
di Vincenzo Battista
Preziose, scaramantiche gioie d’oro, monili e ornamenti preziosi della tradizione abruzzese, nelle varie forme, richiamano le prime rappresentazioni, le più arcaiche, del corredo femminile, rinvenute recentemente nelle necropoli delle donne pretuzie (metà IV – III sec. a. C.) dell’età ellenistica: fogge e sagome simboliche, in definitiva, mutano solo in parte, da quel tempo antico fino ad oggi, nei materiali, a forma di luna per esempio, di sole, oppure geometrie divinatorie, ma anche nei vaghi d’oro di collane a girocollo, a grani di corallo esposti a partire dall’alba, dopo secoli e secoli, sui tavolacci, tra la polvere e gli animali da vendere in attesa del mediatore, le urla della folla che spinge, si accalca, vuol vedere quello spettacolo lussureggiante, mostrato, unico, di un “rito” annuale, che si celebra una volta l’anno dove è possibile guardare cose impensabili per i contadini, mentre qualcuno grida per richiamare l’attenzione della sua bancarella nell’antica fiera di Santa Caterina.
{{*ExtraImg_79144_ArtImgRight_300x286_}}Catenine, medaglioni, orecchini in oro, a cerchio o pendente, insieme a collane di pettorali con diverse catenelle sono esposte, mostrate ai contadini, i “clienti”, agitate in aria per farle luccicare, suscitare scalpore, uguali a quelle che si possono vedere nella tempera su tavola “[i]Le serpi[/i]” (anno 1900) di Francesco Paolo Michetti, ma anche nel quadro “[i]Il suono e il sonno[/i]” (anno 1893 ) di Basilio Cascella, oppure nell’olio su tela “[i]Il mio gioiello[/i]“ ( anno 1899) di Pasquale Celomi: contadine ritratte, dell’Ottocento verista, bucolico, agreste e pastorale, ma anche propiziatorio, apotropaico per alcuni versi.
{{*ExtraImg_79146_ArtImgLeft_300x412_}}Le donne mostrano l’oro, i gioielli indossati nella ruvidezza dei corpi, nei volti della fatica, nei colli e nelle mani bruciate dal sole, nelle pose della “festa” popolare, tra sacro e profano, ostentano la loro condizione di sottomissione al lavoro e soprattutto quello che può diventare il corpo con indosso la ricchezza dell’oro: una sorta di riscatto.
La fiera di Santa Caterina era anche questo. Al termine dei raccolti, nel piazzale della chiesa di Barisciano, il 25 novembre, si apriva la “borsa” delle merci, la più importante degli altopiani aquilani, si battevano i prezzi dello zafferano, i mercanti fissavano le quotazioni e con il ricavato della preziosa spezia, venduta, i contadini acquistavano gli orecchini d’oro, considerati un evento, un simbolo della cultura contadina, il primo corredo delle promesse spose; ma un’altra sposa, Santa Caterina martire, invocata per lo sposalizio mistico con la Chiesa, aleggiava sulla fiera.
{{*ExtraImg_79147_ArtImgRight_300x381_}}Coperta e ricompensata d’oro, si rifiutò di unirsi in matrimonio con l’imperatore Massenzio ( 278 -312 d. C.), così ricorda la Legenda Aurea e la tradizione popolare. Giovane principessa, unica figlia del re di Costa non si convertì agli idoli, neppure con i cinquanta filosofi e sapienti chiamati per allontanare la sua fede in Cristo. Fu condannata alla prigione, perseguitata come cristiana, torturata con la ruota dentata (diventata il suo attributo iconografico) e infine decapitata. Dal suo collo sgorgò il latte che nutre e protegge gli allevatori dei pascoli meridionali delle Locce, Chiusola, Passaneta del Gran Sasso; ma prima di tutto è icona, segno visivo, magnifica statua lignea, corredata da due ante di sportello di tabernacolo (come in un [i]storyboard[/i] sono rappresentate e illustrate le sequenze della sua mitica e mistica vita) Santa Caterina d’Alessandria era esposta nella galleria del primo piano del Museo d’Abruzzo, nel castello cinquecentesco.
Paesaggio e iconografia si sovrappongono, quindi, tradizione locale e beni culturali combaciano, si cercano, si richiamano a vicenda, si attraggono, nella consapevolezza che la cultura del paesaggio, il prossimo 25 novembre, testimonierà ancora una storia immateriale, tratteggiata sì, forse flebile, ma dalla memoria lunga, ancora percepita, che si insinua, scivola e si dispiega tra i furgoni e camion che si apriranno come bancarelle, nella fiera, con i prodotti, forme e oggetti, che racconteranno però un altro tempo.
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