
di Fulgo Graziosi*
Caro Presidente,
abbiamo sempre ritenuto, non a caso, che tu possa rappresentare il garante degli italiani. Ne siamo stati convinti fino a qualche anno fa. Oggi, cominciamo a nutrire qualche dubbio, dovuto alle azioni che questo Governo, fortemente voluto da te, vuol far passare nel nome della legalità, della innovazione, delle riforme strutturali. Di quali strutture intenda parlare chiaramente il “Professore” non si riesce a capire bene. Forse, questa maniera di esporre le idee, con una “dubbia” valenza, è stata sempre una caratteristica indiscussa della classe docente.
Abbiamo provato a stabilire un virtuale contatto con il “Professore”, ma è stato un tentativo inutile. Il Prof., quando sta in cattedra impone, non discute, non ascolta. Assegna compiti a casa che il popolo deve svolgere, anche se impropriamente afferma che “tutti sono chiamati a svolgere”. Non è proprio così. Tu lo sai meglio di noi. Infatti, all’ultimo provvedimento, fatto passare come una grossa gratifica per la riduzione dell’aliquota IRPEF, ha fatto da contrapposizione l’aumento dell’IVA. Come a dire, ti regalo con la mano destra 50 euro e con la sinistra te ne sottraggo ben 500.
Questa operazione caro Presidente non rappresenta una bella concessione, attraverso la genialità della trovata economico finanziaria, orientata ad incentivare le spese dei cittadini per una maggiore disponibilità. Forse, al “Prof” è sfuggito di mente, o ha voluto fare una sveltina per turlupinare ancora una volta il popolo che, ovviamente, non si sarebbe mai accorto della grande manovra. Non è così! Oggi gli italiani sanno leggere e scrivere, anche tra le righe. A tal proposito vorremmo raccontarti un aneddoto che, guarda caso, calza perfettamente con l’operazione messa in atto dal “Prof”.
“Una mattina, una anziana signora si reca al mercato per acquistare una camicia ed un paio di mutande. Effettua il giro delle bancarelle per informarsi sui prezzi e quasi tutti i commercianti chiedono 500 lire per la camicia e 500 per le mutande (eravamo ancora al tempo della Lira). La signora ritiene che, essendo arrivata l’ora del pranzo, qualche commerciante possa aver abbassato i prezzi per realizzare l’incasso. Torna alla prima bancarella contattata e riformula la stessa domanda. La risposta è immediata: 400 lire le mutande e 600 la camicia. La signora guarda bene negli occhi il commerciante e con tono deciso dice: ‘Senti Professore, è inutile che mi abbassi le mutande e mi alzi la camicia, tanto la situazione finale non cambia’”.
Per cortesia, racconta al “Prof” questo aneddoto, invitandolo ad effettuare una seria analisi introspettiva. Potrebbe arrivare a capire che il commerciante è stato molto più onesto. Ha giocato mantenendo immutato il risultato finale, mentre il Governo, o chi per esso, ha giocato al rialzo, moltiplicando per dieci la tassazione indiretta, rispetto alla elargizione del misero obolo dell’IRPEF. Come vedi non è affatto una bella trovata. È, invece, una vera e propria rapina ai danni dei cittadini.
Abbiamo potuto notare che il “Prof” ti ascolta. Ci sembrerebbe il minimo di riconoscenza nei tuoi confronti. Nel giro di una settimana gli attribuisci la nomina di Senatore a vita e, subito dopo, gli offri l’incarico di Presidente del Consiglio con i più ampi poteri. La tua idea era forse quella di salvare dalla completa disfatta il PD, il PDL, tutti gli altri partitucoli messi insieme e il Paese. Una buona idea, se questo signore non stesse tentando di prenderti la mano con il miraggio delle riforme. Queste andrebbero fatte gradualmente e con un serio programma sulle priorità. Prima di riformare la legge elettorale, caro Presidente, sarebbe meglio azzerare finanziamenti e rimborsi ai Partiti, bastano quelli che riescono a carpire ai privati. Eliminare i vitalizi, perché rappresentano una illegalità e una sconcezza, in quanto potrebbero godere di quelli delle amministrazioni di provenienza. Se non si eliminano preliminarmente gli “attrattori” non si riuscirà mai ad effettuare democraticamente un avvicendamento di forze nuove e produttive in Parlamento. Mettere seriamente le mani sui centri di spesa dell’Amministrazione Pubblica. Le prove stanno sotto l’osservazione di tutti. Le ruberie le fanno le Regioni. Se, poi, qualcuno è in grado di dimostrare il contrario, lo faccia pure e vedremo come andrà a finire. Guarda, caro Presidente, che è venuta a galla la minima parte della verità. Il “bubbone”, quello pesante e maleodorante deve ancora uscire. Perciò, lasciamo da parte le difese a oltranza, altrimenti dovremo indossare una robusta maschera che ci preservi dai miasmi irrespirabili e ci aiuti a coprire la faccia per la vergogna.
*vicedirettore
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