Fumata bianca per il Cal

26 settembre 2012 | 19:35
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Fumata bianca per il Cal

Il Consiglio delle Autonomie Locali ha formalizzato la proposta di riordino delle Province abruzzesi che verrà inviata al Consiglio regionale che dovrà recepirla e trasmetterla al governo. Il Cal ha deciso di proporre la costituzione di due Province: una Chieti-Pescara e una L’Aquila-Teramo.

Erano 5 le proposte avanzate al Cal: il mantenimento della Provincia dell’Aquila e la costituzione di un’unica Provincia Pescara-Chieti-Teramo; la costituzione di due Province L’Aquila-Teramo e Chieti-Pescara; tre Province L’Aquila, Chieti e Pescara-Teramo; tre Province L’Aquila, Teramo (con l’annessione dell’area di Penne), Chieti-Pescara; un’unica Provincia regionale.

ANTONIO DEL CORVO – «Voglio ricordare – ha detto il presidente della provincia dell’Aquila – che la nostra proposta non è vincolante – ha dichiarato il Presidente del CAL, Antonio Del Corvo – ma rappresenta un primo step, con il quale portiamo alla Regione, il nostro parere che se riterrà valido presenterà al Governo. Un percorso al quale siamo giunti grazie a dei confronti e a degli approfondimenti con i sindaci, le parti sociali e i capigruppo in Consiglio Regionale. La vera scommessa ora sarà lavorare sulle deleghe sulle funzioni regionali, considerando che le deleghe sulle funzioni statali sono già state assegnate dal Governo Monti. Non si è avuta una maggioranza qualificata ma comunque e’ un input che gli enti locali consegnano alla regione. Desidero ringraziare singolarmente – conclude Del Corvo – i componenti dell’intero Consiglio delle Autonomie locali per la dedizione rivolta alla questione e per essere giunti, dopo un animato dibattito, ad una proposta concreta per il nostro territorio».

MASSIMO CIALENTE – «Con 8 voti su 20 è passata la proposta presentata dal Comune dell’Aquila: una provincia L’Aquila-Teramo ed una Chieti-Pescara. La proposta, non vincolante, verrà ora trasmessa al Consiglio regionale che ha poco più di 20 giorni per esprimere la proposta da presentare al governo. Si conclude così un dibattito complesso e difficile. Sono soddisfatto che sia stata accolta la nostra proposta. Mi colpisce l’astensione del Presidente Del Corvo , Che non capisco assolutamente, ed il pesante silenzio di Chiodi e del Pdl abruzzese. Secondo me chi fa politica non può nascondersi dietro i tatticismi, ma deve serenamente assumersi le proprie responsabilità di fronte ai cittadini».

TESTA – «Rispetto pienamente l’esito della votazione del Consiglio delle autonomie locali per la nascita di due sole Province in Abruzzo, e cioè Pescara-Chieti e Teramo-L’Aquila, ma ritengo che la proposta avanzata da Pescara per l’accorpamento di Pescara, Chieti e Teramo andasse anche oltre, come è intuibile. La soluzione adottata dal Cal, che deve passare al vaglio alla Regione, appare miope proprio perché esisteva già un’ipotesi migliore ed era stata formulata allo stesso Cal. Pescara punta adesso al riconoscimento di Comune capoluogo, come prevedono d’altronde le disposizioni in materia che individuano il capoluogo di Provincia nel Comune più popoloso, salvo accordi diversi. Faremo di tutto per non farci scippare un ruolo che ci spetta di diritto e che spero nessuno provi a mettere in discussione considerata, tra l’altro, la posizione che il nostro territorio ha conquistato negli anni e che la [i]spending review[/i] non può affatto mettere in discussione. Non ci sarà alcuno scippo di un territorio nei confronti dell’altro, ma ci si dovrà sedere a tavolino per capire come procedere, senza danneggiare nessuno».

