
La Commissione europeaha aperto un’indagine approfondita per verificare se le agevolazioni fiscali concesse dall’Italia alle imprese delle zone colpite da calamità naturali, come terremoti e alluvioni, sono in linea con le norme Ue sugli aiuti di stato.
Il dubbio dell’Antitrust Ue di Bruxelles è che le agevolazioni fiscali e previdenziali introdotte a favore delle imprese non si limitino a compensare il danno realmente subito, come invece previsto dalle norme Ue. Bruxelles «teme che non tutti i beneficiari degli aiuti siano imprese che hanno subito realmente un danno causato da una calamità naturale, che in alcuni casi il danno non sia stato causato unicamente da una calamità naturale e che gli aiuti non si limitino sempre a compensare questo danno».
L’Italia non ha inoltre mai notificato a Bruxelles questo tipo di provvedimenti. Le misure del mirino della Commissione riguardano più precisamente agevolazioni fiscali e previdenziali del 90% (50-60% nel caso di quelle più recenti) che non sono direttamente collegate a una specifica calamità o all’entità del danno effettivamente subito. Se le misure si dovessero dimostrare incompatibili con le norme Ue, l’Italia dovrà recuperare gli aiuti versati.
L’Italia deve bloccare a partire da oggi le agevolazioni fiscali e previdenziali concesse alle imprese colpite da calamità naturali che rientrano nell’indagine. Di queste non fanno parte le misure per il terremoto che ha colpito l’Emilia Romagna, che non vengono quindi toccate. L’Italia, se non eseguirà l’ingiunzione di sospensione, rischia di vedersi aprire una nuova procedura d’infrazione.
Tra il 2002 e il 2011 l’Italia ha infatti approvato una serie di leggi che hanno permesso di sospendere e prorogare il versamento di imposte e contributi da parte delle imprese situate nelle zone colpite da catastrofe naturale.
Dopo il terremoto in Sicilia e l’alluvione in Piemonte nel 1994, nel 2002-2003 sono state introdotte norme che riducono del 90% il debito fiscale e contributivo delle società interessate. La Corte di Cassazione, a più riprese, ha poi stabilito che tutte le persone colpite dalle calamità naturali in Sicilia e in Italia settentrionale avevano diritto a queste agevolazioni anche se avevano già versato gli oneri. Centinaia di imprese hanno così chiesto ai tribunali il recupero degli importi versati.
Tra il 2007 e il 2011 l’Italia ha adottato altre leggi simili, con agevolazioni del 60% a favore delle imprese situate nelle zone colpite dai terremoti di Umbria e Marche (1997), Molise e Puglia (2002), e Abruzzo (2009), e del 50% a quelle situate nell’area siciliana colpita dall’eruzione vulcanica e dal terremoto del 2002. Sono queste di cui la Commissione chiede ora l’immediato stop. E che l’Italia rischia di dovere recuperare, per diverse centinaia di milioni di euro.
Secondo Bruxelles, infatti, si tratterebbe di una sorta di “amnistia fiscale” che secondo le norme Ue costituisce aiuto di stato.