I camaleonti politici e gli specchietti delle allodole

di Fulgo Graziosi
È veramente penoso, credeteci, assistere alla ‘saga’ politica che si svolge senza interruzione in questi ultimi anni. Personaggi, se così si possono definire, che soggiornano nelle aule parlamentari, regionali, provinciali e comunali, senza mai firmare una proposta di legge, che cambiano disinvoltamente casacca pur di trovare un relitto a cui aggrapparsi per restare a galla nella acque salmastre della politica.
Se non trovano ancoraggi di sorta, si rifugiano prontamente nel porto della salvezza, denominato “gruppo misto” , talvolta costituito da un solo elemento. Questo aspetto “camaleontico” dei nostri rappresentati politici , spesso in antitesi con le ideologie della iniziale carriera, rappresenta una vera e propria vergogna, generando nell’animo degli elettori irritazione e sdegno, soprattutto perché si sentono traditi per aver accordato fiducia ad elementi che, in effetti, non la meritano.
I “personaggi” politici conoscono bene lo stato d’animo degli elettori. Sanno perfettamente che essi vorrebbero una obiettiva e corretta riforma della legge elettorale, con la quale si possa dichiarare decaduto quell’elemento che, nel corso del mandato elettorale, abbia cambiato casacca.
A questo punto, giocano d’anticipo. Approfittano della presenza di un Governo tecnico, con il patrocinio del Capo dello Stato, per tirare fuori dal cilindro lo specchietto delle allodole, in maniera da concentrare l’attenzione della pubblica opinione sui tagli alla politica, per far credere al cittadino che i sacrifici li facciamo tutti, cominciando dalle pubbliche Istituzioni.
Provate a girare lo specchietto. Vi accorgerete che, ancora una volta, viene alzata una cortina fumogena per non far vedere al prossimo i veri provvedimenti dell’ultimo inganno. Nel disegno di legge, che viene reso noto a puntate proprio come nelle telenovele, non figura alcun provvedimento a carico di coloro che cambiano spesso casacca.
L’elettorato sostiene che il voto rappresenti una delega concessa all’eletto in qualsiasi Istituzione per rappresentare le idee, l’ideologia e la condivisione del programma presentato. Se l’eletto dovesse cambiare partito, la delega dovrebbe automaticamente decadere perché l’eletto non rappresenta più né l’ideologia e neppure il programma elettorale, dal momento che dovrà condividere gli indirizzi del nuovo partito in cui è confluito. Conseguenza dell’azione logica, costituzionale ed etica: decadimento, ad ogni effetto, del disertore politico.
Di questo argomento non si rinviene alcuna traccia nel disegno di legge in itinere. Come pure, non si fa menzione alcuna di una possibile, ipotetica, proposta di abolizione totale del rimborso delle spese elettorali ai Partiti. Eppure, esempi di eloquente, sana, corretta e trasparente gestione dei fondi pubblici, ne abbiamo avuti a profusione.
Si parla anche poco e sommessamente di tagli alla spesa regionale, al riordino delle Regioni , al ridimensionamento dei poteri che le stesse hanno “rapinato” allo Stato. In questo settore si segue la logica della coerenza. Se non si apportano le dovute correzioni al Parlamento, per quale motivo ridimensionare le Regioni? Non sarebbe stato sbagliato, a nostro avviso, se l’attuale Governo avesse operato d’imperio il riordino delle Amministrazioni Regionali, senza gettare sul tavolo il pomo della discordia per la riforma degli Enti minori che, tra l’altro non hanno provocato i danni. Anzi, sono stati piuttosto virtuosi, come dimostrano i vari rapporti ministeriali e statistici divulgati da fonti ineccepibili.
Scorrono, invece, fiumi di parole, di altisonanti concetti, provenienti dalle illuminate menti della “docenza governativa” su una fantomatica legge “anticorruzione” , la cui normativa lascia molto a desiderare. Infatti, il condannato potrà essere riabilitato, con tutti gli onori del caso, dopo una assenza dalla carica pubblica pari al doppio della pena comminata. I proponenti hanno pensato che le pene saranno lunghe e, perciò, i ritorni sul “transatlantico” dovrebbero essere impossibili. Oppure, hanno ritenuto che le condanne saranno di breve durata e, così, il rinnovamento non ci sarà mai. Si raffineranno, invece, le tecniche di corruzione, perché nel periodo di relax verranno studiate e verificate le più alte strategie corruttive, magari con la realizzazione di una apposita scuola di formazione finanziata dallo Stato, finalizzata alla specializzazione dei condannati.
Il comportamento menzognero del Governo tecnico ci riporta alla mente un’affermazione di Bufalino che, più o meno esprimeva sinteticamente questo concetto: “E’ proprio dell’aforisma enunciare verità che sembrano menzogne e menzogne che sembrano verità” . Osservate l’ultima rapina proposta di togliere 50 euro dalla tredicesima dei dipendenti e dei pensionati e avrete capito il senso dell’aforisma di Bufalino.
I sacrifici li sopportiamo tutti, tuona spesso il Prof. Per guadagnare la stima e il rispetto degli europei. Ma, non dice mai che togliere 50 euro dai suoi emolumenti milionari appare veramente una inezia, non se ne accorgerà neppure. Togliere la stessa somma da chi percepisce una pensione di appena 600 euro rappresenta, invece, una vera e propria rapina. Non è lo stesso metro. Non vi pare?
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