Roma, medici abruzzesi per la manifestazione nazionale

26 ottobre 2012 | 16:29
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Roma, medici abruzzesi per la manifestazione nazionale

Una folta delegazione di operatori sanitari abruzzesi – medici, veterinari, biologi, psicologi – parteciperà il 27 ottobre, a Roma, alla manifestazione nazionale contro i tagli alla sanità che ha come slogan “Diritto alla cura, diritto a curare”. È dal 2007 che non si organizzava un evento di questa portata, ma la grave situazione del momento lo richiede con forza. È paradossale che un sistema sanitario quale quello italiano, che offre a tutti un’assistenza di elevata qualità con un costo pro capite fra i più bassi tra i Paesi industrializzati, sia soggetto ad un continuo e progressivo impoverimento delle risorse ad esso destinate.

Dal 2009 ad oggi, è stata costante la riduzione del Fondo sanitario nazionale, così come costante è stata la riduzione dei posti letto pubblici e del personale. Scarso è invece il rinnovamento del parco tecnologico, mentre a fronte di un costante spostamento di risorse verso la medicina del territorio, la stessa è ancora inefficiente e disorganizzata, soprattutto nel centro e nel sud Italia.

Manifestiamo per la tutela della salute collettiva e delle numerose prestazioni che il Servizio Sanitario Nazionale e Regionale eroga ogni istante della giornata; per difendere legittimamente il diritto ad un trattamento economico equo e in linea con le responsabilità che si è costretti continuamente a prendere; per contrastare il precariato, che toglie la speranza e la voglia di lavoro a tanti giovani medici; per eliminare le vere cause della mala sanità, quando siamo lasciati sempre più soli, davanti a situazioni le cui colpe sono di tipo organizzativo, legate alla frequente inadeguatezza, all’indifferenza e al cinismo dei burocratici.

Ma fra i motivi della protesta ve ne sono alcuni che riguardano da vicino la Regione Abruzzo. Il primo è la cattiva politica che negli ultimi venti anni ci ha portato a subire l’onta del Piano di Rientro. A tale proposito critichiamo l’estrema immaturità della classe (politica) dirigente, che ha guidato la Regione Abruzzo fatta di connivenze tra pubblico e privato, elargizioni clientelari spartizione dei fondi pubblici senza controllo determinando il grave debito cartolarizzato. Ad oggi è ancora aperto il problema della riconversione dei piccoli ospedali, così come resta ancora non definito il ruolo della ospedalità privata accreditata rispetto al pubblico ed il suo peso in termini di posti letto. Anche il rapporto tra regione e università abruzzesi rimane “estraneo” alle gravi criticità del momento come se esistesse una zona franca da tagli e riduzioni. E su questo si innesta il secondo punto per cui protestano gli operatori sanitari abruzzesi. In questi ultimi tre anni i medici abruzzesi hanno ”stretto la cinta” accettando con spirito di sacrificio e onestà intellettuale i tagli imposti sia in termini di spazi che di progressione di carriera. I medici Abruzzesi sono allo stremo.

«Non siamo “fannulloni”. Siamo quelli che hanno circa 10 milioni di ore annue di lavoro straordinario sulle spalle e un enorme accumulo di giorni di ferie non godute. È dunque venuto il momento di dire basta! Lo dobbiamo a noi stessi, alla nostra dignità, ai valori professionali in cui fino ad ora abbiamo creduto ed ai pazienti che si sono affidati a noi. Dobbiamo testimoniare il nostro dissenso con la nostra presenza a Roma sabato 27 ottobre, i cittadini ci capiranno».

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