Arrivano i bonus per le famiglie in difficoltà

12 novembre 2012 | 15:12
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Arrivano i bonus per le famiglie in difficoltà

di Marianna Gianforte

Bussano alle porte del sindaco, dell’assessore alle Politiche sociali e dell’Assistenza alla popolazione per chiedere un posto di lavoro o un aiuto per fare la spesa e pagare la bolletta dell’acqua o del gas. È la fila, lunga più del doppio rispetto al 2011, di famiglie e persone sole ai margini della società. Non si tratta soltanto di individui da sempre prese in carica dai servizi sociali. Ma anche nuovi poveri, famiglie che mai avrebbero pensato di doversi rivolgere ai servizi sociali o alle mense della Caritas per sopravvivere. A loro è rivolto un intervento del Comune, che erogherà a 240 nuclei familiari un bonus economico per tamponare le necessità immediate. [i]Una tantum[/i], come si suol dire, che però non risolve il problema.

L’intervento è stato spiegato dall’assessore Stefania Pezzopane e dalla responsabile del settore Sociale, Patrizia Del Principe. Il Comune elargirà, entro pochissimi giorni – i soldi sono già in Ragioneria e tra poco saranno disponibili in banca – bonus economici a 240 nuclei familiari aquilani, per un totale di 147.344 euro. Un piccolo contributo che servirà per dare un minimo di respiro a persone sole, genitori soli con figli, coppie con o senza figli, stranieri. Persone che all’improvviso si sono ritrovate separate, o hanno perso il lavoro e non sanno, letteralmente, come tirare a campare. È il terremoto silenzioso, avvenuto dentro le case, dove la ricostruzione materiale è resa ancora più difficile dai problemi sociali.

«Cerchiamo di dare una risposta a 240 nuclei familiari con cui il Comune ha un dialogo diretto», ha spiegato la Pezzopane. Ma c’è da scommetterci che si tratta della punta dell’[i]iceberg[/i] di un fenomeno in crescita all’Aquila. E non solo. «Vengono a bussare alla nostra porta anche cittadini residenti in altri Comuni, ma noi possiamo intervenire soltanto per chi risiede all’Aquila».

Per aiutare queste 240 famiglie, il Comune «ha raschiato i fondi dei barili», perché soldi non ce ne sono. «Nel 2011 la Regione ha tolto i fondi destinati all’inclusione sociale, migliaia di euro che venivano utilizzati non [i]una tantum[/i], ma per fare programmi sociali di più ampio respiro». E, per esempio, aiutare le persone a reinserirsi nella società, a trovare un altro lavoro, a dare ai loro figli gli stessi strumenti dei coetanei più fortunati.

La somma destinata a questo intervento è prevista tra le somme indicate per realizzare il Piano sociale di zona nell’Area Integrazione e inclusione sociale. Ma è evidente che non bastano. Per salvare queste persone dal disagio sociale e dalla povertà, quindi anche dal rischio di abbandonarsi alla criminalità, servono azioni ben più incisive.

«Chiediamo aiuto alla Regione, alla Provincia, al governo», ha aggiunto l’assessore. «L’inclusione sociale deve essere reinserita all’interno delle politiche. Siamo gli unici a farlo. Nessuno si occupa di queste situazioni. Ci rivolgiamo anche al governo che con noi ha condiviso il tema del disagio sociale: il ministro della Coesione territoriale Fabrizio Barca ci ha ricevuto a Roma, gli abbiamo esposto il problema della ricostruzione sociale dell’Aquila. Abbiamo inoltre portato al ministro del Lavoro Elsa Fornero un piano sociale preparato con le associazioni di volontariato. Ma dal ministro ancora nessuna risposta».

Bisogna fare presto. «La ricostruzione non è soltanto materiale. Abbiamo bisogno di un Piano sociale, che siamo in grado di fare come Comune, ma deve essere aiutato con risorse economiche. Altrimenti, poi, è inutile lamentarsi dell’aumento del tasso di criminalità, dell’abbandono scolastico e i della fuga dei giovani dalla città», ha sottolineato la Pezzopane. C’è un altro problema sollevato dall’assessore. «Il 31 dicembre i professionisti che si occupano di queste situazioni, psicologi, assistenti sociali ed educatori, andranno via perché stanno per scadere i loro contratti e tra le figure professionali previste nella nuova governance tali figure non sono previste. Sarà ancora più difficile seguire e risolvere questi casi».

Ma come si è arrivati a selezionare le famiglie destinatarie del bonus? «Dietro c’è il dialogo del Comune con le singole persone», ha spiegato la Del Principe. «Siamo noi che abbiamo filtrato i vari casi, tamponando una mancanza che è della Regione. Sono 260 i nuclei familiari che hanno fatto richiesta di contributo, sottoponendosi a un questionario, ma una ventina sono già state destinatarie di altri aiuti».

Si tratta di famiglie che hanno un reddito Isee di meno di 10mila euro l’anno, ma anche famiglie con 3mila euro, o zero euro. Persone che cercano d’inserirsi nel mondo lavoro, o con patologie invalidanti che non permettono loro di lavorare. O, ancora, nuclei familiari con minori. «Non si tratta di un semplice elenco», ha aggiunto la Del Principe, «ognuno dei richiedenti ha avuto colloqui con l’assistente sociale. Poi è partita un’istruttoria per fare in modo che la persona acceda a questi finanziamenti. C’è una valutazione economica e sociale alla base della scelta, con una visita domiciliare».

L’aspetto più preoccupante è costituito dai «nuovi ingressi». «C’è un substrato di persone in difficoltà, categorie protette, persone con problemi alloggiativi, capifamiglia espulsi dal mercato del lavoro e numerosissime donne sole con figli», ha aggiunto la Pezzopane, «che prima facevano una vita normale». Poi è arrivato il terremoto, o una separazione e la perdita di lavoro o, ancora, una malattia, che hanno capovolto una vita normale.

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