
Il Partito democratico scosso dai referendum, iniziativa lanciata due lunedì fa da Giuseppe Civati, (consigliere lombardo e membro della direzione nazionale Pd), che vede protagonista una rete estesa a livello nazionale di migliaia di militanti, simpatizzanti ed elettori e che coinvolgerà decine di migliaia di persone. L’obiettivo è chiedere al partito democratico lo svolgimento di sei referendum: cinque tecnici (riforma fiscale, reddito di cittadinanza, incandidabilità di condannati, consumo di suolo, matrimonio gay) e uno politico (alleanze).
In Abruzzo la raccolta è partita da subito, lo scorso 11 settembre, da L’Aquila, e si sta estendendo rapidamente alle altre tre province. Il coinvolgimento dei tesserati ha visto interessati a più livelli gli organismi interni. Protagonista assoluta di questa fase è la cosiddetta ‘base’: i tesserati, appunto, ed in seguito tutti gli elettori ed i simpatizzanti che saranno chiamati ad esprimersi «per decidere», affermano gli organizzatori ed i promotori, «ed impegnare il partito su tutti questi temi rilevanti, e per far tornare il dibattito confuso di queste ultime settimane sui temi, sui contenuti e sulle proposte».
Nel corso della settimana si sono già svolte le riunioni con i circoli a Sulmona (per la Valle Peligna), a L’Aquila (per il territorio del capoluogo di regione e dei comuni limitrofi) e la prossima settimana è prevista ad Avezzano (per la Marsica). Nel resto della regione l’iniziativa sta coinvolgendo le federazioni provinciali e quella regionale.
Bisognerà raggiungere il 5% delle firme di tutti i tesserati, circa trentunomila firme in tutta Italia. L’operazione, che nasce sfruttando l’istituto referendario interno, previsto all’articolo 27 dello statuto nazionale del Pd, «non è mai stata tentata prima, né pensata» prima. Ma i promotori sono sicuri che «in questo modo si rimette al centro della discussione la politica e non il politicismo: è il partito democratico, e noi, democraticamente, facciamo esprimere tutti i nostri iscritti su temi così importanti in una fase delicatissima della storia del Paese, ed a ridosso di elezioni politiche. In questo modo iscritti ed elettori del Pd, potranno decidere una parte del programma di governo, e potranno esprimersi anche da subito su quali alleanze secondo loro dovranno essere messe in campo. In fondo sono gli elettori che con i voti esprimono consenso o dissenso. Noi li facciamo esprimere ancora prima».