dell’autocelebrazione (di Fb), ma volendo prendere la parte buona di questo ennesimo tentativo di business, c’è che si impara sempre qualcosa.
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