Stupro Pizzoli, Tuccia: Cassazione conferma accuse

25 settembre 2012 | 19:28
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Stupro Pizzoli, Tuccia: Cassazione conferma accuse

Confermato, dalla Cassazione, il pesante quadro accusatorio – per stupro cruento e tentato omicidio – nei confronti di Francesco Tuccia, l’ex militare rinviato a giudizio per aver provocato lesioni gravissime durante una violenza sessuale a una ragazza poi abbandonata in un lago di sangue all’esterno di una discoteca nell’aquilano. La Suprema Corte ha convalidato la misura cautelare sottolineando che la pratica del ‘fisting’, usata in questo stupro, “non implica un grado di minore gravità del fatto”.

La Suprema Corte – con la sentenza 36774 della Terza sezione penale depositata oggi e relativa all’udienza svoltasi lo scorso 28 giugno – ha ritenuto “infondate” le tesi difensive che mettevano in dubbio i “gravi indizi di colpevolezza” di Tuccia. Gli stessi legali dell’imputato, rileva la Suprema Corte, “non sollevano alcun dubbio circa l’effettiva consumazione dell’attività sessuale ad opera dell’indagato ed il comportamento di abbandono della vittima). Quanto alla ragazza rimasta vittima della violenza dell’ex militare, i supremi giudici – che chiedono la tutela della privacy per le sue generalità ed ogni altro dato identificativo – osservano che dalle dichiarazioni delle persone sentite e dalle analisi condotte, emerge che si “trovava in evidente stato di alterazione per abuso di sostanze alcoliche e, se non può escludersi l’esistenza di un iniziale consenso ad un rapporto sessuale, tale consenso, però, razionalmente è stato considerato non esteso ad un rapporto particolarmente violento e cruento e comunque revocato nel momento in cui si sono prodotti i primi effetti cruenti ed estremamente dolorosi”.

Oltre ad aver confermato i gravi indizi per l’accusa di violenza sessuale “con sevizie e crudeltà”, la Suprema Corte afferma che “con deduzioni coerenti” il Tribunale “ha ritenuto che Tuccia, quanto meno, si sia chiaramente rappresentato ed abbia consapevolmente voluto provocare lesioni gravissime, razionalmente ricollegando tale deduzione non soltanto all’entità ed alla significatività della condotta lesiva ma anche al determinante abbandono al gelo della donna, seminuda, con imponente emorragia in corso ed in stato di incapacità a provvedere a sé stessa”. Confermato anche il rischio di inquinamento probatorio e quello della “elevata probabilità di reiterazione di analoghe condotte criminose”. L’attualità di questo rischio viene dalle dichiarazioni dello stesso Tuccia che “ha riferito di avere posto in essere anche altre volte la pratica sessuale in oggetto”. Dal sette giugno, l’ex militare è ai domiciliari. Il processo per l’ex caporale ventunenne inizierà il 22 ottobre. A soccorrere la ragazza fu il proprietario della discoteca “occasionalmente sopraggiunto”.

LEGALE VITTIMA:’SENTENZA CASSAZIONE OGGETTIVA’ – «La Cassazione stigmatizza un quadro che ritengo oggettivo e inopinabile, di gravità tale e connotati tali che non può essere interpretato che così». Questo il commento dell’avvocato Enrico Gallinaro, che assiste la studentessa laziale violentata all’Aquila lo scorso 12 febbraio fuori da una discoteca, nell’apprendere le motivazioni con cui la Suprema Corte ha spiegato la decisione dello scorso 28 giugno di confermare la custodia cautelare per il sospettato Francesco Tuccia. «La Corte – aggiunge Gallinaro – ha tutti gli strumenti per valutare gli elementi in modo freddo e lucido, anche rispetto alla data del fatto». Quanto al passaggio dei giudici in cui non viene escluso un «iniziale consenso» da parte della vittima, Gallinaro ribadisce che «il consenso presuppone la piena capacità di intendere e volere della persona e, date le condizioni della ragazza, non si può parlare di consenso. Però – conclude – il discorso della Cassazione è rispettabile quando dice ‘non si puo’ escluderé, forse perché non è trasportata di forza fuori dalla discoteca».