Ricostruzione non aiuta edilizia: ‘Imprese falliscono’

Lavori pubblici ai minimi storici e ormai ridotti ad un quarto di quelli del 2007, edilizia privata totalmente ferma, imprese chiuse o in chiusura, anche a causa dei ritardati pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, perdita di 10 mila posti di lavoro (30% del totale) in due anni. A scattare la fotografia del settore edile in Abruzzo è stato il presidente dell’Ance Abruzzo, Antonio D’Intino, nel corso della presentazione della indagine semestrale di Confindustria Abruzzo.
Nel suo intervento il leader dei costruttori abruzzesi ha parlato di «numeri tutti negativi ed in caduta libera: investimenti, fatturato ed occupazione – ha sottolineato – sono a livelli minimi, con un processo molto preoccupante di destrutturazione in atto».
Nell’illustrare una situazione difficilissima, D’Intino ha chiesto «interventi rapidi e a costo zero», sottolineando che «un plauso va alla Regione per l’approvazione della legge di applicazione del Decreto Sviluppo relativo all’edilizia».
Due le priorità secondo il presidente dell’Ance Abruzzo: la certezza dei pagamenti in tempi definiti, anche grazie all’impegno dell’associazione nazionale; un piano di ‘housing sociale’, a livello regionale, che soddisfi la domanda di abitazione, ancora sostenuta, che proviene dalle fasce più deboli di popolazione.
D’Intino ha poi lanciato un appello agli amministratori regionali: «non sprechiamo in un piccolo abbassamento delle tasse quel tesoretto di circa 40 milioni di euro (sarebbero poche decine di euro l’anno pro-capite) – ha affermato – ma trasformiamoli in una occasione che dia sviluppo ed occupazione alla nostra regione».
Nell’invitare i suoi colleghi ad essere ottimisti, il presidente, vista la situazione drammatica, ha chiesto «questa volta più che mai, un sostegno alle istituzioni, sostegno fatto di regole certe, di procedure snelle, di norme condivise, di burocrazia non ostile ed, in ultimo, di disponibilità finanziarie».
RICOSTRUZIONE L’AQUILA? IMPRESE FALLISCONO – «Tutti speravamo che la ricostruzione avrebbe dato opportunità di lavoro e di crescita per l’occupazione e per le imprese, ma così non è stato e siamo di fronte a un paradosso: nonostante lavori per qualche miliardo di euro, le imprese stanno fallendo e aumenta la cassa integrazione», ha aggiunto il presidente dell’Ance Abruzzo, Antonio D’Intino. «Evidentemente – ha spiegato il leader dei costruttori abruzzesi – qualcosa non è andato per il verso giusto e non siamo stati capaci di cogliere appieno lo spirito della legge sulla ricostruzione che individuava nei fondi per la ricostruzione anche uno strumento per il sostegno e il rilancio delle attività economiche e sociali dei territori duramente colpiti dal terremoto e dell’intera regione».
Il presidente dell’Ance, ricordando che nei giorni scorsi il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, ha parlato di circa due miliardi disponibili da gennaio 2013, ha affermato che i costruttori «sono in attesa dei decreti governativi che regoleranno la ricostruzione dei centri storici», ma al tempo stesso ha espresso preoccupazione circa «la rapidità della spesa di questi fondi, ora che è venuto meno il meccanismo del finanziamento agevolato con la Cassa Depositi e Prestiti».
«Nei prossimi anni – ha proseguito – solo nel cratere, tra ricostruzione privata e pubblica, si prevede di investire più di un miliardo di euro l’anno. A questo punto tutti, istituzioni, imprese e sindacati, devono far sì che non si ripercorrano strade sbagliate e che si faccia un piano strategico finalizzato all’utilizzazione di tali risorse anche come volano per l’economia regionale».
«Le imprese edili abruzzesi, nel loro complesso, devono essere maggiormente coinvolte nelle attività di ricostruzione. Non possiamo e non vogliamo mettere barriere alla libera concorrenza, riteniamo però – ha concluso D’Intino – che vi possa essere la possibilità di inserire, nei criteri di scelta, parametri che favoriscano l’economia regionale».
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