Arbitri-Inter-Juve, la guerra continua

19 novembre 2012 | 08:45
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Arbitri-Inter-Juve, la guerra continua

Giocano tutti per la Juve. E per la Fiorentina. La Lazio ferma i bianconeri sul pareggio, ma il Napoli si fa rimontare due gol dal più bel Milan della stagione e l’Inter agguanta in extremis un grande Cagliari esaltato a San Siro da Sau che non aveva lasciato traccia di sè durante il suo passaggio all’Albinoleffe.

Ma è stato lo sciagurato Giacomelli a impedire ai nerazzurri di vincere. Il rigore negato a Ranocchia è così netto che più netto non si può (come quello negato al Catania a San Siro contro i nerazzurri, per intenderci così anche gli accecati dal tifo stanno buoni).

Eppure, l’uomo di Braschi non lo vede, espelle Stramaccioni e scatena l’ira di Moratti che rivela un retroscena inquietante: «L’arbitro ha detto ai miei: voi dell’Inter dovete stare zitti. Con la Juve abbiamo vinto per grazia di Dio e poi ci sono commentatori televisivi che dicono cose in virtù della loro esperienza juventina».

Ogni riferimento a Massimo Mauro di Sky non è puramente casuale e la bagarre arbitrale conferma che Inter-Juve non finisce mai. Ma il problema è sempre lo stesso: sino a quando il Sistema ottuso di Blatter e Platini non accetterà l’uso della tecnologia e, sino a quando chi sbaglia di più non arbitrerà di meno, dovremo convivere con questo strazio. Una settimana fa, appena rieletto presidente dell’Aia, Nicchi disse: «Il meglio deve ancora venire».

Si è sbagliato. È il peggio che deve ancora venire e sta già arrivando. In serata, la Juve ha polemicamente pubblicato sul suo sito la relazione di Palazzi sulla legitimità del campionato 2005-2006 vinto dalla Juve e sulle presunte manovre indebite dell’allora presidente nerazzurro Giacinto Facchetti. La guerra continua ed è un peccato, perchè il campionato è sempre più interessante.

Se un fantasmagorico Marchetti e la traversa hanno permesso alla Lazio di fermare alla Juve a Torino, il Milan visto rimontare il Napoli che non gira quando non gira Cavani, non è più un Faraone e dieci mummie. È una squadra che sta ritrovando carattere grazie a un Faraone, alias Stephan El Shaarawy, 20 anni, 10 gol in campionato, 14 complessivi sino a questo momento. Per ritrovare un attaccante italiano così giovane e così prolifico, bisogna risalire a Giuseppe Meazza, il più grande giocatore di sempre del nostro calcio: alla fine degli Anni Venti, con la maglia dell’Inter, Meazza segnò 11 reti a 18 anni e 33 reti a 19 anni.

I velinari di Berlusconi sostengono che sia stata la visita del Cavaliere a Milanello a cambiare pelle al Milan: come se al San Paolo fosse andato in campo il presidente onorario. La verità è che se l’ex premier e Galliani lasciano lavorare in pace Allegri, con questo El Shaarawy e con questo Montolivo, il Milan può uscire dalla crisi. È pieno boom, invece, per la Fiorentina: 5 vittorie consecutive, 19 punti nelle ultime 7 partite, terzo posto con il Napoli, una qualità di gioco davvero superiore, un collettivo del gol che colma la lacuna del bomber da 15-20 reti, Toni rigenerato, la seconda difesa del campionato: nulla è impossibile per una formazione in estate letteralmente ricostruita dalle fondamenta, con 18 giocatori nuovo in organico. Per lo scudetto, tutti dovranno fare i conti con i viola.

Invece, non dovrà più compilare tabelle-salvezza Giovanni Stroppa: in un Paese in cui le dimissioni sono lo sport meno praticato, il successore di Zeman ha lasciato il Pescara dopo la sconfitta di Siena. Onore all’ex ragazzo del Milan che, incredibilmente, sin dal primo giorno in Abruzzo ha dovuto camminare sui tizzoni ardenti, pur avendo il Pescara rinunciato a Insigne, Immobile e Verratti, tanto per fare nomi e avendo letteralmente rifatto i connotati al club. Ciononostante, Stroppa ha totalizzato 11 punti in 13 partite, è in piena bagarre salvezza e non si capisce chi possa fare meglio di lui in queste condizioni. Auguri.

Il derby di Genova ha salvato la panchina di Ferrara, dopo sette sconfitte consecutive e ha picconato quella di Delneri, al quinto ko di fila che per i rossoblù diventano addirittura sei. Mentre la Samp esalta il talento di Icardi, 19 anni, al primo gol in serie A e proprio nella partita dell’anno in Liguria,

i rossoblù ultimi in classifica si preparano alla trasferta di Bergamo sotto sinistri

presagi. La B non è mai stata così vicina.