
Il Consiglio Regionale d’Abruzzo ha deliberato di non sottoporre al Governo alcuna proposta di riordino delle Province abruzzesi, di invitare il Governo a predisporre un progetto di legge costituzionale per una completa soppressione delle Province e di dare mandato al Presidente della Giunta regionale ad impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale qualsiasi ipotesi di accorpamento dovesse essere decisa dal Governo.
Questi i tre punti principali del documento approvato a maggioranza dal Consiglio regionale e destinato ad essere trasmesso al Governo Monti. I primi firmatari sono il capogruppo del PdL Lanfranco Venturoni, il capogruppo dell’IdV Carlo Costantini e il capogruppo dell’Api Gino Milano.
‘La Regione – si legge in un passaggio del documento – riscontrando le aspettative a più riprese manifestate dall’opinione pubblica, deve esprimersi nel senso di una proposizione idonea a garantire il più alto livello possibile di riduzione della spesa pubblica, nonché la maggiore semplificazione e la completa eliminazione delle sovrapposizioni di ruoli e funzioni, determinando così l’innalzamento qualitativo delle prestazioni rese ai cittadini’.
Al voto non ha partecipato il gruppo consiliare del Pd, che ha abbandonato l’aula per protesta.
Erano state formalizzate altre proposte, tutte respinte dal Consiglio: l’ipotesi delle tre Province (L’Aquila, Chieti, Pescara-Teramo), presentata da Menna (Udc); quella a una Provincia (L’Aquila) di Rabbuffo (Fli) e quella avanzata da Acerbo (Prc), Saia (Pdci) e Caramanico (Sel) per una diversa attribuzione delle funzioni alle Province e l’abolizione di tutti gli enti intermedi strumentali.
«Il voto con cui la Regione ha votato contro l’ingiusto accorpamento delle Provincie è un evento storico, che dice no a un pasticcio che non ridurrebbe i costi della politica» ha commentato Lanfranco Venturoni. «Abbiamo dato mandato al presidente Chiodi di fare ricorso alla Corte Costituzionale se il governo non dovesse recepire la nostra proposta – ha aggiunto – una proposta che non diminuisce la presenza delle istituzioni, ma mira piuttosto a riorganizzare le strutture territoriali nell’interesse dell’Abruzzo. Ed è proprio per l’importanza che tale proposta assume per il futuro del nostro territorio – sottolinea il capogruppo del PdL – non abbiamo avuto alcun problema a far convergere il nostro documento con quello dell’Idv. Quando si tratta di riforme istituzionali importanti come questa non c’è appartenenza di schieramento e interesse di parte che possa prevalere».
«Con questo voto – ha aggiunto Riccardo Chiavaroli, portavoce del gruppo PdL – la Regione Abruzzo ha compiuto un altro decisivo passo nel cammino virtuoso che ha caratterizzato questa legislatura e superando le logiche territoriali ha dimostrato la maturità e la lungimiranza di una classe politica degna di questo nome».
«Le province sono un lusso che non possiamo più permetterci – ha dichiarato Carlo Costantini – Non si può continuare a chiedere sacrifici ai cittadini e poi conservare qualche migliaio di poltrone (tra politiche, di figure apicali e di staff) per assicurare la sopravvivenza di un ente inutile, considerato che le sue funzioni amministrative potrebbero essere tranquillamente esercitate da comuni o regioni. Noi non lo abbiamo scoperto oggi. Lo sosteniamo da anni, tra la gente ed in Parlamento. Oggi in Consiglio Regionale lo hanno riconosciuto anche altre forze politiche, incluso il PdL, sottoscrivendo la mozione IdV e rendendola la proposta della Regione Abruzzo al Governo Monti».
CARAMANICO (SEL), MANCA PIANIFICAZIONE – «La discussione sul riordino delle Province risente di un’onda emotiva che confonde l’analisi dei fatti. Non crediamo che tagliare come fosse un ramo secco un ente sia la possibile risposta agli sprechi e alla mancanza di controllo nelle uscite che per troppi anni hanno riguardato gli uffici pubblici». A sostenerlo è il consigliere regionale di Sel, Franco Caramanico. «Al contrario – osserva – si sarebbe dovuti partire da un’analisi basata su considerazioni tecniche, che tengano conto dei dati reali, di valutazioni non politiche ma scientifiche su costi, spese, eventuali disservizi. Insomma una pianificazione che privilegi un’analisi tecnica di svantaggi e benefici, sulla quale basare poi le decisioni amministrative. E il rischio ora è che a pagare lo scotto siano soprattutto i cittadini, visto che non sappiamo in che modo sarà attuata la delocalizzazione delle strutture: avremmo preferito che a decisioni ragionieristiche venisse anteposta un’analisi comune, fatta insieme tra Regione e province, capace di individuare le possibili risposte a una crisi che investirà settori portanti, [i]in primis[/i] quello del lavoro. Rimandare tutto alle decisioni del Governo significa alimentare quel depotenziamento delle funzioni decentrate e del federalismo su cui invece andrebbe calibrata l’azione amministrativa».
PD: CHIODI PEGGIO DI PILATO – «Come Regione Abruzzo abbiamo fatto ridere l’Italia, decidendo di non decidere sulle province. Ponzio Pilato rispetto al presidente Chiodi era un decisionista». L’affondo arriva dal capogruppo del partito Democratico al Consiglio regionale Camillo D’Alessandro che questa mattina ha spiegato la decisione dei consiglieri del Pd di abbandonare ieri l’aula al momento della votazione sulla mozione da presentare al governo. «Ieri la maggioranza ha deliberato di non deliberare. Il presidente Gianni Chiodi si è dimesso dalla sua funzione. Se ci troviamo in questa situazione è anche colpa di chi in questi mesi ha giocato con i destini di sindaci e presidenti di Provincia, perché dopo l’esito del Cal, avevano il dovere di trovare soluzioni che poi il Consiglio avrebbe accolto, e invece non lo hanno fatto, lavandosene le mani». «Ieri – ha dichiarato D’Alessandro – è stata votata una finzione, non votando nulla. Ma dicendo allo stesso tempo di voler far ricorso alla Corte Costituzionale, significa confusione totale che toglie autorevolezza alla Regione, quando il Governo deciderà, in autonomia, cosa fare delle province abruzzesi. Se il governo deciderà autonomamente, come può fare, non avrà neanche una controproposta perché l’Abruzzo non l’ha presentata».
«Se l’intenzione del governo – ha detto la consigliera regionale Marinella Sclocco – era quella di dire, litigate, che poi alla fine decidiamo noi, l’obiettivo è stato centrato. L’Abruzzo ha perso una grande occasione per poter decidere del suo destino». Oltre a Camillo D’Alessandro e la Sclocco, erano presenti alla conferenza di oggi anche gli altri consiglieri regionali del Pd Giovanni D’Amico, Giuseppe Di Luca, Giuseppe Di Pangrazio e Claudio Ruffini.