Centro polivalente senza gas, ieri staccata la luce

21 novembre 2012 | 19:51
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Centro polivalente senza gas, ieri staccata la luce

di Alessia Lombardo

«Ieri ci hanno staccato la luce, il gas è chiuso da un mese. Il telefono è stato staccato tre volte nell’arco di quattro mesi, l’ultima volta è stata lo scorso settembre quando ho pagato una bolletta di 130 euro». Così Gamal Bouchaib, coordinatore del centro polivalente provinciale, costretto a fare i conti con i tagli della politica all’immigrazione, in un momento storico in cui L’Aquila è chiamata all’integrazione post-ricostruzione.

«Stamattina – ha spiegato amareggiato sull’ennesimo taglio d’utenze – ho fatto riattaccare la luce pagando di tasca mia la bolletta di 78 euro. Non si può andare avanti così, nel nostro centro ci sono delle spese fisse a partire dal solo affitto che ci costa mensilmente 960 euro».

L’attività del centro è totalmente basata sul volontariato, con i sette volontari che gestiscono personalmente le attività. Attualmente sono 280 iscritti e la struttura polivalente, coordinata con sette associazioni, si occupa dell’articolo 18 e accoglie anche 17 ragazzi per il sostegno scolastico.

Il centro offre un corso di assistenza sociale, corsi per l’infanzia ed ha attivato anche un servizio con lo psicologo per casi di sfruttamento della prostituzione.

«La Giunta Chiodi – ha sottolineato Bouchaib – non può chiudere i rubinetti totalmente sui centri. Noi chiediamo il ripristino della legge 46 (sul sostegno all’immigrazione). Occorrerebbe un patto d’intesa tra la Regione Abruzzo, il Comune dell’Aquila e la Provincia per dare servizio ai nostri immigrati».

«La gestione annuale – ha continuato – ci costa circa 15mila euro. Il centro è nato nel 2007, ma dal 2011 andiamo avanti soltanto con i nostri sforzi, salvo il sostegno del Comune dell’Aquila. Dal 2011 la Regione, nonostante il piano triennale 2011-2013 che destinava il 10% ai centri polivalenti delle quattro province, ci ha dato zero. La Provincia ci ha dato 5 mila euro dopo sette mesi e il Comune dell’Aquila 13mila euro per un progetto e ci paghiamo un anno di affitto».

Amareggiato per la situazione che si è venuta a creare Bouchaib crede fermamente nell’integrazione di persone che, per strada e senza un’identificazione, si perderebbero. «Noi – ha detto – contribuiamo a formare il cittadino. Ogni giorno accogliamo persone con richieste differenti. Se chiuderò lo farò con l’anima che mi piange».

«Questo – ha continuato – è diventato un territorio di nessuno, l’unica arma è il bastone. La sicurezza però si fa con le politiche sociali».

Pur di non registrare la sconfitta il consigliere straniero del Comune dell’Aquila continua a mediare con la classe politica ed è in attesa di incontrare il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente e l’assessore Stefania Pezzopane, che negli anni si è sempre prodigata per assicurare delle risorse.

Dal 2011 a oggi in Abruzzo i centri polivalenti hanno avuto vita dura: mentre L’Aquila si barcamena tra un taglio e l’altro, Chieti ha chiuso; Teramo riesce a sopravvivere, ma Pescara, in serie difficoltà, resta aperto per il patto d’intersa tra il Comune, che ha fornito il locale, e la Regione.