
di Alessia Lombardo
La pazienza è finita, i due proprietari dell’Irish Piccolo a malincuore mettono in vendita la propria attività nel cuore del centro storico aquilano.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, dopo i numerosi soldi spesi invano per ricollocazione post-sisma e agibilità parziali, oltre alle mancate luminarie in via Sassa è la difficoltà dei clienti nel raggiungere il pub, dopo le ultime ordinanze del Comune dell’Aquila per il controllo della messa in sicurezza degli edifici.
Il locale, tra i più frequentati dagli aquilani prima del terremoto del 6 aprile 2009, si era ricollocato temporaneamente sul viale della Croce Rossa, poi il ritorno in centro, una riapertura, lo scorso 25 luglio, che ha restituito il sorriso agli [i]habitué[/i] in una location comunque macabra.
«Dopo la nostra attività c’è la fine del mondo – ironizza Francesco Del Prete, uno dei due soci proprietari – il Comune ci ha abbandonato a noi stessi, siamo soltanto un numero e ci ha presenti solo quando si tratta di pagare. Il Corso è chiuso dai Quattro Cantoni a piazza Verdi, noi siamo oscurati dal tendone che hanno spostato in piazza Duomo e dall’edicola. Nessuno ci vede eppure nella nostra via è aperta e c’è anche la chiesa».
«Non siamo stati considerati neanche per le luminarie natalizie – tuona – tutti i sacrifici fatti non servono a nulla, nessuno ci dice niente e il Comune apre e chiude come meglio crede. Anche noi siamo dei contribuenti aquilani. Io sono di Vasto e il mio socio Andrea Ventruto è di Brindisi, ma ci sentiamo aquilani a tutti gli effetti e da anni siamo titolari di questa attività».
Del Prete si sofferma sull’impegno economico sostenuto negli ultimi anni. «Dopo il sisma – spiega amareggiato – avevamo rinvestito nel locale del viale della Croce Rossa, perché ci avevano detto che prima di tre anni non si sarebbe potuti tornare in centro. Dopo un anno e mezzo invece si poteva tornare nel cuore della città così siamo stati costretti a vendere».
«Tra la commozione dei presenti – aggiunge – abbiamo riaperto il 25 luglio 2012 pagando, tra le altre cose, 4-500 euro per l’agibilità parziale, valida per sei mesi. Ci è stata richiesta, dopo l’ordinanza di chiusura del centro, una nuova agibilità parziale, quindi per noi ci sono state altre spese».
«Noi – precisa – come tutti abbiamo pagato per i tavoli messi fuori alla riapertura che erano posizionati sul suolo pubblico. Non vogliamo essere né i primi né gli ultimi contribuenti della città ci piacerebbe soltanto essere uguali agli altri e non solo quando si paga».
Amareggiato e ormai stanco di scoprire ogni giorno novità e pagamenti Del Prete dichiara il [i]game over[/i]. «Metto in vendita pubblicamente la mia attività – tuona – siamo stufi di tutto perché dimenticati. Non abbiamo più voglia di lavorare la sera e fare dei sacrifici perché siamo soltanto un numero».
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