
Il Tribunale amministrativo regionale dà ragione ai privati in relazione ai tempi-lumaca per l’emissione del contributo definitivo che vanno ben oltre i 60 giorni previsti dalla norma vigente.
Dal canto proprio il comune sostiene che la colpa è della filiera. Una versione che non regge per il Tar Abruzzo che in una recente sentenza, quella sul condominio della galleria Irti, lungo corso Federico II, oltre a dare torto al Comune lo bacchetta anche per la non sufficiente vigilanza nei confronti della filiera: «Spetta all’ente civico – si legge nel provvedimento del 10 ottobre scorso – sollecitare e ove nel caso surrogare l’apporto tecnico che le strutture ausiliare incaricate non dovessero rendere in tempi accettabili e compatibili con la fine del procedimento. In ogni caso resta dovuta una leale informazione del cittadino sullo stato del procedimento e sulle ragioni del ritardo».
I giudici condannano dunque l’ente alle spese imponendogli di ottemperare entro 30 giorni. In caso di inerzia subentrerà un commissario. Il Tar inoltre giudica lacunose le convenzioni sottoscritte con Fintecna, Reluiss e Cineas e stigmatizza il silenzio riservato dal comune.
Di contenziosi di questo tipo il comune ne ha una valanga, la media è di 6 o sette procedimenti a settimana, una mole destinata a superare perfino le sentenze sulle aree bianche.
Il peccato originale di questo tipo di ricorsi è che la filiera per la legge non esiste, ma per i cittadini sì, mentre il Comune paga almeno per il momento. L’Ente potrebbe magari rivalersi sulla filiera, se volesse.
[A.Cal.]
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