
C’è un “peccato originale” sul pasticcio dei puntellamenti: nessuno aveva ipotizzato che la ricostruzione del centro potesse partire così in ritardo. In origine sono state contemplate e coperte finanziariamente solo tre manutenzioni, una ogni tre mesi, e il cosiddetto “spuntellamento” (smontaggio delle opere per procedere alla ristrutturazione) i cui costi sono caricati sul buono contributo. Per ogni ulteriore opera di manutenzione sarà necessario “bussare a cassa” con il governo oppure caricare i costi sul privato proprietario.
Il dirigente comunale Vittorio Fabrizi è stato chiaro su questo punto in occasione della seduta della Commissione Territorio dedicata allo spinoso argomento e richiesta dal capogruppo di L’Aquila città Aperta, Emanuele Imprudente. La domanda da un milione di dollari è: i puntellamenti sono sicuri? Non c’è stata una risposta chiara, ma tanti piccoli indizi.
In primo luogo, come riferito dallo stesso presidente della seconda Commissione, Enrico Perilli: «I puntellamenti non sono antisismici, perché quelli di questo tipo sarebbero costati troppo perciò il commissario Marchetti escluse tale ipotesi». Dunque le opere provvisionali esistenti non sono infinite, hanno una scadenza che è di sei mesi e necessitano di manutenzione. Per molti palazzi le tre manutenzioni obbligatorie da effettuare in nove mesi sono state già effettuate e, in mancanza di fondi nessuno provvede a revisionare le opere.
Allora ci si chiede, non è che il rischio è il ritorno della zona rossa? Fabrizi ha riferito di aver chiesto lumi al ministero per sapere se il Comune è autorizzato a spendere ancora per i puntellamenti visto che l’emergenza è terminata.
Nella relazione depositata in commissione dall’assessore Pietro Di Stefano, le criticità delle opere provvisionali costate oltre 200 milioni di euro, sono state messe nero su bianco: «Ad oggi si riscontra nella pressoché totalità dei casi, una progressiva evoluzione dei fenomeni di dissesto strutturale con conseguenti diverse condizioni di instabilità, rispetto a quanto precedentemente riscontrato – si legge – ciò dovuto ad azioni prodotte dalla disomogeneità dei tessuti murari nonché continue variazioni degli stati tensionali e deformativi. A ciò si aggiungono fenomeni di umidità e vibrazioni prodotte dai mezzi d’opera ancora attivi in centro storico (…) Sarebbe opportuno avviare , previo reperimenti di adeguate risorse una idonea campagna diagnostica. A seguito di ciò si dovranno determinare eventuali interventi di manutenzione straordinaria che continuino a garantire la pubblica incolumità». Sì ma come? Non con le procedure in deroga che furono fatte nell’immediato post sisma; dovranno essere fatte gare, per individuare nuove ditte con procedure ordinarie. Una emergenza insomma quella della sicurezza dei puntellamenti che potrebbe cozzare con la burocrazia, soprattutto se per ogni gara si conta l’immancabile ricorso al Tar delle ditte escluse.
A.Cal.