
Quattro ricorsi con oltre cento ricorrenti. Questo è il quadro parziale degli atti notificati e in corso di deposito al Tar Lazio contro il “concorsone” per la ricostruzione.
La scorsa settimana è già stato notificato il ricorso dei dipendenti a tempo indeterminato dell’amministrazione comunale che lamentano di essere stati in un certo senso scavalcati dai candidati del concorsone. Oltre ai precari del comune dell’Aquila e dei comuni cratere ci sono gli ex Ucr, i Cococo e i dipendenti a tempo indeterminato di altri enti.
A curare i ricorsi al Tar Lazio con i quali si chiede per cominciare la sospensiva attraverso l’impugnativa del bando, sono gli avvocati aquilani Roberto Colagrande e Fausto Corti (per i precari e per gli Ucr) . Mario Sannino e Franco Coccoli di Roma (per i tempo indeterminato e per i Cococo). Con lo stesso ricorso si impugna anche la delega con la quale l’amministrazione comunale ha incaricato il Ripam (Formez) di redigere il bando. L’udienza per la richiesta di sospensiva, che vede fra i controinteressati i ministeri dell’Interno delle finanze il Ripam e il Comune dell’Aquila, dovrebbe tenersi il 7 o il 21 novembre a Roma.
I ricorsi denunciano la presunta illegittimità (anche sul piano costituzionale lamentano i ricorrenti) del concorsone come soluzione per il reclutamento di personale da inserire nel processo di ricostruzione.
In particolare contestano la «irragionevolezza di una soluzione che pregiudicherebbe il personale locale già selezionato ed impiegato nel corso di questo triennio e porrebbe nel nulla le relative competenze sin qui maturate in un vero e proprio incardinamento nell’apparato tecnico/amministrativo».
Sotto questo aspetto poi si contesta che le Amministrazioni interessate invece di fissare gli indirizzi per la effettiva ed utile selezione delle figure professionali necessarie alla ricostruzione, avrebbero illegittimamente rilasciato una delega in bianco alla Commissione Ripam che ha articolato un sistema selettivo (requisiti di ammissione, titoli e titoli di preferenza) «per molti versi indeterminato, irrazionale e non orientato allo specifico reclutamento delle figure professionali davvero utili alla azione amministrativa della ricostruzione», sostengono i legali.
In questo quadro, considerato che sono state presentate circa 37.000 domande e che le prove preselettive (che di fatto rendono vana la previsione della pur indeterminata riserva di posti contenuta nel bando) si terranno a Roma dal 19 al 23 novembre, i ricorsi contengono anche una istanza cautelare tesa a bloccare il bando e lo stesso svolgimento delle prove anche per evitare il consistente dispendio di risorse umane ed economiche impegnate per l’espletamento del concorsone che potrebbe poi essere caducato con la sentenza definitiva.
A queste inziative legali potrebbero accompagnarsi anche altri ricorsi potrebbero accompagnare la maxi azione al Tar Lazio.
Potrebbero essere poi i sindacati a presentare al Giudice del Lavoro un ricorso per comportamento anti sindacale da parte dei ministeri coinvolti a causa del mancato esperimento delle procedure di mobilità che peraltro in linea teorica avrebbero potuto perfino azzerare i posti messi a concorso.
In ogni caso il sacrificio economico di cento precari su 300, visto che i ricorsi al Tar hanno un costo, potrebbero consentire a tutti di sospendere il concorso in attesa che i giudici amministrativi del Tar centrale stabilisca finalmente con sentenza se il bando del concorsone sia illegittimo oppure no. E nel frattempo una provvidenziale proroga dei contratti per tutti consentirà alla ricostruzione di non finire in un vicolo cieco. Si parla di una proroga fino a marzo. Poi si vedrà.
[A.Cal.]