
«Una condanna all’ergastolo singolare ed emessa in assenza di prove schiaccianti. C’era bisogno di un capro espiatorio. Questa sentenza getta una luce malinconica sulla giustizia italiana». Alessandro Meluzzi, psichiatra e criminologo, commenta la sentenza sull’omicidio di Melania Rea.
«Non ci sono neppure indizi concordi o convergenti tali da permettere una condanna al di la’ di ogni ragionevole dubbio. Anzi in questo caso i dubbi sono parecchi, sia sulla dinamica sia sul movente che, francamente, e’ labilissimo». Meluzzi sottolinea «l’assenza di corpi di reato e di prove documentali e scientifiche certe».
Ma perche’ allora Parolisi e’ stato condannato?
«Perche’ e’ bugiardo, infedele e non e’ stato molto intelligente nella condotta delle vicende processuali. Parolisi e’ stato condannato perche’ sta antipatico agli italiani. Ci sarebbe voluto un quadro probatorio molto piu’ netto».
A parere di Meluzzi, l’appello «ribaltera’ la sentenza di primo grado», perche’ «li’ c’e’ bisogno di prove certe. L’accusa non reggera’, cosi’ come e’ successo per il processo Meredith a Perugia. O anche se l’appello dovesse confermare la condanna, interverra’ la Cassazione».