Stress in gravidanza

20 settembre 2012 | 10:19
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Stress in gravidanza

Stress: sembra la ‘malattia’ più diffusa dei nostri tempi.

Ma che succede se lo stress ci prende quando aspettiamo un bebè? Ci sono rischi per il feto?

«È una domanda difficile alla quale rispondere. Ci sono studi autorevoli che propendono per il sì, ma altrettanti studi evidenziano invece che non c’è alcun legame tra lo stress ed eventuali problemi in gravidanza», dice Rosanna Apa, professore associato presso l’istituto di ginecologia-ostetricia dell’università Cattolica Santo Cuore di Roma.

A favore della tesi per cui non c’è alcun legame tra lo stress ed eventuali problemi in gravidanza «c’è l’evidenza che in periodi storici ‘bui’, come i periodi di guerra – in cui di motivi di stress ce n’erano e non pochi! – le donne continuavano a restare incinte e a portare a termine la gravidanza senza particolari intoppi». Osserva inoltre la ginecologa: «Al giorno d’oggi un po’ tutte potremmo definirci stressate e in teoria tutte dovremmo avere problemi a concepire o a portare a termine la gravidanza, cosa che invece, fortunatamente, non si verifica».

Lo stress aumenta il cortisolo. Ma lo stress non è misurabile.

Come lo stress potrebbe influire sul buon andamento della gravidanza? «L’unica evidenza scientifica è legata all’aumento di cortisolo, che è un ormone che fisiologicamente viene prodotto in risposta alle situazioni di stress» prosegue la docente dell’università Cattolica Sacro Cuore di Roma. «Una recente ricerca, condotta su un campione di future mamme del Guatemala, ha riscontrato, per esempio, che nelle donne che avevano subito un aborto spontaneo, i valori di cortisolo nelle urine erano significativamente più elevati». Prosegue: «Secondo altri studi, un aumento del cortisolo può provocare alterazioni della funzionalità placentare, riducendo gli scambi di nutrimento e ossigeno fra mamma e feto e determinando di conseguenza una riduzione di crescita del bambino, che quindi potrebbe nascere con un peso inferiore alla norma».

«Infine, altre ricerche hanno evidenziato che lo stress potrebbe ridurre le difese immunitarie materne e di riflesso influire negativamente sul sistema immunitario del bambino, che nei primi anni potrebbe andare incontro con maggiori probabilità a infezioni ed episodi asmatici».

«Accanto a questi studi, però, c’è un’altra mole di studi altrettanto seri che invece nega una relazione tra stress ed esiti avversi della gravidanza, facendo notare in particolare come sia impossibile una misurazione oggettiva dei livelli di stress, nella mamma e, a maggior ragione, nel feto».

In attesa di conferme o smentite convalidate da evidenze scientifiche, la docente però conclude che cercare di star tranquille e di prendere con più filosofia le avversità quotidiane della vita fa senz’altro bene, soprattutto in gravidanza. «Durante i nove mesi tra mamma e bambino si stabiliscono rapporti che oltre alla sfera fisica coinvolgono sicuramente anche la sfera emotiva – sottolinea la ginecologa – «la mamma nutre il feto non solo con il suo sangue, ma anche con i suoi neurormoni, che trasmettono le emozioni da mamma a bambino, anche se attualmente non è possibile dosarli». «Se dunque la mamma è tranquilla e serena, il bebè non potrà che beneficiarne, nel pancione e dopo la nascita: è un dato di fatto che dove c’è un clima di calma e serenità i figli crescono meno ‘capricciosi’ ed hanno anche sonni più tranquilli».

Conclude: «Il consiglio che si potrebbe dare alle future mamme allora è quello di cercare di ‘smorzare’ tutte le situazioni di stress, consapevoli che stanno vivendo un momento così bello e unico della propria vita che non è proprio il caso di lasciarselo rovinare da eventi esterni».

«Se però ansie e preoccupazioni impediscono di vivere la gravidanza con serenità, è bene parlarne con un bravo ginecologo, che sappia ascoltare e aiutare la donna ad affrontare non solo i vari disturbi fisici che possono capitare nei nove mesi, ma anche eventuali intoppi di tipo emotivo, che il più delle volte potranno sciogliersi semplicemente parlandone con la persona giusta. Se poi lo riterrà necessario, sarà il ginecologo a indirizzare verso un consulto psicologico o consigliare un aiuto di tipo farmacologico».

[i]Fonte: Nostrofiglio.it[/i]

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