
Il latte materno è prodotto da un ormone secreto da una ghiandola del cervello, l’ipofisi. Questa è stimolata a produrre latte ogni volta che il bebè esercita una pressione sul capezzolo della mamma per succhiare; di conseguenza se il numero di poppate diminuisce a causa della mancanza di tempo della mamma, anche la sua riserva di latte comincerà a ridursi.
E’ dopo i primi sei mesi che per le neomamme cominciano a presentarsi le prime difficoltà nel gestire le poppate regolari, e si comincia a sentire il bisogno di trovare un’alternativa, costituita dal biberon, e a volte anche dal latte artificiale; questo periodo generalmente coincide con lo svezzamento, in cui si cominciano a introdurre nell’alimentazione del piccolo anche altri cibi, come la frutta.
Il latte materno può essere tirato anche con gli appositi tiralatte, che permettono alla mamma di non dover aspettare che il piccolo si svegli per produrlo, e invece di conservarlo nei biberon per darglielo al momento giusto. Il latte materno infatti si conserva tranquillamente in frigorifero; il bebè poi si abitua abbastanza facilmente al biberon, che è decisamente più facile da succhiare, e dopo qualche tempo rifiuterà naturalmente la classica poppata.
Potete gestire il passaggio dal latte materno al biberon usando quest’ultimo come sostituzione una volta ogni quattro, e via via aumentare il suo utilizzo. Se il vostro latte scarseggia, come latte artificiale scegliete uno di quelli in commercio: in Italia la legge impone che siano tutti equivalenti, proibendo a pediatri e operatori sanitari di consigliarne uno in particolare per evitare di favorire interessi personali.
[i]*Fonte: Donna.libero.it[/i]