
Ancora una volta solo davanti al foglio a raccoglier riflessioni.
Cosa vuol dire esser soli in questo periodo?
Se inserisco su google le parole natale e solitudine scopro una miniera di pensieri.
C’è chi parla di “obbligo di dover essere felici a comando”, chi invita a passarlo con i volontari aiutando i meno fortunati, chi “forse questo sarà uno dei più brutti natali che ho passato perchè proprio ieri ho perso una persona a cui voglio un mondo di bene e non mi do pace!”.
Alberi addobbati, fiocchi, presepi, tanti colori e suoni, e tante luci tutt’attorno non bastano ad illuminare ogni anima, anzi paradossalmente di fronte ad un tale baluginio, per alcuni tutto sembra più buio.
E’ quasi impossibile, a leggere tra le righe, scindere la parola solitudine da quella di tristezza, quando il natale è alle porte, per chi non ha un compagno, un amico, un parente o anche solo un conoscente con cui condividere lo spirito della festa.
Torna pressante il messaggio dell’abbraccio, perché a natale tutti abbracciano tutti.
Anche le persone un po’ “orse” tutto l’anno si convertono a manifestazioni di affetto verso chi hanno intorno. Tutti stringiamo le braccia davanti a noi alla ricerca di qualcosa da afferrare, ma se le braccia stringendosi non trovano nulla, un corpo, un contatto, una sensazione, si appoggiano al nostro petto fredde, vuote, deluse.
Di sicuro ad alleviare la malinconia non contribuisce tutto il contorno. I negozi, nella speranza di poter aumentare un po’ le vendite, iniziano a far vetrine a tema da fine novembre, e la pubblicità diventa martellante di rubicondi nonni barbuti e nipotini in ghingheri davanti ad esorbitanti fette di dolci di marca, il tutto immerso in una calda luce dorata, e in un motivetto d’occasione con profuso tintinnio di campanelle.
Ma parliamo anche di soluzioni, perché pur nella piena consapevolezza delle difficoltà, non è mai positivo cedere al disagio.
Perciò, organizziamoci:
1. Per i più battaglieri, dismesse pantofole e pigiamone con orsacchiotti, e vestiti di dovere per il freddo, andiamo in uno dei centri di accoglienza presenti in ogni città e, ricerchiamo quella luce nel sorriso di chi riceve un piatto di minestra fumante dalle nostre mani.
2. Per chi è più dimesso, creiamo comunque un clima vivibile, che non ci tenga troppo concentrati sulla situazione. Un po’ di musica rilassante, (vietate quelle natalizie), un buon libro o un film che non lasci troppo pensare, (i film commoventi sono relegati a dopo la befana). O un piccolo nuovo inizio, quella cosa che mai ci siamo concessi di fare perché troppo pressati dagli impegni e dall’altrui presenza. Si, perché anche il più solo di tutti, almeno una volta nella vita ha sentito di avere troppa gente attorno. Dipingete un quadro, infilatevi una tuta ed andate a correre, sperimentate quel libro di cucina malriposto a prender polvere su uno scaffale da mesi, e soprattutto coccolatevi, con cioccolata e un bagno caldo ricco di sali. Che per pensare alle tasse e solitudine avrete tutto l’anno nuovo.
3. Per chi sta proprio male e non ce la fa, il miglior regalo che si può fare a se stessi è, ammettere di aver bisogno di aiuto. La vostra agendina non è poi così vuota, soltanto basta alzare la cornetta e comporre il numero. L’amico che non sentite da anni, magari solo come voi, avrà tutto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con voi. E dove nessuno vi risponda resta sempre il Telefono Amico, 199 284 284. Tanti volontari a vostra disposizione che hanno deciso di trascorrere questo momento di festa per aiutare quanti si trovano in difficoltà.
Christian Colombo