Grandi Rischi: ‘Sei anni per tutti’

22 ottobre 2012 | 17:06
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Grandi Rischi: ‘Sei anni per tutti’

Sei anni di reclusione per tutti gli imputati. E’ questa la condanna inflitta dal giudice unico Marco Billi ai componenti la commissione grandi rischi, in carica nel 2009, che avrebbero rassicurato gli aquilani circa l’improbabilità di una forte scossa sismica che invece si verificò alle 3.32 del 6 aprile 2009. L’accusa aveva chiesto quattro anni per i sette imputati.

Il giudice Marco Billi ha ritenuto i sette membri della commissione tutti colpevoli di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. A Franco Barberi, Enzo Boschi, Mauro Dolce, Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi, Claudio Eva e Gianmichele Calvi sono state concesse le attenuanti generiche.

Oltre alla condanna a sei anni, sono stati condannati anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Gli imputati sono stati condannati per la morte di 29 persone e il ferimento di altre quattro. Franco Barberi, presidente vicario della commissione Grandi Rischi,Bernardo De Bernardinis già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione civile, Enzo Boschi, all’epoca presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto C.a.s.e., Claudio Eva, ordinario di fisica all’Universita’ di Genova e Mauro Dolce, direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile sono stati condannati in solido tra loro e con il responsabile civile – presidenza del Consiglio dei ministri, in persona del presidente del Consiglio dei Ministri [i]pro tempore[/i] – al risarcimento del danno, da liquidarsi in separato giudizio nei confronti di 56 parti civili.

Il giudice unico del Tribunale dell’Aquila, Marco Billi, ha disposto nella sentenza di condanna sempre a titolo risarcitorio una provvisionale che sfiora i sei milioni di euro per le parti civili di cui oltre due milioni di euro immediatamente esecutiva.

DISPOSTI RISARCIMENTI PER 7,8 MLN – Ammonta a 7,8 milioni di euro il risarcimento disposto dal giudice Marco Billi nei confronti dei sette condannati al Processo Grandi Rischi. E’ nel dispositivo della sentenza, letta in aula dal giudice unico, nei confronti di Franco Barberi, Bernardo De Bernardinis, Enzo Boschi, Giulio Selvaggi, Gianmichele Calvi, Claudio Eva e Mauro Dolce. A questa cifra vanno sommate le spese giudiziarie delle parti civili che ammontano a oltre 100 mila euro.

Il giudice ha disposto anche altri risarcimenti da liquidarsi in separato giudizio in successivi protesti. I titoli provvisionali sono immediatamente esecutivi e devono essere liquidati in 90 giorni. La cifra riguarda due blocchi distinti di parte civile, una prima di 42 persone e una seconda di 13, tra vittime ed eredi diversi tra loro.

IMPUTATI DOVRANNO RISARCIRE COMUNE L’AQUILA – I sette componenti della Commissione Grandi Rischi in carica nel 2009 che fecero le valutazioni sullo sciame sismico all’Aquila, condannati oggi a sei anni di reclusione ciascuno per la morte di 29 persone e il ferimento di quattro dovranno risarcire il Comune dell’Aquila, che si è costituito parte civile nel processo. Lo ha stabilito il giudice Marco Billi, che, tuttavia – a differenza di quanto deciso per tutte le altre parti civili – non ha assegnato provvisionale all’amministrazione comunale. L’entità del danno subito dal Comune dell’Aquila – ha deciso il giudice – dovrà essere definita in un separato giudizio civile.

CONDANNATA ANCHE LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO

QUALE RESPONSABILE CIVILE, DOVRA’ CONCORRERE AI RISARCIMENTI – La presidenza del Consiglio è stata dichiarata responsabile civile per la morte di 29 persone avvenuta all’Aquila nel terremoto del 2009 e dovrà provvedere, in solido con i sette componenti della Commissione Grandi Rischi condannati a sei anni di reclusione ciascuno, al risarcimento dei familiari delle vittime e del Comune dell’Aquila, parti civili nel processo. Lo ha stabilito il giudice Marco Billi. Palazzo Chigi dovrà concorrere, con gli imputati, anche al pagamento di oltre 7 milioni provvisionali esecutive.

LE REAZIONI

PM, VOLEVAMO VERITA’ NON COLPEVOLI – «Non ci sono commenti da fare se non quelli del giudice che ha letto la sentenza: tutto il filo conduttore del processo non era la ricerca di colpevoli, ma quella di capire i fatti, perché noi con il compianto procuratore capo, Alfredo Rossini, volevamo solo capire i fatti». Il pm Fabio Picuti, visibilmente teso, commenta a caldo la sentenza che ha condannato i sette membri della Grandi Rischi. «L’Aquila – ha spiegato – ha consentito che si tenesse questo processo delicato e si arrivasse a sentenza».

E a chi, all’inizio dell’inchiesta, parlava di «processo folle» il pm risponde: «Non credo proprio, anche se qualunque processo penale rappresenta una sconfitta per tutti».

Picuti per la seconda volta consecutiva vede accolta la richiesta di condannare i responsabili delle vittime del terremoto, dopo quella della scorsa settimana che ha visto dare tre anni e mezzo al direttore dei lavori dello stabile di via Rossi, in cui lo stesso direttore perse la figlia. Come in quella occasione aveva consolato l’ingegner De Angelis dopo la sentenza, anche stavolta il pm tiene a precisare che «anche di fronte a questa condanna riconosco l’istituto della presunzione di innocenza e quindi aspetteremo tutti i gradi di giudizio fino alla Cassazione». Picuti poi ha voluto rispondere indirettamente all’avvocato Alfredo Biondi che, a caldo, aveva parlato di mancanza di civiltà giuridica spiegando che «L’Aquila è invece terra di civiltà giuridica, perché ha consentito che si tenesse questo processo delicato e si arrivasse a sentenza».

