Truffa sisma/fondi europei: i primi due indagati

23 settembre 2012 | 21:11
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Truffa sisma/fondi europei: i primi due indagati

Rodolfo Fanini e Federico Fanini. Questi i primi due indagati nell’inchiesta della Procura della Repubblica dell’Aquila sui falsi commerci di macchinari sanitari tra ditte del “cratere” per accedere ai fondi europei, come si legge ne [i]Il Centro[/i].

In totale sono sette indagati e i macchinari elettromedicali sequestrati arrivano a un valore complessivo di 150 mila euro. Da quanto si apprende i due indagati avrebbero costituito la società che ha inoltrato richiesta di contributi dell’Unione Europea presentando un preventivo da 900 mila euro. La società ne avrebbe ottenuti solo 300 mila, di cui 150 mila come anticipo. E’ proprio con questa somma che due avrebbero acquistato materiali medicali ad alta tecnologia, ma non con aziende delle aree terremotate, come previsto, bensì con fornitori di fuori regione.

E’ questo il risultato delle indagini dei finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di L’Aquila, coordinati dal Procuratore della Repubblica facente funzioni Stefano Gallo.

[size=2]LE INDAGINI E L’INCHIESTA[/size=2]

I finanzieri sono stati insospettiti dall’entità del preventivo emesso da una piccola azienda con modesti volumi d’affari, che peraltro non risultava operare nella commercializzazione di macchinari di così alto livello tecnologico e valore.

Ed, in effetti, le indagini su tale documentazione hanno portato a concludere come la materiale redazione del preventivo, ivi inclusi i dettagli tecnici e descrittivi dei macchinari ed i relativi prezzi, fosse opera dei beneficiari del contributo che, poi, l’avevano solo fatto sottoscrivere al titolare dell’impresa. Lo scopo era quello di far apparire il piccolo imprenditore aquilano quale fornitore, per poter così conseguire un maggior punteggio nella graduatoria finale.

Ad un certo punto, però, quest’ultimo, si è tirato indietro, rifiutandosi di emettere la fattura per la fornitura di quei macchinari di cui non aveva mai avuto la disponibilità.

Gli indagati sono corsi ai ripari e, poco prima della scadenza del termine ultimo per la presentazione della documentazione di spesa, con il concorso di un professionista di L’Aquila, hanno repentinamente simulato l’apertura a L’Aquila di ben 3 unità locali di quelle che erano le effettive imprese fornitrici dei macchinari (di Milano, Bologna e Chieti), retrodatandone persino l’effettiva operatività sul nostro territorio, per evitare di essere esclusi dal beneficio al finanziamento comunitario.

Alle Fiamme Gialle è bastato un sopralluogo nelle sedi dichiarate per scoprire l’arcano. Due delle sedi coincidevano con uno studio professionale, mentre l’altra risultava addirittura in un garage con saracinesca abbassata, nella periferia della città.

Il provvedimento di sequestro, all’esito delle indagini della Guardia di Finanza coordinate dal Procuratore Gallo, è stato emesso dal Gip di L’Aquila Giuseppe Romano Gargarella.

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