
di Marcello Spimpolo
L’attesissima partita con i campioni del mondo si è rivelata una delusione dal punto di vista dello spettacolo rugbystico.
Non si sa dove finiscano i meriti di un’Italia ammirevole dal punto di vista dell’impegno difensivo, tanti placcaggi e tanta aggressività, e dove inizino i demeriti di una Nuova Zelanda scesa in campo con l’idea, realizzata, di battere gli Azzurri facendo il compitìno e risparmiando le forze per la prossima partita della tournée in Europa.
I primi segnali in tal senso li aveva dati il selezionatore Hansen che aveva lasciato fuori dalla formazione titolare capitan McCaw,Piri Weepu e portato sua maestà Dan Carter in panchina.
La sensazione che gli All Black snobbassero un po’ la partita è proseguita assistendo all’esecuzione di una Haka che per impegno e convinzione non avrebbe passato le selezioni di “Amici”.
E poi, in partita, passaggi in avanti a ripetizione e gioco poco fluido che hanno portato come risultato alla segnatura di una sola meta alla fine del primo tempo.
E non è che nel secondo tempo la musica sia cambiata granché.
Si,c’è stato più impegno da parte degli All Black, ma l’atteggiamento mentale è sempre stato quello del “maggior risultato col minimo sforzo”.
Emblematica, in tal senso, la decisione di calciare una punizione per un fallo a cinque metri dalla linea di meta azzurra piuttosto che tentare la segnatura “pesante”. Decisione fischiatissima dagli 80 mila dell’Olimpico.
Questo però non deve togliere nulla ai meriti di un’Italia messa bene in campo, quadrata, con la giusta voglia di non essere travolta dalla marea nera e che quindi ha lottato su ogni pallone.
E questo positivo atteggiamento è proseguito per tre quarti di partita quando, nonostante i numerosi cambi fatti da Brunel, è finita la benzina e gli AB’s hanno affondato il coltello nella nostra difesa andando in meta con Ma’a Nonu, Savea e Cory Jane.
La nota negativa per quanto riguarda gli Azzurri continua ad essere la sterilità in attacco. Tante volte, visto anche l’atteggiamento attendista dei tuttineri, abbiamo avuto in mano il pallino del gioco ma, tranne nell’occasione della meta di Sgarbi, non si è riusciti a trovare sbocchi al nostro gioco ed il drop di Orquera all’inizio del secondo tempo più che un’invenzione da parte del nostro numero 10, è sembrata una scelta obbligata per portare a casa almeno tre punti dopo tanto lavoro degli avanti.
In sintesi possiamo dire di aver visto una Nuova Zelanda con il freno a mano tirato che prende un sei politico nella pagella della partita ed un’Italia che fa ben sperare per la partita di sabato prossimo a Firenze, dove troveremo un’Australia in un momento difficile che, se riusciremo ad essere piu’ efficaci in attacco, potrebbe essere alla nostra portata.
Nei prossimi giorni online la fotogallery.