
Due incidenti mortali in due giorni riaprono tragicamente le polemiche sulla caccia. A chiedere di fermare la ‘strage di civili’ è l’associazione Vittime della caccia, secondo cui «in neppure 35 giorni ci sono già stati 13 morti e 33 feriti ad opera di armi da caccia».
Incidenti come quelli avvenuti nelle ultime ore, risponde Osvaldo Veneziano, presidente dell’Arcicaccia «possono accadere a chiunque. Anche a chi guida l’auto, fa sci e pratica l’alpinismo» e invita a «non demonizzare» l’attività venatoria, ma chiede anche ai cacciatori di rispettare le norme di sicurezza, che peraltro «andrebbero perfezionate».
A far riaccendere i riflettori sulla caccia sono i due incidenti di ieri e oggi. Nel primo, nel pavese, sabato è morto un ragazzo di 16 anni, ucciso da una fucilata esplosa per errore dal suo amico che mirava ad una lepre. Nel secondo, avvenuto nel pomeriggio di domenica, è morto un cacciatore 64enne per un colpo partito accidentalmente dal fucile del nipote di 25 anni.
Gli incidenti hanno provocato la dura reazione dell’associazione Vittime della caccia, che parla di «strage». «La questione non è più su caccia sì/caccia no, qui si tratta di fermare una vera strage. Le opinioni contano poco di fronte a questi fatti – precisa Daniela Casprini, presidente dell’associazione Vittime della caccia – Infatti c’é da aggiungere ben poco, se la morte di persone innocenti, di bambini sacrificati alla caccia, passano nell’indifferenza».
«Esprimo il mio cordoglio e dolore alle famiglie delle vittime – sottolinea Veneziano – Non posso però non condannare lo sciacallaggio cui stiamo assistendo in questi giorni: gli incidenti non vanno utilizzati per strumentalizzare l’opinione pubblica, e trascinarla con sé in una campagna anti-caccia». I due incidenti, secondo Veneziano, «sono accaduti in un contesto in cui non c’é stato il rispetto delle norme di sicurezza. Nel primo caso, per la verità, un piccolo furto, quello delle armi dei genitori, ha avuto conseguenze tragiche». Nel secondo, probabilmente, «non sono state rispettate le distanze di sicurezza».
LE REGOLE DI SICUREZZA – Rispetto delle distanze di sicurezza e di appostamento, caccia ‘a rastrello’ in non più di tre persone, fucile scarico sulle strade di campagna: sono tre delle regole di sicurezza di base per i cacciatori. A ricordarle è lo stesso Veneziano.
«Chi va a caccia – ha spiegato – innanzitutto deve rispettare le distanze dai centri abitati, e se è in compagnia deve restare a debita distanza dall’altro cacciatore. La caccia a rastrello, quella in cui i cacciatori percorrono insieme il terreno, è ammessa per un massimo di tre cacciatori. Importante poi tenere il fucile sempre scarico, o comunque mettere l’arma in sicura, quando si percorrono strade di campagna». Presenza di filo spinato, necessità di scavalcare un recinto o saltare un fosso sono infatti attività che possono sollecitare l’arma e far partire un colpo che potrebbe risultare fatale.
Queste regole, secondo Veneziano, «già se fossero applicate sarebbero un baluardo dagli incidenti. Troppo spesso, però, il cacciatore assume una confidenza eccessiva con l’arma, che non è una penna stilografica, ma un fucile».
La normativa di sicurezza, inoltre, andrebbe perfezionata: «si dovrebbe rendere obbligatorio un abbigliamento abbastanza visibile come i giubbotti fluorescenti, e si potrebbero prevedere tabelle di sicurezza che indicano la presenza di strade, case, macchine agricole e attività ludiche, penso per esempio ai percorsi per le [i]mountain bike[/i]». Per il presidente dell’Arcicaccia non c’é solo il mancato rispetto delle regole, ma anche «un insufficiente cautela individuale».