Grandi rischi, i Pm chiedono 4 anni

25 settembre 2012 | 17:29
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Grandi rischi, i Pm chiedono 4 anni

di Sarah Porfirio

Richiesta unanime da parte dei Pm per i 7 imputati del processo alla commissione Grandi rischi: 4 anni di reclusione per Bernardo De Bernardinis, vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione civile, Mauro Dolce, direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile, Claudio Eva, ordinario di fisica all’Università di Genova, Enzo Boschi, all’epoca presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Franco Barberi, presidente vicario della commissione Grandi Rischi, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del Progetto Case e Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti.

L’accusa di colpevolezza non è unanime. Delle 36 vittime e dei 5 feriti indicati nel procedimento come parti civili, i Pubblici ministeri Roberta D’Avolio e Fabio Picuti escludono un ferito, Piergiorigio Lauri, custode della Casa dello Studente, e 6 delle persone che hanno perso la vita la notte tra il 5 e il 6 aprile del 2009. Per Alessio Di Simone, Alessio Di Pasquale, Ada Emma Colaianni, Paolo e Stefania Di Marco, Aurelio Giallonardo e Franca Vasarelli «la causa della morte – spiega il Pubblico ministero – non è esclusiva, univoca o assorbente alle rassicurazioni fornite dalla commissione Grandi rischi». 

Una seconda giornata dedicata in gran parte alla requisitoria della dottoressa D’Avolio che ha analizzato, una ad una, le condotte delle parti lese, ricostruite nel corso degli 8 mesi d’istruttoria. Un messaggio univoco, quello fornito dalla commissione Grandi rischi il 31 marzo 2009, che ha portato la popolazione aquilana a comportamenti diversi, a una diversità di reazione. Dicotomia – argomenta l’accusa – spiegata grazie al lavoro dell’antropologo Antonello Ciccozzi che «ci ha fornito la legge per la copertura scientifica di questo diverso agire». Senza la condotta degli imputati, dunque, la morte di 30 persone e il ferimento di altre 4 non si sarebbero verificati perché esse avrebbero continuato ad agire spinte dalla paura primordiale del terremoto, terrore che portava fuori dalle abitazioni in caso di eventi sismici minacciosi.

«L’influenza determinante della commissione ha condotto le vittime a restare a casa quando si sono verificate le scosse del 5 aprile delle 22.48 e delle 00.39, scosse premonitrici dell’evento delle 3.32».

La commissione ha influenzato la capacità di volere a partire dalla capacità d’intendere. La diagnosi della commissione ha toccato maggiormente un gruppo istruito, con un background scientifico, che ha modificato il piano pratico dell’azione. Secondo l’accusa, il processo volitivo è stato anestetizzato.