
[i]All’amministrazione comunale: [/i]
Rispettabili signori, come cittadina che ha votato lo schieramento che decide le ‘magnifiche sorti e progressive’ di questa ‘città’, ho da dire che non mi sento più rappresentata da chi fa per mio conto scelte ormai indifendibili.
Mi si chiede di aspettare 5 anni per il passaggio della crisi, 15 per la ricostruzione della città, ora ne dovrei aspettare 30 per rivedere alberi degni di tale nome? Non avete capito che presto le vostre megarotatorie non vi serviranno più perché non ci saranno persone che vi circoleranno?
La gente è stufa di vivere in una non città, siete stati capaci di mutilare le uniche cose che il terremoto non aveva abbattuto, gli alberi, rara nota di vita in una città finita.
Ma chi vi ha detto che vogliamo questa mega cementificazione, dagli argini dei fiumi al cuore verde dell’Aquila? Quale assemblea cittadina è stata fatta per sapere se eravamo d’accordo? Ci state togliendo i ricordi, le uniche cose belle che erano sopravvissute ad una catastrofe.
Ora sarete soddisfatti: la visuale è libera di spaziare dai puntellamenti all’asfalto e dal cemento alle gru e a tutte le meravigliose opere umane che renderanno questa città cosa? Una megalopoli? Lo Zen di Palermo? La nuova Scampia?
Evidentemente non era abbastanza il quartiere dormitorio di Pettino e per non farci sentire a disagio nel nostro letargico sopravvivere dei progetti Case ci volete far sentire ‘a casa’ anche nei quartieri dove ci è ora proibito vivere e che erano degni di tale nome prima dei vostri lungimiranti interventi.
Ci avete letteralmente tolto le radici, per quanto in vostro potere (laddove non è riuscito il terremoto) avete reso L’Aquila un non luogo spaesante e sempre più estraneo, eliminando i pochi punti di riferimento affettivi di cui si poteva ancora godere girando tra gli scheletri dei palazzi.
Sono stanca di girare con la macchina fotografica per fotografare angoli della mia città che potrebbero scomparirmi sotto il naso dall’oggi al domani, beninteso sotto il motto di “come era, dove era”, ma con i dovuti aggiustamenti per renderla più…vivibile?!?!
In linea con la condotta italiana si è scelta la scorciatoia, aggirare l’ostacolo e abbattersi sugli indifesi, gli alberi, questa volta.
Datemi una buona motivazione per cui gli aquilani veri, identitariamente legati al loro territorio dovrebbero continuare a vivere in questo limbo.
[i]di Lorella Fatigati, un’aquilana disgustata[/i]