
«C’é bisogno di intervenire non solo sullo spread finanziario, ma sullo spread economico, sullo spread sociale che sta divorando il presente ed il futuro dell’Italia». A sottolinearlo è Nichi Vendola, oggi a L’Aquila per la prima tappa della campagna elettorale per le primarie di domenica prossima.
«Quello che si sta perdendo è un Paese che sta inciampando nel fango, quello fisico, che abbiamo visto nei territori alluvionati, il fango morale di una classe dirigente al di sotto di ogni sospetto, il fango di una furbizia levantina che continua ad operare dentro la politica immaginando che la stessa non possa fare altro che ratificare in maniera notarile le scelte comandate dai poteri forti» ha spiegato il segretario nazionale di Sel. «Bisogna restituire al mondo del lavoro, alle giovani generazioni, la centralità sulla scena pubblica e bisogna dire ai poteri forti di mettersi di lato e questa volta tocca alla politica mettere regole, paletti e tagliare gli artigli a coloro che hanno ferito gravemente la nostra società» ha aggiunto.
«Vedo che l’Italia sta sprofondando in una condizione di incertezza e di inquietudine» ha proseguito Nichi Vendola, spiegando che «la situazione è drammatica, il ceto medio sta smottando verso la povertà». «Le giovani generazioni hanno ragione a ribellarsi – ha aggiunto – perché vivono nella scuola della Gelmini, in una scuola cioé devastata, regalata al decadimento, si preparano ad entrare in un mercato del lavoro che li stritolerà, non andranno mai in pensione come ci dice la Corte dei Conti e allora perché non devono ribellarsi i giovani di fronte a questo presente orribile, senza alcuna prospettiva di futuro?».
RISANARE DEBITI PRIVATI, FAMIGLIE E PMI – «Credo che il risanamento di cui c’é bisogno riguarda intanto i debiti privati, quelli delle famiglie quelli delle piccole imprese, il popolo delle partite Iva che sta crepando. 1.500 aziende al giorno chiudono» ha sottolineato Vendola, che ha preso posizione sull’argomento dopo le domande dei giornalisti che chiedevano se il processo di risanamento del Paese sia da considerarsi concluso con la fine dell’attuale legislatura.
«Queste aziende – ha aggiunto – chiudono talvolta perché gli enti pubblici a causa del Patto di stabilità non pagano gli stati di avanzamento dei cantieri e a loro volta le banche non prestano soldi perché preferiscono investire quelle somme nel mercato speculativo, nel mercato azionario».
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