BOSCHI, SONO AVVILITO, DISPERATO – «Sono avvilito, disperato. Pensavo di essere assolto. Ancora non capisco di cosa sono accusato». Così Enzo Boschi, ex presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), commenta a caldo la sentenza di condanna da parte del giudice del tribunale dell’Aquila per i membri della Commissione Grandi rischi.

DE BERNARDINIS, INNOCENTE DAVANTI A DIO E UOMINI – «Mi ritengo innocente di fronte a Dio e agli uomini». Così il professor Bernardo De Bernardinis, ex vicecapo della Protezione civile e attuale presidente dell’Ispra, ha commentato la sentenza del tribunale dell’Aquila, dal quale è stato condannato a sei anni. «La mia vita da domani cambierà, ma se saranno dimostrate le mie responsabilità in tutti i gradi di giudizio – ha aggiunto – le accetterò fino in fondo».

«La mia credo sia la testimonianza di dignità di un funzionario pubblico» ha aggiunto De Bernardinis, ricordando che ha partecipato a tutte le udienze del processo e che, dopo la condanna, è stato salutato con una stretta di mano dal pm Fabio Picuti. «Il processo ha sviscerato molte cose che dovranno trovare conferma negli altri gradi di giudizio» ha aggiunto De Bernardinis, che ai cronisti che gli chiedevano se rifarebbe ciò che ha fatto, ha risposto: «Non c’erano le condizioni per fare scelte diverse, quelle erano le scelte che potevo fare». «Io avrei voluto evitare non solo questi morti – ha poi aggiunto – ma anche quelli del ’94 in Piemonte e in Irpinia. Forse questo Paese deve cercare di concentrarsi di più per capire quali sono i veri problemi di vulnerabilità e fragilità». E a chi gli chiedeva se da domani cambierà l’atteggiamento degli scienziati, De Bernardinis ha risposto che «senz’altro cambia l’attitudine dell’assunzione delle responsabilità. Io rispondo a procedure nazionali, come il pm risponde al codice penale».

MAIANI, E’ MORTE DEL SERVIZIO PER LO STATO

«E’ la morte del servizio prestato dai professori e dai professionisti allo Stato»: è deciso e senza mezzi termini il commento alla sentenza del processo dell’Aquila da parte del fisico Luciano Maiani, attuale presidente della commissione Grandi rischi.

GEOLOGI, INGIUSTAMENTE ACCUSATO MONDO SCIENTIFICO

Se la sentenza del giudice del tribunale dell’Aquila «dovesse riguardare la mancata previsione del sisma, ciò significherebbe mettere sotto accusa l’intera comunità scientifica che, ad oggi, in Italia e nel mondo, non ha i mezzi per poter prevedere i terremoti». Lo afferma il presidente del Consiglio dei geologi, Gianvito Graziano.

GRESTA (INGV), SONO SCIOCCATO

«Sono scioccato»: il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (ingv), Stefano Gresta, ha commentato così la sentenza emessa a conclusione del processo Grandi rischi. «E’ l’unico commento che mi viene dal cuore – ha aggiunto – e l’unica cosa che penso è che fra i condannati ci sono colleghi e amici».

DIFESA BARBERI, SENTENZA SBALORDITIVA – «Una sentenza sbalorditiva e incomprensibile, in diritto e nella valutazione dei fatti». Questo il commento dell’avvocato Marcello Petrelli, difensore del professor Franco Barberi. «Una sentenza che – ha aggiunto – non potrà che essere oggetto di profonda valutazione in appello».

DINACCI, CON SENTENZA RIPERCUSSIONI SU P.A. – «Questa sentenza avrà grosse ripercussioni sull’apparato della pubblica amministrazione. Nessuno farà più niente». Questa la reazione dell’avvocato Filippo Dinacci, difensore dell’ex vicecapo della Protezione civile e attuale presidente dell’Ispra, Bernardo De Bernardinis, e del direttore del servizio sismico del dipartimento della Protezione civile, Mauro Dolce.

ZIA VITTIMA, C’ERA ‘AVVOCATO CELESTE’ – «Tra le repliche e la sentenza sono andata al cimitero a trovare mio nipote: sentivo dire che gli imputati avevano una grande scuderia di avvocati, ma stavolta ha vinto il mio ‘avvocato celeste’». E’ questo il commosso commento di Antonietta Centofanti, zia di Davide, morto nella Casa dello Studente nella tragica notte del 6 aprile 2009. «Si vede che la nostra giustizia aveva un avvocato più potente dei loro – continua la Centofanti – doveva essere così perché tutto questo non accada più» ha concluso commossa ma visibilmente soddisfatta.

SORELLA VITTIMA, IMPORTANTE VITTORIA DI PRINCIPIO

L’AQUILA – «E’ solo un primo passo però mi sembra che le cose vadano nel verso giusto»: Ilaria Carosi, sorella di Claudia, morta nel crollo di via XX Settembre, ammette che l’emozione è tanta, e che è stupita dell’aumento di pena di due anni rispetto ai quattro chiesti dal Pm. «La strada della giustizia è lunga – ripete -, ma qui importante è il principio: dopo questa sentenza, per il futuro lo Stato e ogni Potere dovranno fare le cose senza quella leggerezza, quella negligenza di cui ha parlato il pm Picuti”.

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