Mensa Celestiniana, il Natale dei senza tetto

25 dicembre 2012 | 20:07
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Mensa Celestiniana, il Natale dei senza tetto

di Marianna Gianforte

Il cenone della Vigilia di Natale a base di pesce. Il pranzo del 25 dicembre tradizionale: pasta al forno, agnello con patate, dolci natalizi, torrone, panettone, pandoro e spumante.

Le 90 persone dell’Aquila e del territorio che ogni giorno sono ospiti della Mensa celestiniana della Fraterna Tau hanno potuto festeggiare la nascita di Gesù sentendosi meno soli.

Sono i senza tetto e persone ai margini della società, tossicodipendenti o giovani sbandati che nella Mensa celestiniana, prima del sisma in via dei Giardini e attualmente vicino a piazza d’Armi, nell’area della chiesa provvisoria di San Bernardino, trovano calore, un tetto, un pasto caldo e fresco e l’accoglienza di una trentina di volontari che tutti i giorni si danno da fare per loro.

Non soltanto per fornire un pasto, ma anche per gestire le diverse attività della onlus, tra cui il Centro di accoglienza dove trovano ricovero donne sole con bambini, spesso straniere, arrivate all’Aquila prima del sisma nella speranza di trovare un lavoro e ora rimaste senza casa.

Il numero degli ospiti della Mensa celestiniana e del Centro di accoglienza, infatti, «è aumentato in modo esponenziale dal terremoto del 2009», spiega Pierino Giorgi, priore della Fraterna Tau. «Ogni giorno i nostri ospiti cambiano e le situazioni sono diverse. Si tratta di gente rimasta senza lavoro dopo il sisma, negozianti ed ex negozianti e gente che ha perso l’occupazione perché l’azienda per la quale lavorava ha chiuso dopo il terremoto. Ci sono tanti padri di famiglia, poi, che non se la sentono si sedersi a mensa con i figli, e vengono a prendere i pasti separatamente per portarli a casa». Non solo. «Arrivano diverse mamme con figli in età scolare a chiederci un aiuto economico per pagare le bollette, perchè i gestori hanno staccato le loro utenze».

Casi al limite dell’emarginazione sociale sono numerosi anche tra gli stranieri. «Sono arrivati qui con la speranza di trovare un lavoro prima del sisma», aggiunge Giorgi, «in spesso sono arrivati nella città terremotata per inserirsi nella ricostruzione. Molte badanti, infine, sono rimaste senza lavoro perché le famiglie si sono disgregate, hanno lasciato le loro abitazioni inagibili trovando altre soluzioni e per loro non c’era più lavoro. Oppure hanno perso l’alloggio e non è prevista alcuna assistenza post-sisma». Una nuova situazione che ha indotto la Fraterna Tau a spostare gli uffici nei container e collocare il Centro di accoglienza nella struttura muraria. Sono tanti i senza tetto che il Comune manda ai volontari della Fraterna perché non può prendersi cura di loro. «In molti casi riusciamo a ricollocare queste persone, aquilani e stranieri, nel mondo del lavoro», aggiunge il priore, «grazie a una rete di solidarietà composta anche da imprenditori che ci aiuta».

C’è poi la nota stonata del progetto del Villaggio dei giovani volontari, che dovrebbe essere realizzato in uno dei quartieri del progetto Case di Coppito. «Il villaggio deve ospitare i 30 volontari che ci aiutano tutti i giorni e che sono costretti a tornare a casa fuori città, tutti i giorni, perché qui non hanno una sede», chiarisce Giorgi, amareggiato perché «sono tre anni che aspettiamo che il Comune approvi il progetto».

Ma le necessarie autorizzazioni tardano ad arrivare, «nonostante ci siano 750mila euro donati dal Rotary Club di Roma, Ipab L’Aquila, Atletica L’Aquila, l’Associazione Massimo Oddo di Pescara. Fondi già assegnati e pronti per essere investiti».

Oltre al pasto per persone indigenti, la Mensa celestiniana si occupa anche della distribuzione settimanale di pacchi di viveri, offre la possibilità di fare la doccia ogni mattina, aiuta nel pagamento di bollette e nel reinserimento lavorativo e sociale, fornisce pannolini, omogeneizzati, latte, abbigliamento e prodotti vari per la crescita dei neonati.