
«Ma quale Galileo e Galileo? Ma che c’azzecca Galileo con la condanna dei componenti della commissione Grandi rischi per l’operazione mediatica, come la chiamava Bertolaso, messa in scena all’Aquila una settimana prima che il terremoto ammazzasse 300 persone? Su questo tema stiamo presentando un’interrogazione parlamentare al presidente del Consiglio, per capire come intenda muoversi sulle dimissioni dei vertici della commissione e, qualora decida di respingerle, per capire le ragioni di tale scelta. Questo governo, infatti, ci ha abituato male, poiché ha sempre tergiversato, senza prendere posizione sulle questioni importanti».
Lo scrive sul suo blog il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, all’indomani delle dichiarazioni del ministro all’Ambiente, Corrado Clini, che, commentando la sentenza relativa ai membri della commissione Grandi rischi sul terremoto dell’Aquila, ha detto «hanno ragione quelli che dicono che l’unico precedente a questa sentenza è quello di Galileo».
«Se proprio vogliamo tirare in ballo Galileo Galilei e la libertà della scienza, dobbiamo farlo al contrario – ha aggiunto Di Pietro – Nessuno ha mai rimproverato ai membri della commissione Grandi rischi di non aver previsto quello che la scienza a tutt’oggi non può prevedere. Non è per questo che sono stati condannati».
Di Galileo Galiei oggi ha parlato anche il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli durante un’audizione in commissione Ambiente alla Camera, ma solo per dire «lasciamo stare Galileo, non mi interessa. Il problema non è la sentenza, ma i problemi che essa pone. E soprattutto i suoi effetti». Secondo Gabrielli il primo rischio è che «d’ora in avanti si proceda con la logica di ‘al lupo al lupo’».
Rispondendo alle domande dei deputati, il capo della Protezione Civile ha chiarito che la norma per tutelare gli scienziati dovrebbe essere o un decreto legge o un provvedimento da inserire nel primo testo utile in discussione in Parlamento. Il perché di questa urgenza è chiaro. «In termini di responsabilità penali, la vicenda verrà chiarita nei successivi gradi di giudizio. Ma non possiamo attendere la Cassazione» perché gli «gli effetti prodotti da questo tipo di sentenza sul sistema sono già evidenti». «Al di là delle intenzioni» infatti, «la sentenza si spinge a prendere in considerazione le valutazioni degli scienziati» in blocco e non le singole responsabilità.
Gabrielli ha citato l’esempio dell’ex direttore del Centro nazionale terremoti Claudio Selvaggi, «che non ha parlato, che si è limitato a portare le sue mappe e che è stato condannato a 6 anni». Dunque «bisogna prevedere una norma che abbassi la soglia di responsabilità di tutte quelle persone chiamate a fare valutazioni su materie incerte e complesse». «Io come decisore – ha proseguito – mi assumo tutte le responsabilità. Ma chi fornisce gli elementi di valutazione deve essere messo in condizione di lavorare serenamente». Anche perché, è il ragionamento del capo della Protezione Civile, il problema non riguarda solo la Commissione Grandi Rischi. «Ci sono decine e decine di persone che lavorano nei centri funzionali regionali e nazionali che ogni giorno sono chiamati a fare delle valutazioni su materie che non consentono certezze. Il rischio è che quando si avranno modelli contrastanti, che ad esempio prevedono da zero a 150 millimetri di pioggia, fino ad oggi si è fatta una valutazione ponderata. Da domani saranno 150, se non 300. E’ la logica di al lupo al lupo».
Intanto il consiglio di presidenza dell’Accademia Nazionale dei Lincei– la più antica accademia del mondo, che annoverò tra i suoi primi soci proprio Galileo Galilei – nella sua adunanza di ottobre ha deliberato di costituire subito una commissione [i]ad hoc [/i]composta da propri soci per prendere in esame i diversi profili della recente sentenza del tribunale dell’Aquila relativi all’operato della “Commissione Grandi Rischi”.
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