Abruzzo, 123 abitanti in meno

29 novembre 2012 | 12:48
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Abruzzo, 123 abitanti in meno

La popolazione abruzzese è passata da 1.344.932 abitanti del 31.12.11 a 1.344.809 del 31.05.12. Con 123 abitanti in meno, nei primi cinque mesi del 2012, la flessione della popolazione abruzzese è stata dello 0,01% e si è realizzato il peggior risultato degli ultimi dieci anni in controtendenza con il dato italiano che ha invece segnato una crescita dello 0,07%.

I dati sono del dottor Aldo Ronci, ricercatore abruzzese. La decrescita della popolazione abruzzese – spiega – è dipesa dal fatto che l’incremento del saldo migratorio (+1.949), per la prima volta in dieci anni, non è riuscito a compensare il decremento del saldo naturale (-2.072).

I sei comuni costieri ad alta crescita che anche nei primi cinque mesi del 2012 hanno conseguito risultati eccezionali sono Montesilvano (+358), Spoltore (+175), Città S. Angelo (+101) San Giovanni Teatino (+211), Francavilla (+137) e Vasto (+200). In valori percentuali i sei comuni (+0,72%) crescono mediamente 10 volte di più del valore medio nazionale (+0.07%).

Le variazioni della popolazione nelle province abruzzesi nei primi cinque mesi del 2012 non sono omogenee. Le province di Pescara (+231) e Chieti (+78) crescono, mentre L’Aquila (-374) e Teramo (-58) decrescono.

La diminuzione della popolazione abruzzese verificatasi tra gennaio e Maggio 2012 ha fatto registrare il peggior risultato degli ultimi dieci anni e se a questo aggiungiamo: che le imprese in Abruzzo, nei primi nove mesi 2012, hanno conseguito una crescita percentuale pari a zero mai subita negli ultimi dieci anni; che le esportazioni, che sono state, grazie ai mezzi di trasporto, il punto di forza dell’economia abruzzese, nel I semestre 2012 subiscono una pesante flessione; che il credit crunch effettuato dalle banche nel I semestre 2012 ha segnato il peggiore esito degli ultimi dieci anni; che, come rilevato da Bankitalia, Cresa e Confindustria, nel I semestre 2012, I livelli produttivi dell’industria manifatturiera si sono ridotti, i consumi hanno subito una contrazione e la propensione a investire è rimasta modesta; che, come denunciato dai sindacati, l’occupazione è rimasta sostanzialmente stabile ma la cassa integrazione ha raggiunto livelli altissimi; obtorto collo, bisogna ammettere che l’economia abruzzese si trova in piena recessione, va peggio di quella italiana e cosa ancora più grave anche di quella del Mezzogiorno Da tutte le parti si auspica che, da parte della Regione, siano destinate risorse per lo sviluppo ma, considerata la loro esiguità, bisogna fissare le priorità.

«Come ripeto da qualche tempo – afferma Ronci – a mio avviso la priorità delle priorità è il miglioramento della competitività del sistema produttivo regionale attraverso l’innovazione. In questa direzione la Regione Abruzzo ha incentrato la sua azione su “i poli d’innovazione” e su “le reti di imprese” che purtroppo da soli non sono sufficienti per innescare un processo di sviluppo perché coinvolgono solo marginalmente il mondo delle microinprese (126.000 su 133.000) che costituiscono l’ossatura dell’economia abruzzese, che impiegano il 52% degli occupati, che per motivi strutturali hanno una scarsa propensione all’innovazione e pertanto hanno bisogno di obiettivi strategici mirati e di specifici e particolari interventi».

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