
Un appello per fermare la demolizione della storica sede dell’Inail. Non è passata in silenzio la distruzione del palazzo in corso Federico II, incominciata alcuni giorni fa ad opera della ditta Taddei del Gruppo Edimo. Un palazzo di epoca fascista, gravemente danneggiato dal terremoto del 2009.
L’appello arriva da Giandomenico Cifani, ricercatore del Cnr e responsabile della sezione aquilana di Italia nostra, Donato Di Ludovico dell’Istituto nazionale di urbanistica, e Pierluigi Properzi, consigliere comunale e ordinario di Tecnica urbanistica dell’Università dell’Aquila, che hanno scritto una lettera, tra gli altri, al ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca, al ministero per i Beni artistici e culturali, al sindaco Massimo Cialente.
«Il centro storico per le parti non distrutte dal terremoto, viene distrutto dai nuovi barbari», questa la denuncia del gruppo di oppositori. «In queste ore si sta procedendo, a tappe forzate, alla demolizione della storica sede dell’Inail in corso Federico II, accanto al Cinema Massimo», scrivono , «uno dei numerosi edifici realizzati in epoca fascista che, notoriamente, all’Aquila ha prodotto interventi di grande qualità architettonica e che caratterizza profondamente intere parti del tessuto urbano, ma anche strutturale visto che sono tra gli edifici che hanno
subìto meno danni dal terremoto del 2009».
«Il fatto è tanto più grave, e lascia sconcertati», prosegue la nota, «se si pensa non solo che dalla scheda AeDES (Scheda di 1° livello di rilevamento danno, pronto intervento e agibilità per edifici ordinari nell’emergenza post-sismica) risultano solo danni strutturali leggeri ma anche, e soprattutto, che l’edificio è vincolato. Se questa è la logica che sottende al recupero di uno dei più importanti centri storici d’Italia vuol dire che di fronte al nostro patrimonio storico, architettonico e urbanistico, qualsiasi sensibilità è ormai perduta. Questo gravissimo episodio, inoltre, dimostra ancora una volta che le complesse, contraddittorie e incomprensibili norme “costruite” per il dopo-terremoto del 2009 sono assolutamente “improprie” e consentono tutto e il contrario di tutto senza, per altro, alcun controllo della spesa».
«Le tanto attese “nuove procedure” che dovrebbero essere tra poco – si spera – emanate rischiano di
arrivare fuori tempo massimo. Verrebbe da dire: “L’Aquila addio….” oppure “Dio salvi L’Aquila” come il Dossier INU del 2010».