
«La città dell’Aquila rischia di essere ricostruita con i soldi anticipati delle imprese, oramai allo stremo, mentre si aspetta l’avvio di una nuova governance per la ricostruzione che, di fatto, si traduce nella costituzione dei due Uffici Speciali e nel sospirato snellimento delle procedure sin qui attuate. Siamo invischiati in un pericoloso vuoto governativo». Lo afferma l’asessore alla Rocostruzione del Comune dell’Aquila, Pietro Di Stefano.
«E’ infatti emerso, durante un incontro convocato dal Capo Dipartimento Diset (Dipartimento per lo Sviluppo Economico e Territoriale) che i Comuni e gli enti attuatori dei progetti (Provveditorato alle Opere Pubbliche, Provincia dell’Aquila, Direzione Regionale Beni ambientali e paesaggistici) sono in enorme difficolta’ nell’erogazione delle somme gia’ impegnate per la ricostruzione mentre, si e’ appreso, il Commissario Chiodi aveva a sua disposizione ancora ingenti risorse da trasferire prima della scadenza del suo mandato.
Nove milioni di euro – dice l’assessore – e’ la cifra che il solo Comune dell’Aquila deve ancora erogare alle imprese impegnate nel processo di ricostruzione. E’ inaccettabile – prosegue Di Stefano- che il Governatore Chiodi tenti pilatescamente di lavarsene le mani dichiarando che le sue risorse sono ferme in attesa del decreto del ministro dell’Economia e delle finanze che trasferira’ la contabilita’ speciale al Comune dell’Aquila. Quelle somme avrebbero potuto essere trasferite per tempo con una semplice programmazione concertata con le amministrazioni locali. Si rischia di vedere bloccati i cantieri delle nostre case, di guardare inermi il fallimento delle piccole ditte aquilane con gravissime ripercussioni anche sull’occupazione del territorio. Persino il rifacimento della cinta muraria di Via Tancredi da Pentima, come altri lavori pubblici, rischia l’impasse degli stati di avanzamento.
Le numerose ed allarmate note che il Comune dell’Aquila ha inviato all’allora Commissario perche’ rimpinguasse il plafond di spesa in esaurimento sono la prova che Chiodi sapeva. Ancora una volta il Governatore avrebbe fatto bene a meditare invece che nascondersi dietro la disposizione di legge che dal 31 agosto blocca i mandati di pagamento. La fine del suo commissariamento era nota da mesi. Il Governatore – si chiede infine Di Stefano – ha volutamente strangolato la ricostruzione dell’Aquila o ingenuamente pensato di poter continuare a gestire le risorse della ricostruzione, senza essere delegato dal Governo?».
RICOSTRUZIONE: NON E’ PIU’ TEMPO DI CAPRI ESPIATORI – «Nonostante non vi sia più il Commissario Delegato per la Ricostruzione, nonostante vi sia una legge votata a larga maggioranza dal parlamento che ha voluto il ritorno alle competenze ordinarie e nonostante la chiara e forte responsabilizzazione degli enti locali per la ricostruzione, si leggono ancora le solite accuse del Comune dell’Aquila nei confronti di Chiodi». Sono le parole di Antonio Morgante, già Responsabile della Segreteria del Commissario Delegato per la Ricostruzione, a quanto detto dall’Assessore Comunale dell’Aquila, Pietro Di Stefano in merito alla difficoltà che stanno incontrando i processi della ricostruzione dopo la cessazione dell’emergenza e del ruolo del Commissario dallo scorso 31 agosto. «Anche il Sindaco dell’Aquila ha più volte detto che ora non vi sono più alibi, non è più tempo di capri espiatori. Credo che tutti sappiano perché le ditte che hanno lavorato nel Comune dell’Aquila hanno difficoltà ad avere il dovuto. Ricordo che Chiodi, come Commissario, ha più volte anticipato milioni di euro, senza rendicontazione, sulla fiducia al Comune dell’Aquila. Ora la colpa di procedure allegre e mancanza di rendicontazioni da parte del Comune dell’Aquila che durano da anni, non può essere attribuita a questo mese di passaggio di consegne. Avverto – conclude Morgante – un tentativo maldestro di mettere le mani avanti rispetto ad una situazione che, spero di sbagliarmi, non sarà chiara per molti mesi, causando una pericolosa empasse dovuta proprio alla revoca dello stato di emergenza e alla cessazione delle funzioni commissariali che, nel bene o nel male, erano chiaro punto di riferimento per i diversi attori della ricostruzione».