Melania: il giorno della sentenza

25 ottobre 2012 | 20:11
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Melania: il giorno della sentenza

Teramo – A un anno e mezzo dal delitto, quel 18 aprile del 2011, domani si saprà se ad uccidere Melania Rea é stato il marito, il caporalmaggiore dell’Esercito addestratore di reclute donne, Salvatore Parolisi. La sentenza del processo di primo grado con il rito abbreviato è attesa nella tarda serata.

Parolisi rischia il carcere a vita, ‘ripulito’, per il rito scelto, dall’aggravante dell’isolamento diurno: è la partenza in caso di condanna, ma in cuor suo lui crede di farcela, che quegli indizi raccolti dall’accusa non possono fare prova della sua colpevolezza. Parolisi rischia anche di perdere la sua bambina, la piccola avuta da Melania: anche i giudici del tribunale dei minori di Napoli attendono la decisione della collega gip, Marina Tommolini per ‘bollare’ la separazione dalla patria potestà.

Un anno e mezzo di indagini in una camera di consiglio di un pomeriggio: da un lato le teorie dell’assassinio d’impeto, nel boschetto di Ripe, le bugie della scampagnata sul pianoro di Colle San Marco e sul rapporto con Ludovica – la sua ormai ex amante – nessun altra pista plausibile contro altri indiziati; dall’altro la decisione nel ritenere nullo il castello di indizi, l’assenza di riscontri oggettivi che possano vestirli addosso a Parolisi, l’incertezza delle perizie.

Parolisi arriva ‘preparato’ dai suoi legali a una possibile condanna, sa che la strada per uscire da quello che ha definito un tunnel è ancora lunga. Ma domani è in ballo per la prima volta concretamente il suo futuro da uomo libero.

Domattina la difesa continuerà la sua arringa, con le conclusioni dell’avvocato Nicodemo Gentile e poi quella di Valter Biscotti. In caso di repliche concesse, il gip Tommolini dovrebbe ritirarsi nel primo pomeriggio.

Pesante la richiesta della procura di Teramo: ergastolo e senza attenuanti e, anzi, con aggravanti, nei confronti del caporalmaggiore accusato di aver ucciso con 35 coltellate la moglie Melania Rea il 18 aprile 2011 nel bosco di Ripe di Civitella, nel teramano, in Abruzzo.

Carcere a vita, quindi, nonostante il rito abbreviato, perché oltre all’omicidio, al caporalmaggiore capo, Parolisi, vengono imputati anche la minorata difesa, la crudeltà, e il vilipendio aggravato sul corpo per depistare le accuse da sé. Il reato di vilipendio comporta una pena minima di sei anni e così grazie all’istituto del rito abbreviato, la Procura, guidata dai pm Davide Rosati e Greta Aloisi, ha potuto abbonare un terzo della pena a Salvatore perché era stato previsto anche l’isolamento diurno.

Secondo l’accusa, nella parte della requisitoria condotta dalla Aloisi, Salvatore Parolisi avrebbe ucciso la moglie nel bosco di Ripe di Civitella e non si sarebbe mai recato sul pianoro di San Marco, nelle Marche, sotto Ascoli Piceno, da dove partì la vicenda con la denuncia, considerata un depistaggio di Parolisi, che sostenne che subito dopo l’ora di pranzo di quel 18 aprile la moglie sparì dopo essersi allontanata da lui e dalla figlia Vittoria per andare alla toilette.

LE TAPPE DELLA VICENDA – Ecco le tappe principali della vicenda di Melania Rea:

18 aprile 2011: Carmela Rea, detta Melania, ‘Mela’ per le amiche, 29 anni da compiere il 24 maggio, esce dalla casa di Folignano (Ascoli Piceno) con il marito Salvatore Parolisi, 30 anni, caporalmaggiore del Rav Piceno, e la loro figlioletta Vittoria, 18 mesi, per fare delle visite mediche. Non vi farà più rientro. Quel giorno, intorno alle 13:30, parla con la madre poi con il marito e la bimba si dirige verso Colle San Marco, dove – é la versione del marito – sarebbero arrivati dopo le 14:10. Parolisi racconta di averla vista allontanarsi per andare alla toilette del ristorante ‘Il Cacciatore’, ma nessun testimone confermerà che la donna quel pomeriggio era davvero a Colle San Marco. Un’amica la chiama inutilmente al cellulare alle 14:40. Alle 15:26 la prima chiamata del marito, rimasta senza risposta. Alle 15:30 l’uomo dà l’allarme: “Me l’hanno presa”. Secondo l’accusa la coppia, con la bambina in auto, si dirige subito, invece, verso Ripe di Civitella (Teramo), dove Melania, intorno alle 14:30, viene uccisa dopo essere stata aggredita alle spalle dal suo assassino.

19 aprile 2011: Il padre Gennaro Rea rivolge un appello in Tv. Il marito non partecipa alle ricerche, ma rimane in caserma, dove (si scoprirà poi) cancella il profilo su Facebook con il quale chattava con l’amante, la soldatessa Ludovica P.

20 aprile 2011: Un anonimo telefona da una cabina del centro di Teramo: c’é un corpo nel Bosco delle Casermette. E’ Melania.

16 maggio 2011: Duemila persone partecipano ai funerali di Melania a Somma Vesuviana.

19 luglio 2011: Salvatore Parolisi viene arrestato. Contestualmente l’inchiesta passa a Teramo per competenza territoriale.

2 agosto 2011: Il gip di Teramo Giovanni Cirillo conferma l’ arresto di Parolisi.

23 agosto 2011: Il Riesame respinge istanza di scarcerazione, perché “gravi indizi di colpevolezza emergono dagli atti processuali”. Parolisi resta in carcere.

28 novembre 2011: La Corte di Cassazione conferma l’ordinanza di custodia cautelare in carcere del tribunale del riesame dell’Aquila.

12 gennaio 2012: Il Gup dà l’ok al rito abbreviato per Salvatore Parolisi.

27 febbraio 2012: Inizio del processo

19 ottobre 2012: i pm di Teramo chiedono l’ergastolo senza attenuanti per Salvatore Parolisi.

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