
Le motivazioni del gup di Teramo, Marina Tommolini, che ha condannato a ottobre scorso all’ergastolo Salvatore Parolisi sono state depositate ieri.
Ma né i legali del caporal maggiore (Valter Biscotti e Nicodemo Gentile) né il legale della famiglia Rea (Mauro Gionni) hanno ancora avuto copia né hanno avuto possibilità di leggerla per capire cosa abbia convinto il gup Tommolini a condannare al carcere a vita il sottufficiale.
Il “no comment” accomuna difesa e parti civili. «Non possiamo rilasciare commenti senza aver letto le motivazioni della sentenza», dicono i legali. Per i difensori di Parolisi, al di là dei commenti, sembra certa la strada del ricorso in Appello, se non altro perchè vogliono dimostrare la completa estraneità al delitto di Ripe di Civitella (avvenuto il 18 aprile del 2011 nel bosco delle Casermette) ed anche che Parolisi ha detto sempre la verità.
È stata questa l’impostazione difensiva tenuta durante il processo.
Le motivazioni di condanna di Parolisi sono contenute in 67 pagine in cui il gup farebbe emergere come la prova fattuale della colpevolezza sia più forte di quella scientifica. Quel delitto sarebbe la risposta al rifiuto di Melania ad avere un rapporto sessuale al bosco delle Casermette dove la coppia si sarebbe diretta il giorno della scomparsa di Melania spostandosi da Colle San Marco. La donna doveva fare pipì e si era nascosta dietro al chiosco; il marito avrebbe voluto avere un rapporto sessuale, ma Melania avrebbe rifiutato scatenando la sua ira culminata con le 35 coltellate mortali.
Secondo il giudice si è trattato di un delitto d’impeto che non avrebbe nulla a che vedere con le relazioni extraconiugali di Parolisi, maturato a causa della frustrazione vissuta dall’uomo nei confronti di Melania, “figura dominante” della coppia. Nella ricostruzione fornita dal magistrato l’omicidio si sarebbe consumato in pochi momenti. La vista della moglie seminuda – sempre secondo il giudice – avrebbe verosimilmente eccitato Parolisi che si è avvicinato e ha baciato la donna, per avere un rapporto sessuale. Melania però avrebbe rifiutato l’avance, forse rimproverando il marito, che a quel punto ha reagito all’ennesima umiliazione, sferrando i colpi con il coltello a serramanico che aveva in tasca.
GUP, MENZOGNE PAROLISI SONO UNA SORTA DI CONFESSIONE–
«Nel tentativo di allontanare i sospetti», Parolisi «ha fornito, con proprie dichiarazioni e interviste televisive, una mole di menzogne che, inconsapevolmente, hanno costituito una sorta di confessione». A sostenerlo, secondo quanto riferito dall’Ansa, è il giudice Maria Tommolini nelle motivazioni della sentenza con la quale, lo scorso 26 ottobre, Salvatore Parolisi, è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio della moglie Melania Rea, uccisa a coltellate a Ripe di Civitella (Teramo) il 18 aprile 2011.
«Una mole di menzogne (così come era solito fare nella propria vita quotidiana) – scrive il magistrato – che ha offerto al giudicante una chiave di lettura che ha consentito di ricostruire la dinamica dell’accaduto, il movente e l’effettiva personalità di un uomo che ha vissuto e vive una propria realtà, che prende spunto dal vero, lo rielabora e, quindi, lo eleva a verità tanto da essersi già assolto dai terribili delitti commessi».
GUP,TRA SALVATORE E LUDOVICA 5395 CHIAMATE IN 2 ANNI – Nella sentenza di condanna a Parolisi, il Gup Tommolini parla anche del rapporto tra il caporal maggiore e la soldatessa Ludovica e pur escludendo implicazioni dirette sul’omicidio, afferma che la relazione tra i due era ancora in atto. Per dimostrare probabilmente che Salvatore ha detto troppe bugie anche sul rapporto tra i due agli inquirenti, cita le telefonate intercorse tra i due: dal 2 settembre 2009, data presumibile dell’inizio del rapporto, al 27 aprile 2011 Salvatore e Ludovica si sono scambiate 5395 chiamate e 4012 sms. Il che significa che nei 603 giorni del loro rapporto tra i due c’é stata una media di 8,9 telefonate al giorno e 6,6 messaggi tale da spingere il giudice ad affermare che «vi era da circa due anni una stabile relazione sentimentale ancora in corso».
GUP TERAMO, PAROLISI UNICO RESPONSABILE DELITTO – Nelle motivazioni di condanna all’ergastolo, il gup di Teramo ritiene Salvatore Parolisi l’unico responsabile del delitto della moglie Melania Rea.
Per il giudice è il caporalmaggiore l’assassino, e’ sempre lui che ha tentato di depistare le indagini, che ha infierito sul corpo della moglie morta dissanguata dieci minuti dopo che le e’ stata vibrata la coltellata mortale fra le 35 analizzate. Sarebbe sempre il sottufficiale ad aver conficcato una siringa sul corpo della donna, ad aver inciso una “Croce di Sant’Andrea” sull’addome ed una svastica nell’interno coscia per dirottare le indagini verso un maniaco sessuale e tossicodipendente.
Nella motivazioni, il gup esclude che Melania avesse un amante. La vittima conosceva il suo assassino il quale conosceva bene il bosco di Ripe di Civitella del Tronto (Teramo). Sul corpo di Melania non ci sono ferite che facciano pensare al tentativo di difesa da un aggressore sconosciuto. Nella sentenza, il giudice ha disposto anche il dissequestro del pc di quella che era l’amante di Parolisi e la restituzione di abiti ed accessori appartenenti a Melania alla famiglia, fatta eccezione degli abiti indossati il giorno del delitto che restano confiscati.
LEGALE REA, INEQUIVOCABILE ATTRIBUZIONE OMICIDIO – «Parolisi risulta colpevole al di là di ogni dubbio»: lo sottolinea l’avvocato di parte civile Mauro Gionni, che assiste i familiari della vittima Melania Rea.
«Occorre leggere con attenzione tutte le motivazioni depositate dal Gup di Teramo Marina Tommolini prima di esprimersi, ma – spiega l’avvocato – da una lettura sommaria, il giudice ricostruisce il fatto come commesso da Parolisi anche seguendo le obiezioni sollevate dalla difesa, e resta inequivocabile, comunque, l’attribuzione dell’omicidio a Parolisi,come sottolinea lo stesso giudice, oltre ogni ragionevole dubbio».
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