
Che tristezza presidente Obama!
No, non la tua rielezione, della quale non mi interessa gran che, ma del clamore mediatico che in alcuni provincialotti nostrani questo evento ha avuto; un evento che ha tenuto sveglio mezzo mondo, come è giusto quando si parla di un grande paese dal quale possono dipendere i destini del mondo, e ha ringalluzzito la mai sopita volontà di apparire, la noiosa voglia di esserci a tutti i costi dei soliti e onnipresenti politicucci nostrani, che non hanno problemi a sfidare il ridicolo che questa condizione sicuramente suscita in chi ha ancora un grammo di cervello funzionante.
Obama rieletto: subito si sfoglia il libretto elettorale per vedere quale foto insieme a lui è più adeguata alla bisogna.
Pronto titolo e foto notizia: l’occasione è ghiotta anche per la stampa e i media!
Siamo alla farsa: d’altra parte non è un comico che sta conquistando i cuori e i voti degli italiani, a seguito del conclamato fallimento della politica (tutta, da destra a sinistra) nostrana?
Tutto, pur di far titolo e foto notizia!
E dire che Obama aveva promesso all’Aquila un aiutino per superare la difficile fase post sisma; e come tanti altri non è stato in grado di onorare l’impegno, che diciamocelo, non era nemmeno troppo oneroso per un paese come l’America; in compenso ha posato per i book elettorali dei nostri sempiterni eroi della falsa comunicazione, delle icone dell’apparire a tutti i costi; foto che riemergono dalle macerie nella quale sprofonda L’Aquila e il suo territorio, che vedono i “nostri” esibire sganascianti sorrisi, assolutamente inadeguati rispetto allo sfondo nel quale le immagini vengono riprese.
Ma che vi ridete, cosa c’è di divertente in una città che a tre anni e mezzo dal sisma ancora non riesce a darsi una direzione di marcia verso un traguardo di rinascita?
Cosa avete da ridere, a fronte di una comunità lacerata nel suo intimo, umiliata e vilipesa, che fa notizia solo in negativo, che viene inopinatamente paragonata ai più virtuosi compagni di sventura dell’Emilia Romagna, per dire che mentre noi siamo ancora con il cappello in mano e la mano tesa verso coloro che devono farci l’elemosina delle risorse necessarie alla ricostruzione delle nostre case e della nostra città, i nostri fratelli di sventura emiliani hanno già ripreso a produrre il 2% del PIL nazionale, perché loro sì che hanno una dignità, mentre noi siamo piagnoni e proni, aspettiamo la manna dal cielo, e soprattutto ci affidiamo ad improbabili salvatori dei nostri destini, che decidono ora, in campagna elettorale, che nel prossimo governo L’Aquila sarà al centro dell’attenzione.
Bugiardi, sciacalli e mistificatori, come tutti quelli che sono venuti ad avventarsi sul cadavere e sui resti di questo territorio nostro, di questa città martire del terremoto e di una politica mediocre e incapace, oltre che di cricche di ogni risma.
Cosa dirà quel segretario di partito che è venuto a cercar voti assicurando che saremo al centro dell’attenzione del futuro governo, quando sarà a Taranto, quando avrà di fronte gli operai dell’Ilva? O in Sardegna ai minatori del Sulcis? Oppure agli operai che quotidianamente salgono sulle gru per richiamare l’attenzione sulle loro condizioni? In ogni parte di questo sventurato paese vi sono situazioni di drammatica emergenza, e questa politica incosciente ha parole ( solo quelle però!) di rassicurazione per tutti; questa politica che riesce a dire tutto e il contrario di tutto a seconda della platea che ha davanti, questa politica che non ha pudore nel seguitare ad imbrogliare i più deboli e i più bisognosi, promettendo elemosine che nemmeno darà, incapace di rinnovarsi e di offrire un progetto di futuro e di rinascita del paese, della sua economia, della società.
Che tristezza presidente Obama!
Nel tuo discorso, riportato dai giornali di tutto il mondo, hai usato espressioni del tipo: “tutti insieme facciamo un passo avanti verso la realizzazione della nostra unione”; “noi siamo riusciti a rimetterci in piedi”; “per gli stati uniti d’America il meglio deve ancora venire”; “il ruolo del cittadino nella nostra democrazia non si esaurisce con il voto. Il senso dell’America non sta in quello che altri possono fare per noi, ma in ciò che possiamo fare noi insieme, con il lavoro duro e ingrato, ma necessario, dell’autogoverno”; “ ciò che rende eccezionale l’America è il legame che tiene insieme la nazione più variegata della terra, la convinzione che il nostro è un destino condiviso.
Ecco Presidente, se coloro che mostrano le foto per le quali hai posato nel mezzo delle macerie aquilane riuscissero a dare un senso a queste indicazioni, che ben si legano alla nostra realtà, se riuscissero a leggere, capire e interiorizzare i concetti contenuti in esse, in quel caso, pur non avendo rispettato gli impegni presi con L’Aquila, avresti comunque dato il tuo contributo alla rinascita della città.
Totò Di Giandomenico
Cittadino senza città