Mascioletti: ‘Ora parlo io’

5 novembre 2012 | 21:39
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Mascioletti: ‘Ora parlo io’

di Marcello Spimpolo

Dopo tante chiamate in causa, della stampa, ma anche dello stesso presidente neroverde Romano Marinelli, finalmente abbiamo l’opportunità di farvi conoscere il pensiero dell’ex tecnico Massimo Mascioletti.

«Era il momento giusto perché io dicessi la mia. Tutti parlano di me o al posto mio e quindi era giusto che lo facessi io per rispetto vostro, del vostro lavoro e dei tifosi» ha spiegato l’ex tecnico rivolgendosi ai cronisti.

«Innanzi tutto – ha aggiunto Mascioletti – vi confermo di aver ricevuto una telefonata dalla società, da un dirigente. Non faccio nomi, ma la mia risposta alla chiamata è stata che sono disponibile a parlare, ma solo con il presidente, anzi con i presidenti. Sì perché quando io penso a L’Aquila Rugby penso a una sola società e non divido tra la 1936 e la Polisportiva, per me sono un’unica entità».

«Voglio chiarire – ha precisato – che vi sto parlando non perchè voglia pontificare, o dare giudizi in un momento di chiare difficoltà. Rispondo ora perchè sono stato chiamato in causa direttamente. Io penso che per far andare bene il rugby all’Aquila ci voglia un progetto tecnico e sportivo con i giusti contenuti di alto livello. Per far crescere giocatori, società e squadra.

Tutto dipende dal fatto che ci siano le persone giuste al posto giusto e che tutti abbiano come obiettivo la crescita dei ragazzi e dei giocatori. La mia esperienza mi porta a dire questo. Io lavoro sempre “per”, mai “contro”.

Mi piacerebbe che tutti la pensassero così. C’è un modo giusto per pensare le cose e ci vogliono le persone giuste per realizzarle».

Secondo Mascioletti «bisogna mettere in campo un progetto condiviso all’interno della società e anche all’esterno, perchè L’Aquila Rugby è della città, rappresenta la città. Per fare evolvere le qualità fisiche e tecniche di un giocatore e per fargli acquisire le competenze giuste ci vuole tempo e tanto lavoro. E questa cosa inizia ben prima dei 20 anni. Bisogna seguire l’evoluzione dei giocatori non guidarla. È basilare la costruzione dei giocatori, non si può improvvisare.

Ma per far questo occorre gente con le giuste competenze al posto giusto, non serve un uomo solo al comando, ma uno [i]staff[/i] coeso e competente. All’Aquila il rugby deve fare una svolta. E’ necessario dire le cose come stanno, valutare la reale situazione e condividere la soluzione con la città. Nella passata esperienza questa cosa ad un certo punto è venuta meno e quindi ne sono uscito perché non condividevo più la direzione che il progetto tecnico stava prendendo.

Io vorrei una squadra aperta alla città, non chiusa su se stessa.

Io sto male perché vedo la squadra in difficoltà e sono a disposizione se mi chiedono dei consigli a condizione che ci siano le persone giuste al posto giusto. Non mi fanno paura le sconfitte mi fa paura lavorare in situazioni non chiare.

Per me la soluzione ideale è una società unita per l’alto livello da una parte e un vero settore giovanile dall’altra. Quindi il primo passo è la riunificazione delle due società.

Per questo ho chiesto al mio interlocutore di incontrare il presidente, anzi i presidenti.

Se si riconosceranno nella filosofia del mio progetto e la sposeranno completamente spiegherò loro quale sono le mosse da mettere in campo per attuarlo, altrimenti rimango dove sono. Non ho paura di lavorare anche da subito ma devo poterlo fare in serenità e con l’appoggio di tutti quelli coinvolti nel progetto. Nessuno escluso».

Fin qui la parola di Super Mas e non ci sembra poco quello che ci ha detto.

Adesso la palla passa a Cora e Marinelli.

Loro dovranno dimostrare se saranno, veramente, in grado di far tornare il rugby all’Aquila al livello che è consono alla tradizione NeroVerde accettando la sfida lanciata da Mascioletti.

Facendo tornare da un lato, torme di ragazzini a correre sul prato di Centi Colella e dall’altro, migliaia di tifosi al Fattori a gioire, soffrire e tifare per una squadra che lotti per qualcosa di importante.

Se ci riusciranno passeranno alla storia sportiva di questa città, se non ci riusciranno saranno stati gli ennesimi di una, fin troppo lunga, serie di dirigenti che hanno vivacchiato sulla gloriosa Storia Neroverde.