
di Roberta Galeotti
Il comitato 3e32 e gli occupanti dell’Asilo si sono rivolti direttamente all’autrice dell’articolo per manifestare il loro disappunto. L’hanno attaccata e offesa su facebook in commenti irraccontabili.
Trovo tutto questo disdicevole ed offensivo. Un comunicato stampa sarebbe stato molto più efficace quanto più serio.
L’insegnamento che traiamo da questa esperienza sconcertante è che all’Aquila bisogna stare in silenzio.
Omertà totale anche davanti all’evidenza.
D’altronde gli occupanti non sono stati cacciati dalle forze dell’ordine e da quasi tre anni si sono impossessati di una struttura di proprietà del comune dell’Aquila senza che questo avviasse le pratiche dovute per lo sgombero.
Lo stesso assessore al bilancio, Lelio De Santis, intervistato dal capoluogo.it, ha ammesso di non sapere chi fosse a pagare le bollette dell’asilo occupato.
Mi sono sentita di intervenire su Facebook rispondendo con il seguente commento alla nota inviata alla giornalista e agli innumerevoli commenti, pur ritenendo di pessimo gusto le offese vomitate in quei post.
«Mi sento di rispondere come direttore della testata. Molto bello quello che avete scritto nella nota e ancora più bello quello che fate dentro l’asilo, ma esistono delle regole che assicurano la democrazia e che vanno rispettate. Se le vostre attività, ricche di valore sociale, nascono in una condizione di totale illegalità (locale inagibile, occupato abusivamente e senza le autorizzazioni igienico sanitarie)voi capite che non si può tacere. Altro sarebbe se l’istituzione comunale vi avesse affidato uno spazio in cui aggregare ed organizzare le attività di cui parlate nella vs nota. Siamo a vs disposizione per dare voce alle vostre esigenze e alle vostre idee. Roberta Galeotti»
Si possono occupare gli stabili ma non le menti degli altri.
Libertà di pensiero e di espressione.
Questa è democrazia.
Le attività sociali e culturali organizzate all’interno dell’asilo, possono essere di grande pregio, ma perdono tutto il loro valore poichè incastonate in un contesto di illegalità totale:
1. struttura inagibile;
2. occupazione abusiva di struttura pubblica;
3. sofisticazione di alimenti senza permessi igienico sanitari;
4. illecito fiscale: acquisizione di denaro senza il pagamento delle tasse;
5. personale volontario a disposizione della cucina e delle attività interne all’asilo senza copertura assicurativa, senza Inail e senza registrazione all’Inps, cioè persone che prestano la loro opera per una associazione a nero.
La nota integrale inviata alla nostra giornalista:
«Ciao Alessia
abbiamo letto i tuoi articoli sull’asilo occupato e ci stupiamo che oltre a Luigi D’Eramo e Ettore Di Cesare non abbia pensato a dar voce ai diretti interessati. Dato che siamo amici allora scriviamo direttamente qui. Come 3e32 siamo stati tra i promotori dell’occupazione dell’asilo e dopo due anni siamo ancora lì dentro insieme a tanti altri a portarla avanti.
Quello che per primo non capiamo e il fatto che tu associ l’occupazione al fatto che L’Aquila sia terra di nessuno. Siamo d’accordo con te sul fatto che la nostra città stia diventando purtroppo terra di nessuno ed è per questo che ci siamo riappropriati di uno spazio in buone condizioni chiuso dal 5 Aprile ed abbandonato.
L’abbiamo fatto proprio per esserci, riempirlo di iniziative e non rimanere stritolati da questo presente fatto di disagio dovuto alla disoccupazione, alla mancanza di diritti, al sentirsi estraneati e spossessati in luoghi che sembrano non appartenerci…e tutto questo è legale.
Essendo gli spazi autogestiti quanto di più informale ed inclusivo questa città abbia mai conosciuto guardiamo la miseria che avvolge il nostro territorio negli occhi ogni giorno. Ed è anche da questa sfida che troviamo il coraggio di andare avanti: siamo troppi senza reddito a spasso tra le vie vuote di puntellamenti, rotatorie e statali. Il centro storico è mortificato, ridotto ad una sorta di latrina dove pisciare tutto l’alcol che si butta giù per non pensare (mancano cessi, illuminazione… ma un servizio su questo?).
Mentre qualcuno si arricchisce e mantiene i suoi privilegi una parte della città è sempre più povera: c’è chi ruba, chi sprofonda nel ritorno dell’eroina, chi fugge via.
Noi abbiamo provato ad impegnarci e auto-organizzarci e tener duro. Grazie alle attività che facciamo molti ragazzi e ragazze si sono avvicinati, hanno capito che impegnarsi è meglio che lasciarsi andare. Si coinvolgono in attività politiche, sociali e culturali.
Sono tanti che avvicinandosi all’asilo hanno deciso di separarsi dal nichilismo più cieco che distruggeva per primi loro stessi e tutto quello che gli passava davanti per avvicinarsi invece alla dimensione della costruzione, della voglia di esprimersi, di fare e di riscattarsi dalle proprie condizioni materiali. E’ incredibile che tu non veda tutto questo restando imbrigliata nella polarità, che fa tanto comodo ad alcuni, di legale ed illegale.
Noi abbiamo bisogno dell’asilo e delle attività autogestite e reputiamo legittimo soddisfare bisogni in maniera autonoma dato che nessuno lo fa per noi.
Non capiamo la guerra tra poveri che con i tuoi articoli contribuisci ad innescare. Evidentemente te lo puoi permettere perché ilcapoluogo.it paga bene secondo il buon prezzario ufficiale che secondo legge compensa i giornalisti. O in realtà stai anche tu dalla parte nostra, dei precari, dei senza reddito fisso, di vivere alla giornata, di saltare tra mille lavori per poter mangiare?
A proposito di mangiare: ma quale sarebbe lo scandalo nel dare dei pasti all’asilo? Quella dell’asilo non è una mensa come dite voi del capoluogo, e come dicevamo ieri in nota su fb diffusa dall’asilo, sono semplicemente persone che hanno partecipato all’iniziativa che mangiano in convivialità.
Crediamo invece che il vero scandalo non-detto dei tuoi articoli sia l’asilo occupato aperto vicino l’università e dentro la città. Il vero scandalo è la contaminazione tra città, università e comitati così come bene evidenziato dal consigliere comunale della Destra Luigi D’Eramo. Ognuno deve rimanere fermo nella propria gabbia in uniformità al pensiero unico.
All’asilo invece si coltiva coscienza, si inizia a percepire che uniti siamo più forti e ci sono molti motivi per esserlo: studenti, precari, disoccupati, terremotati, fuori sede.
I tuoi articoli fanno il gioco di chi vuole dividere per imperare e a cui non interessa niente se ci fa soffocare nella miseria che produce; di chi vuole mantenerci in questo medioevo provinciale in cui bisogna raccomandarsi ai signori locali per avere qualcosa e tutti i poteri, le sette locali, le clientele devono rimanere immutate.
L’asilo non è ne una mensa ne qualsiasi altra forma commerciale. L’asilo è uno spazio pubblico autogestito, è solo uno strumento per ribellarsi a quanto detto sopra».