
Cinque imputati su sette presenti oggi alla prima udienza del rush finale del processo alla commissione Grandi rischi, l’organo consultivo della presidenza del Consiglio accusato, nella sua composizione del 2009, di avere sottovalutato il rischio dello sciame sismico prima della scossa del 6 aprile e avere rassicurato gli aquilani inducendoli a restare a casa, causando la morte di 309 persone. Conclusa l’istruttoria dibattimentale nel tempo record di circa un anno, dopo la pausa estiva oggi l’udienza è ripresa con la requisitoria dei pm Fabio Picuti e Roberta D’Avolio.
«Il terremoto è una disgrazia per le vittime e i familiari ma anche per questi sette imputati che stanno subendo un processo da due anni e mezzo», ha detto Picuti in avvio, facendo riferimento anche alla fase di indagini e udienza preliminari. Il procuratore ha anche aggiunto che «sarebbe uno sbaglio porsi in un’ottica interpretativa a evento avvenuto. Non bisogna cadere – ha aggiunto – nell’ottica del ‘si sapeva bene’ né in quella di ‘é successa una disgrazia, di chi è la colpa. Spero che noi pm lo abbiamo evitato».
Prima di cominciare la requisitoria, che dovrebbe durare alcune ore e protrarsi anche all’udienza di domani, Picuti ha citato lo scomparso procuratore della Repubblica Alfredo Rossini, suo superiore, che ha avviato tutti i filoni della maxi inchiesta sui crolli del terremoto.«Il suo suggerimento fu, sei un pm perciò utilizza le norme, e quello abbiamo fatto».
Gli imputati sono Franco Barberi, presidente vicario della commissione Grandi Rischi, Bernardo De Bernardinis (l’unico che fino a oggi è stato sempre presente in aula), già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione civile, Enzo Boschi, all’epoca presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto C.a.s.e., Claudio Eva, ordinario di fisica all’Università di Genova e Mauro Dolce, direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile. I capi di imputazione per tutti sono di omicidio colposo, disastro colposo e lesioni personali colpose. Oggi in aula sono assenti Boschi e Calvi.
GRANDI RISCHI: PM, ANALISI CARENTE E INGANNATORIA– «Un’analisi carente, inidonea, inadeguata e colposamente ingannatoria perché leggendo il verbale troviamo una serie di affermazioni banali, autocontradditorie, inutili e fuorvianti». Lo ha detto il pm Fabio Picuti, nella sua requisitoria al processo all’Aquila alla Commissione Grandi Rischi, commentando le risultanze della riunione che l’organismo ebbe nel capoluogo di regione pochi giorni prima della scossa distruttrice del 6 aprile 2009.
Nella prima parte della requisitoria – che proseguirà anche domani – il pm ha cominciato a rispondere ai dubbi sollevati da uno degli imputati, Franco Barberi, che della Cgr era all’epoca presidente vicario.
Parlando dell’affermazione di quest’ultimo – «la sequenza sismica non è un precursore» di una forte scossa – il pm ha fatto notare che è contraddittoria rispetto a studi e posizioni di altri imputati che erano presenti.
«Nessuno che abbia detto mitighiamo questa frase, il professor Dolce non replica nulla – ha aggiunto Picuti – Questa fu la riunione del 31 marzo della commissione Grandi rischi! E’ solo il primo esempio di analisi carente, idonea inadeguata e colposamente ingannatoria, ce ne sono plurimi. E io glieli passerò in rassegna tutti, giudice. Se non mi leva la parola», ha concluso.
GRANDI RISCHI: PM, PER QUELLE FRASI LA GENTE E’ MORTA – «Nel 1995 l’imputato Boschi aveva previsto con probabilità 1, quindi con certezza, una scossa 5.9 nel ventennio successivo in questa zona. Informazione non fornita nella riunione, non al pubblico, ma agli altri componenti Cgr. Informazione incompleta, carente e ingannatoria è stata perciò definire improbabile forti terremoti e non fare menzione di questo studio» ha aggiunto il pm Fabio Picuti nel corso della requisitoria, parlando dei contenuti del verbale della Commissione Gradi Rischi, secondo il magistrato «ricco» di incongruenze, sottovalutazioni.