CAL ABRUZZO, COSI’ I VOTI – Così hanno votato, nella riunione di ieri a Pescara del Cal, i diciannove presenti. Il Presidente della Provincia di Teramo, Valter Catarra, era assente. Quello della Provincia dell’Aquila, Antonio Del Corvo, si è astenuto. Il presidente della Provincia di Pescara, Guerino Testa, ha votato per l’ipotesi di due province: L’Aquila da una parte, Pescara-Teramo-Chieti (con Pescara capoluogo dall’altra). Enrico Di Giuseppantonio, presidente della Provincia di Chieti, è tra coloro che si sono espressi a favore di tre Province: L’Aquila, Chieti, Pescara-Teramo (Pescara capoluogo. Dei sindaci dei quattro capoluoghi abruzzesi quello di Pescara, Luigi Albore Mascia, è l’unico ad avere votato per la provincia dell’Aquila e quella di Pescara-Teramo-Chieti; Massimo Cialente (L’Aquila) si è espresso a favore delle Province di L’Aquila-Teramo e Pescara-Chieti; Umberto Di Primio (Chieti) per le tre province L’Aquila, Chieti, Pescara-Teramo; Maurizio Brucchi (Teramo) per le tre province L’Aquila, Teramo, Chieti-Pescara. Degli altri primi cittadini presenti, quello di Fontecchio (L’Aquila), Sabrina Ciancone, sì è espressa per le province di L’Aquila-Teramo, Pescara-Chieti; lo stesso quelli di Sant’Eufemia a Maiella (Chieti), Francesco Crivelli; di Penne (Pescara), Rocco D’Alfonso; di Pratola (L’Aquila), Antonio De Crescentiis; di Francavilla (Chieti), Antonio Luciani; di Calascio e Scurcola Marsicana (L’Aquila), Vincenzo Antonio Matarelli e Vincenzo Nuccetelli. Per le tre province L’Aquila, Chieti e Pescara-Teramo si sono espressi i sindaci di Castelfrentano, Fresagrandinara e Palmoli, in provincia di Chieti, rispettivamente Patrizia De Santis, Giovanni Di Stefano e Roberta Zita Marulli. Il primo cittadino di Roseto (Teramo), Enio Pavone, si è espresso per le tre province l’Aquila, Teramo, Chieti-Pescara; quello di Pineto (Teramo), Luciano Monticelli, per la provincia unica.

APINDUSTRIA, L’ABRUZZO DECIDA COSA VUOLE FARE PER L’AQUILA – «All’indomani delle lucide conclusioni del Prof. Antonio Calafati al convegno promosso in occasione del progetto “L’Aquila 2030”, alla presenza del Ministro Barca, risulta evidente che il capoluogo di regione annovera pochi fattori decisivi per il rilancio e la tenuta del tessuto socio-economico.

Tra questi, pur in assenza di una ipotesi di sviluppo futuro, una parte fondamentale è l’aspetto amministrativo garantito dalla illuminata scelta del 1970 di rendere L’Aquila capoluogo della regione Abruzzo.

Tutto questo stride fortemente con le attuali iniziative, soprattutto di politici in cerca di consenso, di rimettere in discussione l’assetto regionale spostando definitivamente a Pescara l’intera struttura amministrativa regionale dopo aver impropriamente eroso per anni competenze, uffici e assessorati fondamentali.

La spinta decisiva è arrivata con la prossima riduzione delle province da 4 a 2 e la relativa, accesa, discussione sul fatto che le uniche con le carte in regola per rimanere sarebbero Chieti e, appunto, L’Aquila in quanto capoluogo di regione.

Una scusa priva di senso ed un dibattito mai realmente nato in modo logico e sensato tale da condurre, come esempio, all’istituzione di due territori provinciali (all’interno e sulla costa) che non portassero il nome di nessuna città abruzzese ma che facessero riferimento alla storia o alla morfologia dei comprensori considerati.

In tutto questo una sola cosa appare certa, l’Abruzzo ha bisogno di un assetto serio, rigoroso e logico per ipotizzare scenari futuri che non pongano la parola fine rendendo questa regione un lussureggiante giardino naturale privo di abitanti e di prospettive per i (pochi) residenti.

Pescara e Chieti sono ormai una consolidata area metropolitana in costante sviluppo che è anche danneggiata dall’eccessiva concentrazione di aspetti industriali, amministrativi, commerciali e residenziali, Teramo è una finestra attiva e presente sulla realtà delle vicine Marche e tesa, non senza problemi, alla ripresa dello sviluppo che l’aveva contraddistinta fino ad un decennio fa, L’Aquila, puntando un po’ di più e meglio sui collegamenti verso Pescara e Roma, resterebbe l’ideale polo amministrativo per l’intera regione che sarebbe in tal modo caratterizzata da una distribuzione in grado di proiettarla nel futuro senza timori e patemi d’animo.

Resta inoltre il punto fondamentale: dopo aver fatto tante chiacchiere, discorsi e dichiarazioni d’amore e d’intenti all’indomani del terremoto del 2009, i politici abruzzesi in primis e tutti i principali attori dell’economia, della ricerca e della cultura locale sono oggi disposti a battersi per la rinascita dell’Aquila, soprattutto consolidando il suo ruolo di capoluogo di regione, o intendono cavalcare la facile onda del becero campanilismo?

Il dibattito è aperto».