Salute mentale dietro le sbarre, interviene la Asl

17 ottobre 2012 | 10:40
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Salute mentale dietro le sbarre, interviene la Asl

La Asl entra nelle carceri per garantire la salute mentale della detenuti. Diagnosi tempestive, percorsi di recupero sanitario [i]ad hoc[/i], riduzione dei suicidi, progetti alternativi al carcere per i reclusi, svuotamento e chiusura degli ospedali psichiatrici. Questi gli obiettivi dell’accordo raggiunto nei giorni scorsi tra la Asl numero 1, diretta dal manager Giancarlo Silver, i direttori delle carceri di L’Aquila, Avezzano e Sulmona e il giudice di sorveglianza. L’intesa introduce un nuovo modello di gestione, una novità assoluta in Abruzzo e con pochi casi in Italia.

Presenti, alla firma dell’intesa, Vittorio Sconci, direttore del dipartimento di salute mentale Asl, Giuseppe Carducci, responsabile della medicina penitenziaria aziendale, il presidente del tribunale di sorveglianza, Laura Longo, i direttori delle carceri di L’Aquila, Osvaldo Bologna, Avezzano, Giuseppe Mario Silla, e Sulmona, Massimo Di Rienzo, oltre ai responsabili del dipartimento di amministrazione penitenziaria.

L’accordo prevede che, all’interno dei tre penitenziari della Asl 1, l’assistenza sanitaria e il recupero del detenuto siano affidati non più a sporadici interventi di una figura medica, bensì a una squadra di specialisti appartenenti al dipartimento di salute mentale della Asl provinciale, diretto da Sconci. Psichiatri, psicologi, assistenti sociali, fisioterapisti e infermieri, solo per citare alcune figure, garantiranno un trattamento sanitario integrato e completo,occupandosi delle patologie dei reclusi.

L’obiettivo è favorire, attraverso il gioco di squadra della task force sanitaria della Asl, un recupero di tutti i detenuti dei tre istituti di pena (L’Aquila, Avezzano e Sulmona), dando loro una prospettiva di vita al di fuori delle celle, in particolare ai soggetti socialmente pericolosi, che sono quelli ad alto rischio di suicidio. Costoro, infatti, con l’attuale assetto sanitario, hanno poche possibilità di riabilitarsi e finiscono non di rado nell’ospedale psichiatrico giudiziario (quello di Aversa, in provincia di Caserta).

L’obiettivo della nuova organizzazione, imperniata sul nuovo modello di gestione della salute mentale, mira ad attivare un percorso di reinserimento a chi si trova dietro le sbarre, dandogli la possibilità, tramite il recupero psicofisico e sulla base dell’assenso del magistrato, di uscire dal carcere e tornare a vivere un’esperienza di ‘rinascita’ personale e sociale: a seconda delle circostanze, casa-famiglia, struttura protetta o ritorno nel proprio domicilio.

Tra gli obiettivi dichiarati nel protocollo c’è l’attuazione di una strategia di prevenzione anti-suicidi che non di rado sono lo sbocco finale di patologie iniziali non gravi, non seguite adeguatamente per mancanza di incisivi strumenti di assistenza sanitaria carceraria.

La Asl, in aggiunta ai propri dipendenti ricompresi nel pool di specialisti della salute mentale, si avvarrà in convenzione dell’attività di 2 psichiatri e 2 psicologi per il carcere di Sulmona; saranno inoltre considerevolmente aumentate le ore di assistenza dello psichiatra nella casa circondariale aquilana.

MILANO(API), RISOLVERE PROBLEMA AFFOLLAMENTO – Intanto, un’interpellanza sulla drammatica condizione di vita nelle otto carceri abruzzesi svolta in aula dal capogruppo dell’Api Gino Milano ieri ha catturato l’attenzione di tutto il Consiglio e della Giunta regionale, che ha voluto rispondere alle questioni sollevate per bocca di tre assessori: quello alla Sanità, quello alle Politiche sociali e quello ai Lavori pubblici.

Il consigliere Milano – che ha di recente visitato tre istituti detentivi regionali, incontrando detenuti, direttori e personale penitenziario – ha rappresentato senza mezzi termini le difficoltà determinate dal cronico sovraffollamento in cui versano almeno sette degli otto istituti penitenziari dell’Abruzzo (escluso quello dell’Aquila), ricordando i suicidi inframurari e i gravi episodi di autolesionismo.

Le istituzioni – secondo il capogruppo Api – non possono non raccogliere il grido accorato del presidente Napolitano, che ha parlato di uno spettacolo «indegno» che «non fa onore all’Italia» e ne «ferisce la credibilità internazionale».

«Nonostante l’impegno da parte dei direttori delle strutture carcerarie e il sempre più ridotto personale penitenziario – ha precisato Milano – la situazione delle comunità carcerarie abruzzesi rispecchia quella condizione di grande sofferenza e disagio per le consistenti criticità connesse al grave sovraffollamento e alle emergenze di carattere sanitario, sulle quali l’assessore alla Sanità ha fornito una dettagliata relazione, nonchè per le condizioni degli stessi edifici penitenziari, spesso del tutto inadeguate. Urge una seria e condivisa riflessione sul ruolo del Consiglio regionale e sulle iniziative che la Regione può mettere in campo in ordine al miglioramento dell’assistenza sanitaria regionale e alla implementazione di una seria politica volta alla formazione e al reinserimento sociale dei detenuti».

Su tali aspetti è intervenuto assessore al Sociale, che ha presentato gli interventi regionali finanziati con i Fas a beneficio dell’inclusione sociale dei detenuti, indirizzati in particolar modo al reinserimento dei minori e dei giovani detenuti, mediante l’attivazione, in quasi tutti gli istituti penitenziari d’Abruzzo, dei corsi di formazione per la certificazione delle competenze in diversi ambiti lavorativi.

Il consigliere Milano ha anche chiesto di «dare attuazione alla legge regionale che prevede l’istituzione del Garante dei detenuti, di dar vita ad un nucleo di monitoraggio che tenga costanti rapporti con le direzioni delle carceri, al fine di rilevare e prevenire l’insorgere di criticità all’interno del le strutture e di attuare progetti formativi per il personale penitenziario, finalizzati anche all’apprendimento delle lingue straniere».

Milano ha anche sollecitato la Giunta, affinchè, «d’intesa con le varie amministrazioni comunali, preveda l’assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica, sovvenzionata e agevolata, in locazione ai dipendenti della polizia penitenziaria, in quanto personale impegnato e coinvolto nella lotta alla criminalità organizzata». Su tale punto l’assessore ai Lavori pubblici ha manifestato l’intenzione della Regione di affrontare lo specifico problema allocativo degli addetti penitenziari, prevedendo – nelle maglie di una normativa che non li comprende quali destinatari di tali agevolazioni e nell’ordine della difficile compatibilità finanziaria – una quota di alloggi da destinare alle loro esigenze abitative.

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