«Quanto a un’altra frase del verbale – ha aggiunto – in cui si afferma ‘c’è da attendersi danni alle strutture’,la stessa dimostra un’analisi del rischio contraddittoria e carente. La teste Lorella Salvatori l’ha interpretata come riferita al passato mentre il vice prefetto Braga l’ha riferita a un possibile scenario di evento, una previsione del futuro. Nessuno degli altri imputati ha chiesto chiarimenti».
Poi ancora un esempio su quanto affermato da Boschi: «Boschi ha detto – ha riferito in aula sempre Picuti – ‘escluderei scosse’ e nessuno si è alzato in piedi a contestare. Una frase improvvida e smentita dai fatti. Per via di quella frase la gente è morta, ecco il giudizio di colpa, prevedibilità ed evitabilità».
RINVIATA AL 26/11 UDIENZA “SATELLITE” GRANDI RISCHI – Il giudice Giuseppe Romano Gargarella ha rinviato al 26 novembre la discussione di una questione relativa a un filone d’indagine satellite rispetto al processo principale. La questione è legata a un processo satellite, autonomo ma destinato a confluire in quello principale, che riguarda 19 parti civili le quali, escluse dal procedimento sulla commissione Grandi Rischi, hanno presentato opposizione alla richiesta di archiviazione.
PICUTI, NESSUNA DISTORSIONE STAMPA – «La stampa non c’entra niente. E’ stata solo la cassa di risonanza fedele delle istanze degli imputati e dei contenuti della riunione”. Lo ha detto nel corso della sua requisitoria il pm Fabio Picuti, discutendo sul capitolo di 30 pagine, dedicato alla stampa e alle presunte distorsioni che avrebbe messo in campo.
Parlando della discussa intervista prima della riunione da parte dell’imputato Bernardo De Bernardinis divenuta famosa per la risposta tranquillizzante tanto da ‘poter bere un bicchiere di vino’, la stessa – ha affermato il pm – «è circostanza irrilevante ai fini del giudizio di responsabilità verso gli imputati». L’accusa ha rilevato che il professor De Bernardinis ha detto quelle parole prima della riunione, «e altro non sono se non il manifesto dell’esito della riunione della Commissione grandi rischi. L’intervista non dice niente di più, niente di meno e niente di diverso di quello che poi è stato detto nel corso della commissione».
Il pm ha poi fatto altri esempi di familiari delle vittime del sisma che hanno visto l’intervista e se ne sono accorti che era stata resa prima, ma cionondimeno sono stati lo stesso tranquillizzati. Tra questi l’avvocato Maurizio Cora, che ha perso la moglie e le due figlie. ‘Aspettavamo notizie dalla Cgr come la manna’ ha detto nella deposizione il legale, e questo «è un simbolo”, ha osservato Picuti. Il 30 marzo ha fatto uscire la figlia con 39 di febbre, la sera del 5 aprile con la figlia in salute sono rimasti a casa. Perchè lo hanno rassicurato».
PM, DAL 2005 SI SAPEVA DI UN FORTE TERREMOTO
– «Dalle cartine sulla pericolosità sismica al momento della riunione della Commissione Grandi Rischi, si diceva che l’Aquila aveva il 15 per cento di possibilità di scuotimento di un terremoto pari o superiore al 5.5 della scale Richter, in un arco temporale di 10 anni, perchè non è stato detto? Boschi e Selvaggi in un articolo pubblicato a settembre 2009, ovvero a cinque mesi di distanza dal devastante sisma, hanno dichiarato che il terremoto si sapeva che si sarebbe abbattuto perchè dal 2005 sull’area era presente una crisi. E’ un dato che ci proviene dal massimo rappresentante dell’Ingv perchè non lo ha mai detto?». Lo ha affermato nella sua requisitoria il pm Fabio Picuti, parlando di ciò che i sette componenti la Cgr avrebbero invece dovuto fare. «Addirittura – ha aggiunto – anche il Cnr era arrivato alla stessa valutazione, studio che è stato trasmesso all’Ingv che ne ha fatto lettera morta».
[GotoHome_torna alla Home]