
di Tiziana Pasetti
L’Aquila, città già toccata dalla mano livellatrice in più occasioni, compreso un passato assai recente, si è svegliata, forse, nel giorno X, ricoperta di neve.
Forse, certo. Perché in effetti chi può veramente dire che la fine del mondo non sia avvenuta? Che un asteroide non ci abbia colpiti nel sonno facendo esplodere ognuno di noi e proiettando la nostra anima in uno degli infiniti universi paralleli matematicamente ipotizzati e ipotizzabili?
Forse quello che chiamiamo il nostro mondo è già un mondo fa. E forse il trapasso è stato dolce e terribile insieme. Nessun dolore, che parliamoci chiaro, è questo che ci spaventa tanto, ma neanche il paradiso e tantomeno uno stimolante inferno. No. Un mondo identico a quello che ricordiamo. Anche qui si pagano tasse e bollette in modo direttamente proporzionale al fattore furbizia, anche qui L’Aquila è crollata e sciattamente (non) riprogettata.
Le ossa sono ancora intere o così almeno sembra. Ecco. Io spero che sia sempre così, per chi va via. E che possa essere una speranza e un sollievo per chi resta. Pensare che non ci sia sofferenza. Pensare che sia un sogno, il dolore.
tpasetti@gmail.com
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