
di Marianna Gianforte
Ha riaperto questa mattina il palazzetto dei Nobili, in piazza Santa Margherita. Un altro pezzo di città torna a vivere, nel cuore ancora deserto del centro storico, uno dei luoghi più frequentati dalla cittadinanza e dagli universitari. Alle 11 il taglio del nastro, con l’arcivescovo Giuseppe Molinari che ha benedetto il monumento «luogo d’incontro e di cultura» tra i più sentiti dalla cittadinanza.
{{*ExtraImg_82669_ArtImgRight_300x225_}}Tante le autorità presenti, tra cui il sindaco Massimo Cialente, gli assessori Pietro Di Stefano e Stefania Pezzopane, il direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Abruzzo, Fabrizio Magani, l’ex commissario del Mibac, Luciano Marchetti, con cui i lavori sono cominciati, oltre un anno fa, e tutti coloro che a vario titolo si sono occupati del recupero architettonico, storico e artistico del palazzetto dei Nobili. Doveva esserci anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che ha disdetto ieri sera, impegnato a Roma per la crisi di governo. Una presenza, quella di Fini, attesa da tempo, in quanto il recupero del palazzetto dei Nobili è stato possibile proprio grazie a un milione di euro versato dai deputati e dai dipendenti della Camera dei deputati, che hanno così testimoniato la loro vicinanza alla città terremotata.
{{*ExtraImg_82670_ArtImgLeft_300x225_}}«Quando Fini mi chiamò, alcuni mesi dopo il sisma», ha spiegato il sindaco, «per dirmi che c’era un milione di euro donati dai deputati e dai dipendenti della Camera, mi chiese che cosa avrei voluto restaurare con quella donazione importante. Io pensai subito a uno dei luoghi più cari agli aquilani: il palazzetto dei Nobili, da sempre punto di riferimento per la città. Non c’era mostra, o convegno, o dibattito, o assemblea pubblica che non passasse per il palazzetto dei Nobili. E in un certo senso il tendone di piazza Duomo è stato per tre anni e mezzo il nuovo palazzetto dei Nobili». «Il presidente della Camera mi ha chiesto anche di intitolarlo “Magnifica Camera”, a ricordo della donazione dei deputati. Un suggerimento che probabilmente sarà accettato».
Cialente ha, poi, promesso che questo restauro «non resterà una cattedrale nel deserto. Mi piace ricordare che intorno alle cattedrali nel deserto sono sempre sorti i villaggi. Sarà così anche in questo caso. Questo luogo accelererà anche altri recuperi: primo fra tutti quello del palazzo di città. Abbiamo ricostruito l’agorà, adesso pensiamo alla “casa di tutti”», ha detto riferendosi alla sede del Comune, a piazza Palazzo.
{{*ExtraImg_82671_ArtImgRight_300x225_}}Soddisfatto per il lavoro svolto il direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici d’Abruzzo, Magani. «Un edificio storico che va vissuto davvero», ha detto, e infatti già oggi ci sarà la prima riunione del comitato per la candidatura dell’Aquila a Capitale della cultura 2019.
Quanto alla preoccupazione sull’aver restaurato una “cattedrale nel deserto”, Magani ha assicurato che «stiamo seguendo un programma di recupero ben preciso e ambizioso. La Soprintendenza ha promosso un programma di recupero del centro storico e del suo cratere. Però, per adesso», ha spiegato, «diamo la precedenza al recupero di quei luoghi destinatari di donazioni: queste sono le priorità».
Il restauro del palazzetto dei Nobili (XIII secolo) ha riguardato sia la parte architettonica e strutturale, attraverso interventi di ripristino e consolidamento delle murature, delle volte loggiate e della volta del salone di rappresentanza e del tetto. Sia la parte storica e artistica, molto complessa: sono stati recuperati stucchi, dipinti mobili, arredi lignei, elementi lapidei, ricollocati gli stucchi del Salone, crollati a terra dopo il sisma, recuperati e accatastati. Sono stati riassemblati 500 frammenti originali: quasi il 100% dei frammenti più grandi e il 70% di quelli più piccoli, che spesso sono stati determinanti per ricollegare ampie porzioni. E’ stata recuperata la volta del loggiato, dell’edicola della saletta contigua al salone, degli stucchi del prospetto principale.
I lavori sono stati eseguiti con gli architetti Giuseppe di Girolamo e Corrado Marsili, Bianca Maria Colasacco, Carlo Lufrano.
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