Mourinho ha ragione: non ci sono più i giocatori di una volta

Xavier Jacobelli
Fra i molti pregi di Josè Mourinho, ce n’è uno che lo accompagna in ogni sua esternazione: la capacità di non essere mai banale e di costringere il calcio a guardarsi allo specchio scoprendo i propri difetti. Per esempio, come sono cambiati i giocatori.
Ieri sera, al Bernabeu, grazie alla sofferta vittoria sul City, il tecnico del Real ha riaggiustato una situazione che minacciava di farsi terribilmente complicata, a causa della pessima partenza dei campioni di Spagna nella Liga.
«Se possiamo giocare così contro il City o come contro il Barcellona in Supercoppa, non capisco perché non possiamo farlo anche nelle altre partite. Alla prima gara in Champions sarebbe stata troppo dura una sconfitta per noi, che siamo stati l’unica squadra a tentare di vincere. Ci sono troppi giocatori che non pensano solo al calcio? E’ così. La società è cambiata, i giocatori sono cambiati. Sono tanti quelli che non hanno il calcio come priorità. Ma è difficile per loro concentrarsi solo sul campo. Troppa dolce vita, ma la colpa è del mondo non loro».
In sostanza, non ci sono più i giocatori di una volta. Ed è vero. Ma se sono cambiati in peggio, la colpa è anche loro e non soltanto del mondo, come asserisce Mourinho. Che in casa ha qualche gatta da pelare.
Prendete Cristiano Ronaldo, ad esempio. Nell’arco di un mese ha accusato tre mal di pancia di natura contrattuale: siccome, fra annessi e connessi, il portoghese guadagna circa 12 milioni di euro netti all’anno, cioè 1 milione al mese, cioè 32.258 euro al giorno, cioè 1.344 euro all’ora, cioè 22.40 euro al minuto, il Real Madrid pensa di guarirne i ripetuti malesseri portando il suo ingaggio a 15 milioni di euro netti all’anno.
Hai ragione, Josè. Con questi chiari di luna, «è difficile concentrarsi solo sul campo». Scommettiamo che a Ronaldo il mal di pancia è già passato? Ma la colpa non è solo del mondo. E anche di chi lo strapaga. O no?