Le zeppole di Dorinda

10 novembre 2012 | 16:24
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Le zeppole di Dorinda

di Tiziana Pasetti feat. Dorinda

Sia chiaro, per preparare le zeppole alla Dorinda maniera non c’è altro modo che “essere” Dorinda. Ovviamente questa è cosa non difficile ma impossibile.

Però, con l’aiuto e con i consigli della nostra instancabile, possiamo provare a misurarci con il complicato intento.

Intanto. La sveglia. La sveglia, dice Dorinda, deve essere all’alba. E per prima cosa bisogna recarsi in qualche campo, prato o fratta. Muniti di coltello. Per fare cosa? Per cogliere la cicoria! Cosa c’entra la cicoria con le zeppole? Nulla. Però in questo modo respireremo la prima aria del mattino, il nostro corpo ne uscirà rinvigorito e così la nostra mente.

Conclusasi questa pima parte, dice Dorinda, bisogna correre a casa e prendere la farina. Quale? Una qualunque, dice lei. Quanta? Dipende, boh. Perché, e chi l’ha seguita nella sua trasmissione televisiva lo sa, lei non utilizza bilance. “La cucina è una questione di sguardi“, parola di Dorinda e contraddirla non si può davvero.

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Dicevamo. Farina. Poi patate. “Poche”, sentenzia la nostra grande chef.

Lievito di birra. “1, 2 10…” (????????). Da sciogliere nel latte tiepido.

Olio, zucchero e un pizzico di sale.

Impastare. Forza con quelle braccia! Impastare, ulula Dorinda mentre balla sul posto al ritmo delle canzoni di Perry Como che adora. Impastiamo, sì!!!! E poi?

Lasciamo ricrescere per un’ora circa.

Nell’attesa la nostra legge. John Fante.

Poi con un salto felino torna in cucina, prende l’impasto ricresciuto e lo divide in tante ciambellette. Adagiare su una superficie di legno distanziandole. Lasciarle riposare per altri 20 minuti (“o 30 o 10, dipende dal clima”).

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Padellona alla mano, fiamma esaltata, olio di semi. Gettate le preziose ciambelle nell’oro bollente. Poi affondatele nel mare bianco di zucchero semolato.

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Poi. Poi niente.

Poi spalancate le fauci.

E scoprite il piacere vero.

tpasetti@gmail.com