
di Ariale
Ho trascorso tutta la vita in una terra di mezzo, né sud né nord, in un tempo sospeso. . . una pausa interminabile. . .nella mia età di mezzo.
Per 50 lunghi anni l’ho aspettata.
E’ stato faticoso, ecco, questo lo posso dire con chiarezza, molto faticoso aderire ad un destino sicuramente non comune.
Ho dovuto domare i ricordi, non dar modo all’amarezza, e alle nevrosi, di controllare la mia vita cercando quotidianamente la forza di continuare ad aspettarla, in questa terra di mezzo, in questo tempo di mezzo. . .
Ecco, questi sono stati i miei ultimi 50 anni: lo sguardo fermo verso una meta, cedevole a volte alla rassegnazione, forte nell’ostinazione di volerla, finalmente, rivedere di nuovo sferzante con [i]ju[/i], [i]maè[/i], [i]fra’[/i]. . . nelle vie del centro, nel mercato dai tettini bianchi, nei portici sovraffollati di una città rifondata. . .
. . . la mia città. . .
E’ stata un’attesa lunghissima, infinita . . . 50 anni!
Avevo timore che i fili del mio destino fossero recisi prima . . . che non avessi tempo sufficiente: questa la carta da giocare. . . questa la mia vita segnata dall’attesa . . . aspettarne il ritorno . . . come Penelope che tesse la tela o come l’innamorato che scrive, ogni mattina, il proprio cantico dei cantici con malinconia.
Ho visto polvere alzarsi per anni, quando dinosauri meccanici inghiottivano le case poi ricostruite, alcune anche più belle, macchie di colore in mezzo al grigio scomposto di una terra con le radici capovolte, mentre la realtà e i ricordi sbiadivano fissando altre immagini.
All’inizio, ogni sera, contavo le luci intorno alla mia casa . . . 3,10, 31 . . . poi finalmente 100 . . . 175 . . sempre di più. . . e le strade erano diverse . . . alcune non portavano più a niente, altre erano lingue nere proiettate verso nuovi caseggiati . . . nuovi panorami che sostituivano i vecchi : era la ricostruzione . . . e quando la vedevo le mie rughe si appianavano in questo viaggio di luce che ha rivisitato la dimensione umana del tempo.
Tutta la vita ho conosciuto la tentazione di murare il passato e andare oltre, altre terre . . . nord, sud . . .
Volevo confini precisi, un’altra storia, stanca di volgere lo sguardo altrove quando si infrangeva sulle rovine di percorsi vissuti.
I ricordi dei miei primi 25 anni hanno incatenato, con nostalgia, tutte le ore di ogni giorno futuro.
Però l’aria, con il suo linguaggio immutato, bella, corposa frizzante, pulita . . . mi corteggiava, volteggiando bizzarra intorno ai pensieri, e fomentava le mie convinzioni e speranze.
L’unica ad essere rimasta uguale a se stessa, l’unica custode di memoria e futuro.
Allora chiedevo tregua ai miei conflitti e facevo pace con la storia . . . e gli anni passavano . . . e ne sono passati tanti . . . 50 .
Ero giovane ieri ed oggi sono vecchia . . .75 anni,
ma alla fine . . . l’ho spuntata . . .
Come un’Itaca che torna ad Ulisse . . . l’ho rivista . . . nuova, bella, rinnovata, né com’era e né dov’era ma migliore, lucida, smagliante, penso sorridendo mentre cammino lungo il parco fluviale dell’Aterno.
L’acqua che torna all’acqua battezza nuovamente la città, come fu allora per la sua fondazione, oggi rifondazione. Sulle piste ciclabili ragazzini e adulti si divertono e raggiungono i parchi: quello di piazza d’Armi è un bel complesso sportivo proprio vicino lo scrigno dell’antica città custodita gelosamente, e sicura, intra moenia. Il campus universitario nel bel parco di Collemaggio custodisce le eccellenze e la vocazione ritrovata: la città universitaria con scuole di alta formazione, in colloquio costante con gli istituti di ricerca e il mondo imprenditoriale, servizi e infrastrutture per gli studenti alloggiati nel progetto case , collegamenti con navette elettriche, uso di energie rinnovabili. Chiese e dimore civiche, nel centro cittadino, recuperate e riconvertite in spazi polifunzionali sposando l’antica pietra con materiali resilienti in raffinati [i]design[/i] che hanno visto concorsi internazionali coniugare la trasformazione con la riqualificazione, il passato con il futuro, parametri innovativi e soluzioni integrate rinnovabili . . .studi preziosi di giovani tecnici aquilani, una smart city . . . una smile city .
La qualità della vita che piano piano, a dispetto dei primi catastrofici anni, è risalita fino a raggiungere e superarsi.
Nell’età delle transenne e delle macerie è stato duro serrare i denti ogni mattina e accatastare i giorni ai giorni per guadagnare mesi e finalmente anni.
Un minuto non dura sempre un minuto. . . a volte sembra somigli all’infinito.
Ma guardare oltre, dall’alto, ostinatamente, la mia città in trasformazione, mi ha regalato la pazienza di aspettarla . . . in uno sviluppo urbano ed economico che l’ha rilanciata in queste nozze di diamante in cui abbiamo rinnovato la nostra unione perché la sua storia è la mia storia, la sua vita è la mia vita, il suo destino è il mio, legati, imprescindibili, inseparabili nella buona e nella cattiva e sorte . . . con i leoni di nuovo a guardia di San Pietro, la pietra l’acciaio la resina e il vetro che guardo oltre la calotta di questo nuovo cielo mentre l’aria, immutata nel tempo, inonda il mio corpo ormai vecchio e mi rende giovane con l’energia e la passione di un amore, rincorso una vita, e finalmente riabbracciato . . .
In una storia capovolta . . . con la città, che torna
. . . come un’Itaca ai suoi Ulisse.
L’Aquila, 4 dicembre 2060
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