
[i](Lettera Firmata)[/i]
Gentile Direttore,
le chiedo cortese disponiblità ad ospitare una breve replica alle dichiarazioni del consigliere Tinari in merito all’istituzione del registro per le unioni civili.
Sebbene ciascuno ritenga legittimamente di poter avanzare ogni e più feroce critica a quanto da ogni interlocutore affermato, in questa occasione, essendomi sentito tirato in ballo in maniera greve ed offensiva, non ho potuto esimermi dal manifestare profondo stupore e dall’accendere il computer e chiederle ospitalità.
Questa “[i]iniziativa fumosa inutile e che L’Aquila non merita[/i]” è ormai patrimonio culturale e politico della quasi totalità delle capitali europee e, da poco, anche di città come Milano e Napoli che, coraggiosamente guidate proprio da operatori del diritto (come me e l’estensore della nota del resto), sono solo le prime di questa primavera dei diritti che sembra voler finalmente mettere fine al medio evo che ancora oggi regola alcuni aspetti del diritto di famiglia.
Io costituisco coppia di fatto con la mia compagna. Il violento attacco che il consigliere ha rivolto a individui come noi, che non saremmo giammai “famiglia” assume i contorni di una gravità assoluta. I cattolici in consiglio dovrebbero scongiurare il pericolo! Da quando in qua viviamo in un comune confessionale e con un diritto asservito alla confessione religiosa dominante? [. . .]
Si diceva, un tempo, che il ridicolo uccideva. Oggi no. Chiunque può dirmi che il mio odierno legame è basato “[i]sulla provvisorietà[/i]” che espongo la mia piccola “a[i] rischi e che legittimo forme nascoste di poligamia[/i]”! E un giorno dovrò sentirmi accusare dalla mia piccola: [i]”papà, se oggi i giovani sono sbandati è anche colpa di questa forma di pensiero[/i]”!
Un operatore della cosa più bella del mondo, il diritto, la legge, che pontifica sulla mia unione di fatto senza neanche la possibilità di un guanto sul viso! Ma a che servirebbe, l’oltraggio al diritto è stato ormai fatto. Oggi sentiamo ribadire una volta di più che esistono diritti di serie A e di serie B. Un vecchio maestro diceva “[i]un diritto o è per tutti (e tutte) o, semplicemente non è[/i]”! In un mondo che finalmente va verso il riconoscimento di qualsiasi unione qui, da noi, l’arretramento è clamoroso. Non credo alla formazione di questo auspicato “schieramento cattolico in consiglio”. Furore ideologico che, questo sì, la nostra città non merita.
Continueremo ad essere considerati una “non famiglia”? Primo non mi sembra così grave nè particolarmente interessante secondo . . . ma non era l’accettazione dell’altro la base di certa millenaria dottrina? Alle “non famiglie” come la mia almeno ci lascino la boutade del buon vecchio Sant’Agostino che, nella stupenda citazione del grande Benigni, esclamava, forse confuso dalle fatiche della . . .vendemmia, “[i]ama e poi fai un po’ quello che ti pare. . .[/i]”. (A.F.)
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